| 04/07/2007 | 00:00 Marc Biver è pronto a gettare la spugna, anche se spera in un «tardivo cambio di mentalità» che possa salvare il ciclismo. Lo ha confessato in una intervista concessa al quotidiano svizzero Le Matin e firmata da Christian Maillard. Ecco i passaggi salienti delle dichiarazioni rilasciate dal team manager della Astana.
Jaksche. «Che faccia il mea culpa e confessi i suoi errori ben venga. Ma che cominci ad accusare gli altri, come ha fatto con Godefroot, raccontando cose che non sono conformi alla realtà, lo trovo davvero negativo. Parlare del passato è una buona cosa, ma non giustifica il ricorso all’Inquisizione. Io però continuo a preferire chi propone soluzioni per l’avvenire, per aiutare il ciclismo a ritornare in alto».
Astana&Doping. «Conosco Godefroot da molto tempo e l’ho sempre apprezzato. È una persona onesta, di parola, tutta d’un pezzo. Per quello di cui è accusato, io non lo giudico, ma ritengo che probabilmente fosse coinvolto nella mentalità generalizzata di quel ciclismo. Ma questo non mi porterà a prendere conclusioni affrettate: lascerà la squadra solo quando avrà finito il suo impegno, a fine Tour, come eravamo d’accordo. Quanto a Kessler e Mazzoleni, li abbiamo sospesi e siamo in attesa dei giudizi su di loro. Se hanno sbagliato, li licenzieremo e chiederemo loro il rimborso di tutte le mensilità che abbiamo versato finora. È scritto nel contratto, come c’è scritto che potremmo decidere di chiedere loro un risarcimento danni».
Nemici del gruppo. «Siamo la formazione guardata a vista nel gruppo, come accadeva in passato alla Discovery. L’ex direttore sportivo di Armstrong, Johan Bruyneel, mi aveva avvertito che sarei stato isolato dalle altre formazioni, ma io non sono arrivato qui per prendere botte e tacere. E se ci saranno delle esagerazioni, io saluterò tutti e me ne andrò».
La strada. «Ho accettato le regole imposte in questo momento, ma non ne sono soddisfatto. Il ciclismo cambierà solo se cambieranno le mentalità. E questo accadrà solo quando i manager non verranno più dal centro del mondo del ciclismo. Noi con la Astana abbiamo la fortuna di non aver alcun prodotto da vendere, ma il momento è difficlie visto che quattro formazioni hanno già deciso che chiuderanno. Per il ciclismo, l’orlo del baratro si avvicina...».
UCI. «Riis ha deciso di rendere pubblici i valori sanguigni dei suoi corridori? Bene, ma deve essere l’Uci a stabilire delle regole valide per tutti, in ogni settore. E finché non ci saranno queste regole, io non seguirò l’esempio di Riis. Ci sono controlli su controlli, l’agenda delle disponibilità, credo che al momento di più non si possa fare. Abbiamo quattro medici sociali e uno esterno al team: una struttura che ci costa una fortuna. Ma sarà tutto inutile finché non ci saranno leggi uguali per tutti nel mondo».
La firma. «I miei corridori hanno firmato, ma lo hanno fatto sotto costrizione, senza avere possibilità di scelta. Entro oggi tutti firmeranno».
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