Savoldelli da Berlusconi: «Spero che investa nel ciclismo»

| 02/06/2005 | 00:00
Il presidente e il campione. Il presidente del Consiglio e il vincitore dell'ultimo Giro d'Italia. Cosa hanno in comune Silvio Berlusconi e Paolo Savoldelli? Intanto la passione per l'edilizia, per il mattone e la pensano anche allo stesso modo: la maglia rosa è un azzurro, che politicamente alle ultime regionali ha corso e perso al fotofinish. Così il presidente operaio ha incontrato il corridore operaio. I due si sono visti lunedì sera ad Arcore, a villa San Martino. Una visita durata poco più di un'ora, che ha segnato profondamente l'uomo in rosa. A metterli in contatto uomini di Forza Italia, molto vicini al presidente. «L'idea credo che sia nata a Serafini, appassionatissimo di ciclismo - ci ha raccontato Paolo Savoldelli, che ieri sera era ad Arona per uno dei tanti circuiti ad ingaggio post Giro e questa sera sarà a Meda -. Serafini ha poi chiamato Marco Pagnoncelli, assessore di Forza Italia in Regione, e io sono stato contattato dal'assessore di Bergamo Moro, il quale mi ha detto: "il presidente avrebbe piacere di incontrarti". Al momento mi sembrava uno scherzo, poi quando ho capito che era tutto vero... Non è un mistero che io sia vicino a Forza Italia e che ad aprile abbia corso per le regionali con la casacchina azzurra e sia arrivato terzo nella provincia di Bergamo, primo dei non eletti». Così la maglia rosa si è presentata puntualissima all'appuntamento di Arcore. Alle 20.15 ha varcato i cancelli di villa San Martino, accompagnato dalla moglie Simonetta, oltre che da Pagnoncelli e Serafini. «E' stata una bellissima esperienza - racconta il bergamasco, che al presidente del Consiglio ha portato in dono una maglia rosa e il cavaliere ha ricambiato con una maglia rossonera di Kakà -. Sa parlare di qualunque cosa, anche di ciclismo. Certo, mi è parso di capire che nel suo cuore sia rimasto più Bartali che Coppi, ma sa perfettamente di quello che ho fatto io o quello che hanno fatto Cunego, Basso, Cipollini, Petacchi, Pantani, Bugno o Chiappucci: insomma, conosce la materia. Ma abbiamo parlato un po' di tutto: di politica, economia, televisione, pubblicità e di edilizia. Cosa mi ha colpito? La sua grande cordialità. Mi ha fatto i complimenti per la vittoria al Giro, e si è soprattutto complimentato per il coraggio che ho dimostrato non solo sul Colle delle Finestre - quando mi sono difeso con i denti - ma nel dire come la penso. Mi ha detto: "Lei è uno sportivo, ha tutto l'interesse a piacere a tutti, è da persone coraggiose dire come la si pensa". A quelle parole, mi sono emozionato. Poi ha chiesto di me, della mia famiglia, di dove vivo. Quando gli ho detto che ero di Clusone, lui mi ha raccontato che a 14 anni a Clusone c'era andato per fare il barista, al Bar Stazione. All'epoca, per fare le vacanze, bisognava meritarsele e guadagnarsele, mi ha spiegato. Una domanda che gli avrei voluto fare? Perché non investe nel ciclismo. Ma non ho avuto il coraggio. Ma se avrò la fortuna di rincontrarlo...».
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