VOCI DEL PADDOCK, DEL TORO E' SPACCIATO

di Cristiano Gatti

Non solo Paolo Bettini, incontrato dentro al paddock e prontamente rilanciato su questo pregevole sito. Nella nostra quotidiana visita pastorale del mattino, l'ex iridato, l'ex olimpionico, l'ex ct, l'ex magro, dimostra d'essere capofila di un movimento oceanico. Campioni e opinionisti, diesse avversari e meccanici vari, tutti quanti concorrono al plebiscito: Del Toro è una maglia rosa con le ore contate. Meglio: con i minuti contati, quelli che prenderà negli ultimi due tapponi in giro per il Regno Sabaudo, oggi cinque colli per arrivare a Champoluc, domani quattro colli con Finestre e arrivo in salita al Sestriere.

Si metta il cuore in pace, il bambolo messicano: la ricreazione è finita, saluti la sua maglia rosa e si prepari alle pappine. Da chi? Qualcuno dice Yates, qualcuno dice Gee, massimo dei voti però a Carapaz, effettivamente il più brillante e il più coraggioso dello stagionato circolo Villa Arzilla.

E' già tutto scritto, in un tripudio di granitiche spiegazioni tecniche. Il ragazzino ha già pagato sul San Valentino, figuriamoci sui percorsi che l'aspettano. Dice lo scettico: ma a Bormio... Ti mangiano la faccia: a Bormio si è salvato soltanto perchè la tappa era breve ed esplosiva come piacciono a lui, e comunque se solo Carapaz avesse attaccato un po' prima sul Mortirolo col ciufolo che sarebbe rientrato.

Del Toro, facciamo prima, si prepari: lei con la maglia rosa è come il semestre bianco e come i contratti dei poveri ragazzi che consegnano le pizze, a tempo determinato. I motivi, se proprio non li conosce, glieli giro io così come li ho raccolti al paddock: lei non ha resistenza e tenuta, lei soffre le salite lunghe, lei non ha esperienza in altura, lei in altre parole è un simpatico ragazzo che si è divertito sulle spalle dei corridori veri, così scafati e così saggi da attendere con calma glaciale le due vere tappe di questo Giro 2025, il Giro senza dittatori, il Giro Open, il Giro Talent. Se lo lasci dire: le hanno fatto un cappottino proprio su misura. La perfetta divisa del perdente di successo. Se ne faccia una ragione, lei e la sua squadra: fin qui avete fatto il bello e il cattivo tempo per il solo fatto che ve l'hanno lasciato fare, perchè facevate il gioco degli altri, perchè conveniva a tutti. Adesso che il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare e lei si metta a sedere nell'angolo dei molli. Gardaland chiude qui, prego raggiungere l'uscita.

Cosa posso dire: registro, sbobino e prontamente riferisco. Ciascuno salga dove osano le aquile con le proprie convinzioni. In tema di pronostici, non mi sembra questo il Giro più attendibile: siamo partiti tutti dall'Albania nella certezza di un duello Roglic-Ayuso, sappiamo com'è andata. Ma comunque: siccome non c'è in palio alcun Premio Mago Otelma per chi indovina il finale, direi di prenderci tutti il meglio di questa situazione imprevista, che io chiamerei curiosità. Andiamo su in quota con la curiosità di sapere se Del Toro è quello che ha preso e sorpreso il Giro fin qui, oppure se è la fugace ed effimera illusione ad interim che ci preannunciano gli addetti ai lavori.

Nell'attesa di diventare imparato, io mi limito a dire questo: capitasse mai che il bambolo spacciato riuscisse invece nel miracolo di scampare all'accerchiamento e alle makumbe, non sarebbe poi così male. Sarebbe comunque un 21enne che vince il Giro cent'anni dopo Saronni (Beppe, dai, andiamo a spanne). Per il Giro de-campionizzato del 2025, sarebbe un bel colpo di marketing. Lo spot ideale. Nelle sue nuove vesti di Talent-show, il nostro Giro ha più bisogno di scoprire talenti che riesumare babbioni.



 

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