Gaumont racconta le sue verità sul doping

| 03/06/2005 | 00:00
L’ex professionista francese Philippe Gaumont ha pubblicato un libro - "Prisonnier du dopage", prigioniero del doping, appena uscito nelle librerie francesi - nel quale racconta la sua vita di corridore della Cofidis. Gaumont parla schiettamente e scende nel dettaglio raccontando di come lui e molti suoi compagni di squadra assumevano prodotti dopanti. Gaumont ha chiuso la sua carriera in 2004 dopo essere stato arrestato dalla polizia in relazione all'affare di Cofidis, che ha coinvolto un gran numero di corridori professionisti, amatori e di massaggiatori. Gaumont racconta di come abbia iniziato con il famigerato “pot” belga, di come sia passato alle anfetamine nella stagione dei circuiti, di come assumesse insieme ai suoi compagni efedrina prima di allenarsi salendo di corsa gli otto piani di scale di un albergo. Nel libro Gaumont parla anche di Oxyglobin, un prodotto solitamente utilizzato per gli animali e racconta di come lo ha provato prima di Parigi-Roubaix senza ricavarne altro che problemi allo stomaco. «Tutto quello che mi veniva prescritto dai medici, lo prendevo senza fare domande. Non avrei neppure potuto passeggiare in bici senza prendere qualcosa...». E ancora: «I corridori stranieri della Cofidis nel 1997 usavano soltanto prodotti illegali per migliorare le loro prestazioni, noi francesi ci orientavamo sul pot belge e sulle anfetamine». Gaumont ricorda che prima del 1998 la Cofidis era preparata da un medico italiano e che ognuno di loro aveva ricevuto un pacco contenente gli ormoni della crescita e l’EPO. Gaumont parla anche di altri imbrogli in gruppo e cita il caso della Parigi-Nizza del 2003, quella in cui morì Andrei Kivileva causa di una caduta. «Quella volta mi sono vergognato. Vinokourov era ben piazzato in classifica e si arrivava sul Mont Faron. Quando ho chiesto come dovevamo comportarci al nostro diesse, questi è andato a parlare con la Telekom, la squadra di Vinokourov, e ha trattato con loro un compenso di 3000 euro al giorno per tutta la nostra squadra. Così Vinokourov ha vinto la Parigi-Nizza, l’ha dedicata al suo connazionale morto e tutti hanno parlato di un bellissimo gesto di amicizia...».
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