L'ex diesse Fausto Boreggio rinviato a giudizio

| 21/01/2005 | 00:00
L'inchiesta è stata aperta nel 2003 sulla scorta di una serie di indagini compiute dai carabinieri del Nucleo Antisofisticazione di Padova in tutte le farmacie del Veneto. Dalle ispezioni è emerso che nel corso di quell'anno la farmacia comunale di via Badaloni aveva messo in circolazione 38 confezioni di "Deca Durabolin", nome commerciale del "nandrolone decanoato", un ormone anabolizzante in grado di procurare un aumento della massa muscolare. A finire nei guai è stata la farmacista, Susanna Vicentini, 49 anni, residente a Rovigo, ed un impiegato dell'Asp, Stefano Balaustra, 44 anni, di Polesella (Ro). Oltre a loro, a dover rispondere di concorso nella diffusione dell'anabolizzante c'è anche Fausto Boreggio, 43 anni, ex ciclista dilettante, ex direttore sportivo rodigino della società Mobilvetta, nonché titolare di un'avviata attività commerciale di abbigliamento e attrezzature sportive. Boreggio ieri mattina, nel corso dell'udienza preliminare davanti al giudice Paola Palladino, è stato l'unico ad avere scelto la strada del dibattimento. «È un'ipotesi di reato che riteniamo assolutamente infondata, non veritiera, in quanto non esiste la prova che qualcuno sia risultato positivo ad eventuali analisi per l'accertamento della presenza di sostanze dopanti», fa sapere il difensore di Boreggio, l'avvocato Michele Ciolino. Il processo si aprirà il 29 aprile prossimo. Gli altri due imputati, invece, hanno preferito imboccare la strada del patteggiamento, beneficiando delle riduzioni di pena previste dalla legge per chi ricorre al rito abbreviato. La farmacista Susanna Vicentini, assistita dall'avvocato Roberto Chiarato, ha concordato con il pubblico ministero l'applicazione della pena di un mese e 20 giorni di reclusione, oltre al pagamento della multa di 1.400 euro: la pena detentiva è stata convertita in pena pecuniaria, per un ammontare complessivo di 1.900 euro. L'impiegato dell'Asp, al quale la farmacista avrebbe materialmente ceduto le confezioni di steroidi anabolizzanti che poi sono finite in mano a Boreggio, ha patteggiato anch'egli un mese e 20 giorni di reclusione e il pagamento di una multa di 1.400 euro (ad assisterlo è stata l'avvocato Monica Previato). Fausto Boreggio era stato coinvolto anche nella prima inchiesta sul doping legato al ciclismo, avviata durante il Giro d'Italia 2001, quando a Molina di Fiemme, dopo la tappa del Pordoi, venne perquisito il camper del suocero di Ivan Gotti e vennero sequestrati farmaci illeciti. Poi seguirono le perquisizioni all'hotel "Des Anglais" di Sanremo. Tra gli indagati anche allora finì l'ex ciclista polesano. da “Il Gazzettino di Rovigo”
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