| 29/03/2012 | 08:44 In un paese in cui fare ricerca sembra impossibile o per lo meno molto difficile, c’è ancora chi crede e investe nei giovani, nel loro entusiasmo e nella loro passione, per il bene dello sport, del “nostro” in particolare. Il Centro Mapei di Castellanza, fiore all’occhiello della medicina sportiva, ha infatti scelto la via più intelligente e proficua per ricordare il suo uomo simbolo, il professor Aldo Sassi scomparso il 13 dicembre 2010. Siamo certi che anche lui avrebbe approvato il progetto presentato il 25 febbraio scorso in occasione del “2° Convegno Centro Ricerche MAPEI Sport”: il 1° assegno di ricerca “Aldo Sassi” per Laureati in Scienze Motorie. Un’iniziativa che per il primo anno si concentrerà su un gruppo di atleti che praticano BMX, disciplina che l’Unione Ciclistica Internazionale sta promuovendo per avvicinare al ciclismo nuovi ragazzi e nuovi mondi. Ci illustra la pregevole iniziativa il dottor Claudio Pecci, Direttore Responsabile e Direttore Sanitario del Centro Mapei, sessantaduenne comasco, da una vita nello sport, che ovviamente nutre una grande passione per il ciclismo. «Da ragazzo ho praticato calcio e tennis, oggi pedalo ma solo sulla cyclette alle 11 di sera (perché durante il giorno non ho tempo) davanti alla tv, per mantenermi in forma. Sono diventato dottore nel 1977 quando la medicina dello sport era davvero agli albori. Nel ’79 divento responsabile sanitario della Nazionale di ciclismo Dilettanti su Pista, dall’80 all’88 della Nazionale Pista quindi “partecipo” alle Olimpiadi di Mosca ’80 e Los Angeles ’84. Nel ’98, al fianco del dottor Testa, sono medico sociale della Asics di Bartoli e del giovanissimo Bettini, finchè non approdo al Professional Cycling Team Mapei. Dal 2005 al 2008 sono medico della Nazionale Strada Professionisti, quindi vivo da vicino le vittorie iridate di Bettini e Ballan. In seguito alla scomparsa di Franco Ballerini, con il quale ho avuto piacere di lavorare parecchi anni, per problemi familiari lascio la nazionale. Nel 2003, terminata l’avventura del Team Mapei, il dottor Giorgio Squinzi, presidente di Mapei spa, e il professor Aldo Sassi, metodologo dell’allenamento e allora emergente ricercatore nell’ambito della scienza applicata allo sport, mi hanno coinvolto nel Centro Ricerche Mapei Sport di Castellanza inaugurato nel 1998. Da allora eccomi qui». Com’ è nato questo progetto? «Dalla volontà di creare una continuità nel ricordo di Aldo, che è sempre presente nel nostro Centro e nel cuore di tutti, per il ricercatore scientifico e l’uomo di sport che è stato. L’iniziativa è stata presentata durante il convegno sui quindici anni di attività del Centro Ricerche Mapei Sport oltre che da Squinzi e dal sottoscritto, da Andrea Morelli, Ermanno Rampinini e Luca Guercilena (ds del Team RadioShack Nissan) che sono stati i suoi primi collaboratori. Questo a indicare quanto ha seminato Aldo nella sua vita e quanto ancora il Centro possa dare. Grazie al supporto della Fondazione MAI Confindustria, presieduta dalla dottoressa Diana Bracco, un neolaureato in Scienze Motorie potrà sviluppare nell’arco di un anno un progetto scientifico retribuito (10.000 euro il budget stanziato, ndr). Per tre anni almeno (ma speriamo l’iniziativa abbia vita ancora più lunga) bandiremo un assegno per un progetto di ricerca nell’ambito delle scienze dello sport, così che numerosi ragazzi potranno cimentarsi in differenti studi sul campo». Quale l’obiettivo dell’iniziativa 2012? «Il primo progetto di ricerca si svilupperà nell’area fisiologia dell’esercizio - scienze motorie e ha come titolo: “Profilo fisiologico di ciclisti agonisti praticanti la specialità BMX e relativo impegno metabolico determinato dalla gara”. Abbiamo scelto questo campo di studio perchè la BMX è da poco disciplina olimpica ed è un settore ancora tutto da esplorare sotto tutti i punti di vista (metabolico, fisiologico, biomeccanico) e meritevole di indagine. Il nostro sarà il primo progetto di ricerca sulla BMX in senso scientifico. Il vincitore della borsa di studio raccoglierà dati forniti dagli atleti che si allenano in questa disciplina a Aigle, nel centro svizzero dell’UCI. Alla fine dell’anno verranno presentati i risultati raccolti e verrà indetto un nuovo progetto». Come prosegue il lavoro del Centro Mapei dopo la scomparsa del professor Sassi? «Dopo un semestre di transizione in cui abbiamo dovuto superare la mancanza di una figura centrale come quella del Direttore Responsabile Generale, grazie allo spirito di gruppo e alla filosofia strategica del presentissimo patron Squinzi abbiamo trovato gli stimoli per andare avanti. A ognuno è stato attribuito un ruolo più definito e a settembre mi è stato affidato l’incarico che era di Aldo. Ora il lavoro prosegue nel migliore dei modi. L’impegno e l’interesse per la ricerca applicata hanno incrementato le frequenze alla struttura. L’obiettivo del Centro è sempre quello degli inizi: divulgare cultura sportiva, quindi non ci rivolgiamo solo ad atleti professionisti, ma anche ad agonisti di livello inferiore e a chi pratica semplicemente attività sportiva per stare in salute. Anzi cerchiamo sempre più di trasferire la conoscenza acquisita nello sport di vertice a tutti i livelli: dilettantistico, amatoriale, propedeutico e salutistico». Il Centro che dirige ha dagli inizi un legame inscindibile con il ciclismo. «Certo. Ancora oggi il suo cuore è legato alla bicicletta e fa tesoro dell’esperienza decennale del Team Mapei: quanto abbiamo imparato e continuiamo a imparare dal mondo professionistico è utile per supportare anche giovani e meno giovani con velleità non per forza agonistiche. Si affida a noi da quasi un decennio il vincitore dell’ultimo Tour de France e Campione del mondo 2009 Cadel Evans, dall’inizio del 2008 è dei nostri Ivan Basso, seguiamo anche la preparazione del pluricampione del mondo a cronometro Michael Rogers, del Team Lampre ISD, delle australiane GreenEdge Cycling Team e Jayco AIS (squadra Continental legata all’Australian Institute of Sport). Lavoriamo anche con team dilettantistici (Trevigiani, UC Generali, VC Mendrisio), con amatori e atleti diversamente abili come gli handbykers del Polha Varese». Negli ultimi anni ha allargato i propri orizzonti. «Dall’idea iniziale di creare una struttura in grado di supportare nel modo scientificamente più avanzato la preparazione del Team Mapei per ottenere i migliori risultati possibili nel rispetto dell’etica sportiva e della tutela della salute, l’attività del Centro si è rivolta a ogni tipo di atleta e si è sviluppata lungo tre importanti direttrici: l’assistenza per lo sport attraverso l’analisi e l’ottimizzazione dei fattori della prestazione, la valutazione dello stato di forma, la pianificazione dell’allenamento, l’individuazione delle necessità per l’attività salutistica, l’analisi biomeccanica del gesto sportivo e la ricerca applicata in ambito sportivo, in quanto elemento fondamentale per l’approccio sempre innovativo e razionale alle numerose problematiche che la pratica sportiva comporta ad ogni livello. In questi anni, oltre a team di ciclismo, abbiamo lavorato con le nazionali di sci e di golf, abbiamo collaborato con squadre di atletica e motocross. Dal 2006 ci siamo aperti al calcio col Sassuolo che dalla C2 a oggi ha vissuto quattro promozioni di fila arrivando in B e da quest’anno siamo consulenti per i test di valutazione sul campo della Juventus». Quanto è importante investire sui giovani? «Tantissimo. Noi crediamo molto nella loro crescita culturale e professionale, i ragazzi devono essere il presente e il futuro della ricerca scientifica, che è davvero fondamentale per lo sport. Senza una costante attenzione alle novità e alle tecnologie lo sport non si potrà evolvere ed essere un settore all’avanguardia. Per fare passi avanti i giovani come quelli a cui si rivolge il nostro bando sono fondamentali. Il loro entusiasmo, la loro curiosità e la loro passione sono elementi trainanti e propulsivi di cui dobbiamo far tesoro. Per questo la borsa di studio che porta il nome del “maestro Sassi” si rivolge a loro: lui ci ha lasciato la voglia di fare, la curiosità nella ricerca, l’entusiasmo nello studio... Chi meglio di un giovane ricercatore può tenere in vita la sua eredità?».
Voglio lasciare solo un ricordo, deferente e commosso, per quella splendida figura d'uomo di scienza e di sport che fu il Prof. Aldo Sassi.
Un Professionista esemplare che seppe condurre la sua apprezzatissima opera al servizio del ciclismo negli anni più difficili e più bui di questo sport.
Il Suo esempio, Prof. Sassi, non sarà mai dimenticato.
B64
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