Fiorenzo Magni festeggia i suoi primi 87 anni

| 07/12/2007 | 00:00
Non si direbbe, tanta la lucidità e la vitalità, non solo nel prestigioso incarico di presidente “trainante” del Museo del Ciclismo. A lui si deve il merito se sul famoso Colle, testimonianza cara a tutti i ciclisti, ormai da più di un anno, vicino al Santuario, è funzionante l’angolo storico dei…ricordi, quelli di tantissimi campioni. In questo edificio a tre piani c’è tutta la storia del ciclismo, permeata di leggenda e di classe, quella evidenziata nel corso degli anni da molti ciclisti con nazionalità più disparata. Ci sono con le loro biciclette anche la rievocazione di figure storiche di scalatori, velocisti, passisti, molti corridori dal palmares invidiabile, amici ed avversari, coi quali ha gareggiato ed ha condiviso fatiche e successi, qualche amarezza come quando a St. Gaudens dovette riporre la maglia gialla in valigia prima di far ritorno in Italia. Fiorenzo Magni compie oggi 87 anni, essendo nato a Vaiano di Prato il 7.12.1920. Ha conservato intatto umore, serietà ed alcune terminologie che sono prettamente toscane: come ohh grullo … affermando, quasi a prendersi scherno degli anni e delle sue condizioni di salute, che confermano straordinarie doti di recupero, come offriva in gara, ed ancora più apprezzabili doti di riflessività come quando ama valutare con profonda pacatezza le diverse situazioni che si propongono. Dal ’55 risiede stabilmente in Lombardia e dei brianzoli ha preso a modo con l’intraprendenza anche la laboriosità quotidiana. “Il prossimo anno andrò in pensione”, è solito dire quando qualcuno gli fa apprezzamenti o sorrisi, a volte di circostanza sulla sua longevità, ma capace anche di non inchinarsi al ritardo di un appuntamento. Allora è solito ripetere: “In meno di 3’ ho vinto tre giri d’Italia”. Ed in effetti nel ’48 indossò l’ultima maglia rosa con un vantaggio di 11” su Ezio Cecchi, nel ’51 con 1’46” sul belga Rik Van Steenbergen, vincendo l’ultimo nel ’55 con 13” su Fausto Coppi. Ma ne perse due: nel ’52 chiudendo a 9’18” da Fausto Coppi e nel ’56 alle spalle solo di 3’27” da Charly Gaul, con inclusa quella famosa tappa, la 20° dell’8 giugno, che da Merano si concluse al Bondone (lui terzo) col fondo stradale ricoperto dal manto bianco e sotto sferzanti fiocchi di neve. Tutti a soccorrere i corridori e ad avvolgerli in coperte di lana. Fiorenzo Magni è stato una pagina del… vero ciclismo nel corso della sua attività sportiva ed è tutt’ora una pagina di vita (come insegnamento per la serietà e la rettitudine dell’uomo) nell’attività quotidiana, per il rapporto umano che lo lega anche ai più recenti ed attuali campioni del pedale (ieri di Indurain, oggi di Bettini). Quanti gli incarichi assolti? Enumerarli tutti richiederebbe anche un’elencazione capillare con un capitolo a parte per ogni argomento. Come è stato per le sue tre consecutive vittorie nel Giro delle Fiandre, dal ’49 al ‘51. Lunga trasferta in treno, accompagnato da un fidatissimo gregario, l’alloggio appena fuori dalla stazione di arrivo, “perché lì era il cuore della città ed era più comodo punzonare e più facile rintracciare la sede di partenza del Fiandre o di altre gare. Quanti ammiratori italiani, minatori in Belgio, si avvicinavano per un autografo od una battuta. Per loro era come rivedere una parte dell’Italia che avevano lasciato da tempo per andare alla ricerca di lavoro e di fortuna all’estero”. Sono 87, non pochi Caro Leone, ma li porti con la stessa dignità e sicurezza che sono state compagne, in gara, per tante stagioni, inarrendevole utilizzando e riadattando un tubolare, che stretto fra i denti e fissato al manubrio, ti permise di proseguire al Giro d’Italia pur con una clavicola fratturata. Auguri Caro Campione. Giulio Mauri
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