LETTERA APERTA / Sono Colò, chiedo l'abiura o l'approvazione...

| 29/10/2010 | 09:04
Riceviano e pubblichiamo:

PAOLO COLO’ (tessera FCI 357164B): a seguito della mia in data 8 ottobre 2010, commento da Sportivo la sentenza del TNA relativa al caso di Alessandro Colò, di cui si allegano i paragrafi di maggior rilievo, e chiedo l’abiura o l’approvazione… affinché si possa guardare avanti…

Al Presidente del CONI
Al Presidente della Federazione Ciclistica Italiana
Al Segretario della Federazione Ciclistica Italiana
Ai componenti del Consiglio Federale
Agli SPORTIVI

Mi permetto di evidenziare i passaggi salienti che giudico ABERRANTI:
1)    Orbene, è fatto notorio ed ammesso proprio indirettamente dal Colò , che egli sapesse dei pericoli ai quali andava incontro correndo in un paese come, inclusi quelli relativi all’igiene ed alla contaminazione alimentare, tanto è vero che scelse un albergo di elevata qualità.

FALSO: Alessandro non era e non poteva essere al corrente di eventuali contaminazioni alimentari in Messico e tantomeno non aveva la facoltà di scegliere la propria locazione alberghiera, essendo questa assegnata dal comitato organizzativo alle società di appartenenza degli atleti.

2)    Ne consegue che Colò non solo sapeva a cosa andava incontro, ma in ogni caso,avrebbe dovuto prestare attenzione, anche superiore alla normale attenzione, nel momento in cui ha ingerito carne prima della gara.
Né, dall’altra, è condivisibile la teoria dell’atleta secondo il quale la carne fosse necessaria per affrontare la gara, essendo ormai note, sia in commercio sia consultando un medico sportivo, l’esistenza di sostanze equipollenti che possono sostituire l’assunzione di carne.
La responsabilità dell’atleta è quindi evidente e, comunque, di certo non sono ravvisabili gli elementi per l’applicazione dell’assenza di responsabilità statuita dall’articolo 10.5.1 .

FALSO: Alessandro non era a conoscenza delle problematiche di cui sopra relative alla contaminazione alimentare. Falso anche l’assunto che sia possibile affrontare una competizione ciclistica a tappe facendo ricorso ad integratori alimentari anziché alimenti.

3)    In realtà, l’articolo 10.5.2 ben può essere ravvisabile nel caso in specie sul presupposto della modica quantità di sostanza vietata riscontrata nell’atleta, compatibile con l’assunzione di una quantitàdi carne ingerita dal Colò, unita a quanto in precedenza narrato in ordine alla particolare attenzione che l’atleta avrebbe dovuto mostrare proprio sull’alimento che stava ingerendo al momento del pranzo per i noti motivi in ordine alla contaminazione della carne messicana, fatto a lui noto anche prima del giro del Messico, tanto da indurlo, con la squadra, a prendere un albergo di elevata qualità che lo avrebbe potuto garantire anche da contaminazioni alimentari. 

Come può un atleta, seppur attento e scrupoloso, realmente tutelarsi da un alimento somministratogli?
4)    Il Tribunale Nazionale Antidoping, nel procedimento disciplinare a carico dell’atleta Alessandro Colò, dichiara l’atleta medesimo responsabile di colpa non significativa ai sensi dell’art. 10.5.2 del codice WADA e lo condanna alla squalifica per anni 1 con decorrenza dal 21 maggio 2010 e scadenza il 20 maggio 2011.

Ora osservo nel caso in argomento:
1)    L’atleta è un dipendente subordinato, mero prestatore d’opera (il pedale) con un trattamento economico netto non superiore a circa 1600,00 € mensili.
2)    L’atleta non ha la possibilità di scegliere le gare a cui partecipare e quelle da evitare.
3)    L’atleta è invitato a prestare opera ai sensi del rapporto di lavoro subordinato, laddove il suo datore di lavoro lo invia, con viaggio, logistica ed alimentazione a carico del datore di lavoro stesso o dell’ente organizzatore.
4)    L’atleta non ha possibilità di scegliere alberghi (PER REGOLAMENTO), cucina, né tantomeno il cibo (a carico del datore di lavoro o dell’ente organizzatore)
5)    L’atleta non dispone di uno staff medico e scientifico per l’esame dei cibi (era proprio questo il caso) né disponeva di staff medico preposto a quanto sopra.
Alessandro Colò non può fare il pentito… poverino lui… RAMMARICARSI PER COSA? UN TOZZO DI PANE ED UNA FETTA DI CARNE!!! DOPO 200 KM IN BICICLETTA…
Ditemi Voi quale giustizia è questa

Sportivamente
Paolo Colò

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COMMENTI
purtroppo
29 ottobre 2010 09:40 verita
Se avesse i soldi o l'importanza di Contador suo figlio correrebbe ancora!!! In piu' i corridori partono dopati in partenza, Torri e' prevenuto e lo ha anche detto!!
Le potrei dire molto di piu' ma non e' la sede giusta!!
C'e' chi non ha potuto lottare, se lei puo' lotti con tutte le sue forze per avere giustizia!

In bocca al lupo a lei e suo figlio

Si
29 ottobre 2010 12:23 Fra74
Si può comprendere la sua amarezza Sig. COLO', ma ci sono le sedi appropriate per eventualmente appellarsi a queste sentenze con tutti i precisi motivi che Lei oggi ci illustra, seppur motivi di parte..non avendo NOI la possibilità di verificare le argomentazioni della Procura... detto questo.. auguro a Suo figlio di poter ottenere una sentenza favorevole nel proseguio...

incredibile...............
29 ottobre 2010 14:58 limatore
non ho finito di leggere nemmeno il punto 2....... mi ero già incazzato!!! una commissione vergognosa che non merita nemmeno il minimo rispetto. Manovrati dalle sfere alte per far credere che ne ciclismo c'è tutto il marcio, e nel calcio, i giocatori da 50 milioni sono pulitissimi. VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA

Colò
29 ottobre 2010 16:12 warrior
Ampia e scontata la mia solidarietà a Colò.

per completezza di informazione
29 ottobre 2010 19:38 SoCarlo
La memoria difensiva, che mi appare piena di buon senso e civile, manca pero' di un dato.
Mi piacerebbe sapere quanti corridori partecipanti alla competizione sono stati controllati e quanti siano poi risultati positivi.
Io corro spesso in messico e con atleti di tale paese, l'antidoping e' effettuato da laboratori USA. Dopati ce ne sono (e non pochi) ma non di piu' di quanti se ne trovino in italia in competizioni di livello simile.

Le auguro di riuscire a dimostrare l'innocenza di suo figlio, che molto probabilmente altro non e' che un appasionato delle due ruote incappato in una serie di circostanze sfortunate.

nessun ciclista e' colpevole
29 ottobre 2010 19:45 scatto
sono gia' due volte che fa articoli per cercare credibilita' se si vuole appellare lo facesse nelle sedi opportune mentre se vuole santificare il figlio lo consiglio di rivolgersi al vaticano ,sappiamo tutti come funziona una volta a un tizio gli riportarono le caramelle dalla colombia....
a proposito degli altri sport e' risaputo che sono poco controllati ma chi pratica ciclismo pensasse al ciclismo se no cambiasse sport tanto la giustizia non esiste nello sport ,ma nemmeno gli sportivi stanno nel giusto.

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