Massimiliano Mori: ho ancora voglia di ciclismo e...

| 18/11/2009 | 13:18
Per la stagione 2010, la Lampre-Vini Farnese ha ancora un posto da definire. Due opzioni sono possibile per il team manager della squadra blu-fuscia: un nuovo innesto o la conferma di uno fra Emanuele Bindi, Francesco Tomei o Massimiliano Mori.
Per quest’ultimo, se non arrivasse il rinnovo di contratto sarebbe la fine della carriera (e secondo le ultimi voci di mercato, va in questo senso la linea dello staff della Lampre).
Il trentacinquenne toscano avrebbe così corso la sua ultima gara con la Parigi-Tours, ma lui non vuole pensarci.
«Io la motivazione ce l’ho ancora. E so che Petacchi vorrebbe avermi al suo fianco: Alessandro sa come lavoro e conosce la mia esperienza. Ho già dato l’anima per tanto tempo per Cipollini e sono pronto a fare lo stesso per Petacchi e continuare cosi la mia esperienza con la Lampre. Aspetto notizie da Saronni».
Il corridore di San Miniato non ha pretese particolari.
«Ci sono tanti motivi per cui continuare a dare l’anima al ciclismo. Petacchi è uno di questi motivi ma non è il solo. Per esempio, Damiano Cunego mi cerca sempre per lavorare con me. Questo è un segno che il mio lavoro è riconosciuto e mi fa molto piacere».
Massimiliano pensa di poter essere molto utile alla squadra anche al fianco dei tanti giovani ingaggiati.
«La mia esperienza può servire ai giovani: ho già svolto gli stessi compiti ai tempi della Saeco. Allora perché non ricominciare?».
Dietro un possibile rinnovo, c’è anche la possibilità di correre un anno in più con suo fratello Manuele.
«La Lampre ci ha dato questa opportunità e sono grato a Saronni e alla famiglia Galbusera. Tra Manuele e me, ci sono sei anni di differenza e avere potuto correre insieme è un motivo d’orgoglio per la nostra famiglia» confida Massimiliano.
Parlare con il gregario Mori dà l’opportunità di capire il lavoro di un corridore.
«A 35 anni, mi diverto ancora molto andando in giro nel mondo. Quest’anno, ho corso di nuovo tanto, mi è piaciuto andare in Belgio, ho finito la Vuelta. Quando fai un lavoro, l’importante è farlo con piacere. Se non trovi più il modo di divertirti, allora è il tempo di smettere, ma quando l’ambiente o i compagni ti cercano, significa qualcosa. Per me non è ancora tempo di smettere».
Saeco, Mercatone Uno, Formaggi Pinzolo Fiavè, Domina Vacanze, Naturino Sapore di Mare e da due anni alla Lampre. La carriera di Massimiliano Mori è iniziata nel 1996 ed è proseguita al fianco di grandi campioni.
«Posso dire che il mio lavoro è sempre stato apprezzato dai dirigenti e staff tecnico delle squadre in cui ho corso. Dovunque sono andato, mi sono sentito al mio agio. Ad ogni squadra corrisponde un periodo della mia vita, per cui alla fine, non metto davanti alle altre una squadra in particolare ma piuttosto due campioni con cui ho corso: Mario Cipollini e Marco Pantani. Il primo ma ha insegnato tanto. È un personaggio particolare ma quando sei neopro e lavori per uno come Cipollini, hai sempre voglia di dare il massimo. Poi c’è Pantani: era un personaggio carismatico, una bravissima persona. Senza togliere niente a nessuno, corridori così non ce ne sono più».
Che cosa ha insegnato il ciclismo a Massimiliano Mori?
«Il ciclismo è una scuola di vita. Si inizia a far sul serio da Juniores. Giri nel mondo, conosci tante gente e vivi esperienze uniche. Ogni corsa, ogni viaggio ti porta a conoscere nuove realtà, ad arricchirti culturalmente. E ogni parte del mondo ha le sue caratteristiche. In Belgio c’è una atmosfera unica, bella, qui c’è l’università del ciclismo. Invece, quando vai nei Stati Uniti, c’è un ciclismo naif. Nelle categorie vincevo tanto, ma quando sono passato professionista, mi sono messo al servizio degli altri. E l’ho sempre fatto con passione».
Nel frattempo, Massimiliano ha pensato anche al domani.
«Ho aperto due gelaterie dalle mie parti, anche se questo per me è un hobby. Quando sono a casa, aiuto mia moglie. E nel futuro, perché non diventare un direttore sportivo? Tanti l’hanno fatto, perché non io?».

Jerome Christiaens
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