IL BADANTE CASSANI, I CANI IN FUGA DALLA BORGATO, GLI ALTRI DEL DREAM TEAM

di Cristiano Gatti

Mezzo Giro è un tempo sufficiente per tirare le prime conclusioni. Liberi voti in libero Stato alle celebri star del nostro Dream Team Rai.

FRANCESCO PANCANI: Sicurezza. Reduce dal lungo e sofferto ciclo di psicanalisi per la scelta dell'ex direttore Bulbarelli di alternarlo con De Luca, riprende il suo posto da titolare fisso e fa di tutto per meritarselo ogni giorno di più, con ritmo, proprietà di linguaggio, una dose omeopatica di ironia. Siccome vuole confermare che nessuno è perfetto, svacca di brutto a Napoli, con una squinternata apologia di “Un posto al sole”, fremendo come una teen-ager davanti agli attori della soap-opera. Evidentemente la psicanalisi va ripresa. VOTO 8.

ALESSANDRO PETACCHI: Da corridore era il signore della velocità, da commentatore è il signore delle anestesie. Magari i sui rilievi tecnici non sono neanche male, il problema è riuscire ad apprezzarli schiantati come orsi in letargo sui divani d'Italia. VOTO 4.

GIADA BORGATO: Mandata in moto, commette spesso l'errore di tanti motorizzati, cioè raccontare cosa sta succedendo in testa alla corsa a chi la sta vedendo meglio di lei, davanti alla televisione. Quando invece si dedica alle pieghe nascoste del gruppo, diventa interessante. Un castigo biblico, purtroppo, quando alza i toni per farsi sentire: la sua vocina da acuto finale allo Zecchino D'Oro manda in frantumi i lampadari e fa scappare i cani sotto gli armadi. VOTO: 6.

STEFANO RIZZATO: La moto è il suo posto. Quasi sempre migliore in campo. Ha garbo, acume, curiosità. Lessico ineccepibile. Fuori dal comune – per il Dream Team Rai – il coraggio che dimostra nella vergognosa tappa di Campo Imperatore, quando non esita a evidenziare la schifezza in corso. Cercando il pelo nell'uovo, risulta esageratamente enfatico nel descrivere le incommensurabili bellezze d'Italia, premio “Open to meraviglia” tanto al metro. E' chiaramente affetto da sindrome di Stendhal – tachicardia, delirio, capogiri di fronte alla bellezza -, lasciando aperta una domanda: amico Stefano, le ho viste solo io le discariche di rifiuti e l'abusivismo criminale sparsi lungo le strade del Giro, o proprio non ce la fai a rimuovere le fette di salumi dalla visiera del casco? VOTO 8.

ALESSANDRO FABRETTI: Parte fortissimo, alla Evenepoel, alla Zavoli, smuovendo dopo anni bui le acque stagnanti del “Processo”, con temi d'attualità che diventano argomenti del giorno. Ma siccome l'ambiente è quello che è, viene immediatamente sottoposto a indicibili torture fisiche, la più disumana dodici ore ininterrotte dei “Processi” condotti dalla Zia De Stefano. Piegato a più miti propositi, nelle ultime tappe evidenza una normalizzazione tendente al piattume. Gli resta comunque un merito impagabile: aver spazzato via da quel palco la retorica melensa e piagnucolosa del ciclismo a ciglio umido, cavallo di battaglia della Zia. Eroe nazionale. Mattarella ha nominato commendatori della Repubblica per molto meno. VOTO 7.

STEFANO GARZELLI: Affianca Fabretti nel “Processo”, galleggia sempre sul sei risicato, non di più. Certe volte parte bene, sembra voler dire apertamente quello che davvero pensa, ma poi scatta sempre il regolatore di velocità, hai visto mai che magari qualcuno si offenda. Signor Prudenza. Non il modo migliore di fare l'opinionista. Il migliore opinionista resta sempre quello che esprime opinioni. Se ne ha. VOTO 6-.

FABIO GENOVESI: Neanche male le sue divagazioni culturali sull'Italia del Giro. Ma devo subito un'errata corrige alla pagella di Fabretti, dove gli riconosco di aver spazzato via retorica seppiata e lacrimucce da signorinella. Nessuno è perfetto, neppure Fabretti: Genovesi è lì a dimostrarlo in chiusura al “Processo”, con questi omaggi vellutati e zuccherosi, ispirati alla poetica del Fanciullino, sconsigliati ai diabetici. Dopo le sue poesie, irresistibile la tentazione di correre alla stazione in cerca di roba pesante, senza badare a spese. VOTO 4.

DAVIDE CASSANI: L'ex Ct torna in Rai non dove dovrebbe stare, magari accanto a Pancani, magari pure con Martinello, ma nell'inedito ruolo di jolly. In teoria dovrebbe vagare tra le pieghe della carovana, a caccia di spiegazioni e di curiosità tecniche, in realtà guida Ettore Giovannelli alla ricerca di ospiti. Qualcuno in vena di esagerazioni ha dipinto Cassani e Giovannelli come Virgilio e Dante, ma più che fedele Virgilio il nuovo Cassani appare ottimo badante. Visto nel dopocena preparargli le pastiglie e scaldargli il latte. Premio Dama di San Vincenzo. VOTO 7.

ETTORE GIOVANNELLI: Addetto alle interviste nel dopocorsa, si affida a Cassani per agganciare i protagonisti e porta a casa risultati lusinghieri. Puntuale e rigoroso come un colonnello dell'Arma, non concede niente ai fronzoli. Una volta lì ci stava la Zia (anche lì), e ogni volta la metteva giù dura neanche fosse Oriana Fallaci a Beirut, quando Beirut era Beirut. Oddio che caldo, oddio che freddo, oddio che caos, oddio quant'è difficile lavorare in questo inferno. Giovannelli è qui a dimostrarci che anche per strada si può fare serenamente ottimo giornalismo, senza atteggiarsi a eroe e martire. Giro d'alto livello, niente da dire. Se poi riesce anche a lasciarsi un po' andare, a non dare sempre l'impressione di avere la prostatite, è perfetto. VOTO 8.



 

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