GIRO, LA TAPPA DEL DESERTO. SEGUI IL LIVE

PROFESSIONISTI | 06/05/2018 | 07:54
Volata era prevista e volata è stata per la 2^ tappa, la prima in linea, da Haifa a Tel Aviv.
E successo chiaro e netto per un motivatissimo e fortissimo Elia Viviani che nella Quick Step Floors ha la possibilità d’esprimere le sue notevolissime e specifiche possibilità di poliedrico velocista tenendo fede al pronostico generale che lo vedeva favorito e l’ha condotto alla sua seconda vittoria al Giro, a distanza di tre anni dal successo nella tappa di Genova, la prima in linea, della corsa rosa 2015. La vittoria di tappa, in pratica gestita in proprio in questa circostanza, autorevolmente, gli ha consentito d’indossare pure la maglia ciclamino di leader della classifica a punti.
Cambia anche la maglia rosa con l’australiano Roahn Dennis che, a distanza di ventiquattro ore, riesce a indossare la prestigiosa maglia che aveva a lungo pregustato nella cronometro d’apertura, almeno fino all’arrivo di Tom Dumoulin, grazie all’abbuono conquistato al traguardo volante finalizzando un’azione ad hoc della sua squadra, la BMC.

Pure la terza tappa, l’ultima in terra d’Israele del Giro d’Italia n. 101, dirige la barra sempre a sud e propone la frazione altimetricamente più mossa, almeno nella parte iniziale e in quella centrale, la più lunga con una distanza di km. 229. E’ una tappa che, prevedibilmente, è comunque nelle mire degli sprinter del gruppo.

BE’ER SHEVA, città di oltre 200.000 abitanti, con media d’età molto giovane, il cui nome significa “sette pozzi”, nel sud d’Israele, è la città più grande della regione a nord del deserto del Negev, tanto da essere pure definita “capitale del Negev” con varie possibilità ancora di sviluppo. Ha avuto rapidi tassi di crescita dai primi anni del 1900, accentuati dal 1948, ed è circondata da varie città-satelliti. I reperti ritrovati nei pressi dell’attuale città indicano che la zona fu popolata già dal IV^ millennio a.C. che ha sviluppato poi una lunga e articolata storia anche con riferimenti biblici. Dopo la presenza dei bizantini che la abbandonarono nel VII secolo, la città fu, per varie centinaia d'anni, inabitata durante il periodo arabo fino alla fine del XIX secolo quando gli ottomani, per tenere sotto controllo gli spostamenti delle popolazioni beduine, realizzarono un insediamento di tipo militare, ancora oggi visibile nelle sue strutture. Fu poi la prima città occupata dalla Gran Bretagna dopo il primo conflitto mondiale diventando un importante centro amministrativo durante l’epoca del Mandato britannico della Palestina. Da allora registra sempre costante crescita con gli anni Novanta caratterizzati da un cospicuo “picco” migratorio proveniente da Etiopia e Russia. Dal 2005 i “tell di Megiddo, Hazor e Be’er Sheva “ sono fra i patrimoni dell’umanità Unesco. Il “tell”, termine che significa collina, è un tipo di sito archeologico con costruzioni di materiali depositati in lunghi periodi. Di solito il tell è formato da mattoni di fango e simili.
La città ospita l’università del Negev, intitolata a David Ben Gurion, e nelle sue linee di sviluppo accentua indirizzi culturali, di ricerca nel settore hi-tech, nella preservazione dei siti monumentali storici e di nuove realizzazioni, in armonia con il territorio. Ne sono già testimonianza il Carasso Science Park, lo Stream Park, esteso polmone verde con varietà di motivi, il centro visitatori Abraham, importante riferimento turistico. Qui, secondo la tradizione, si stabilì il patriarca Abramo.

SDE BOKER. Il tracciato di gara prevede il passaggio dalle località di Havat MaShash, Tlalim Junction e, dopo qualche ondulazione, giungere al primo traguardo volante posto a Sde Boker, storico “kibbutz” – l’istituto israeliano che definisce una forma associativa volontaria di lavoratori con regole egualitarie e con concetto di proprietà comune – fondato nel 1952. E’ noto anche perché ospita in località Midreshet la tomba di David Ben Gurion, primo ministro del neonato stato d’Israele e per molti anni, e della moglie Paula. Qui, a Sde Boker, si stabilirono nel 1953, amando il territorio, che li ricorda con un frequentato collegio, pure centro educativo, con l’abitazione conservata quale memoria del grande personaggio che amava profondamente il Negev e sognava di trasformarlo in zona accogliente e fertile.

AVDAT. Si percorre la zona dell’Avdat National Park, conosciuta anche, fra il I^ sec. a.C. e il VII^ d.C., come “via dell’incenso” con Avdat e Petra, le due più importanti città dei Nabatei, popolo di commercianti e carovanieri. Avdat, con le sue monumentali costruzioni meritevoli di visita, con altri tre siti del Negev – Haluza, Mamshit, e Shivta – sono patrimonio dell’umanità Unesco dal 2005.
La zona sviluppa coltivazioni, soprattutto viti, grazie a ingegnosi sistemi d’irrigazione sempre più avanzati e specifiche capacità unite alla passione con quella specifica nota come “irrigazione a goccia”.

Straordinari sono i motivi naturali proposti dal parco nazionale Ein Avdat (ein in ebraico significa primavera), un grande canyon del deserto che riserva lo spettacolo di cascate, alberi, rocce e grotte di peculiare suggestione e varietà di proposte naturali ritrovabili anche nelle fenditure della superficie del canyon di Nakhal Tsin. E’ una meta ambita e con svariate diversificazioni degli amanti del trekking.
La zona è stata il set del famoso film “Jesus Christ Superstar”.

MITZPE RAMON. Il percorso propone un altro traguardo volante a Mitzpe Ramon, lungo la Route 40, la grande direttrice stradale che conduce a Eilat, attraversando gli straordinari e unici paesaggi desertici del Negev. Questa località si affaccia su uno spettacolare cratere, il Ramon Crater, causato da erosione, con 38 km. di lunghezza, largo 6 km. e profondo 450 metri detto anche il “Gran Canyon d’Israele”. Si prosegue in lieve discesa toccando En Saharonim e arrivare, dopo la zona rifornimento, verso Shdema Junction poi seguita da discesa dolce e trovare il GPM di 4^ cat., quota m. 327, di Ramon Crater.

Si prosegue, sempre in territorio desertico, vallonato, sovente battuto dal vento, per Shitim, Neot Samadar, abitato agricolo dove si coltiva la vite, l’ulivo, con piantagioni di datteri – anche con criteri biologici - e alberi con un caratteristico centro d’arte che ospita vari laboratori per vetro colorato, ceramica, tessile, legno e metalli. I prodotti locali, fra i quali varietà di formaggi con latte di capra fresco, sono venduti in un tipico ristorante lungo la strada.

YOTVATA. Sempre in costanza di peculiari vedute del territorio desertico del Negev, si passa per Qetura Junction e quindi raggiungere Yotvata, storica oasi nel deserto del Neghev, menzionata tre volte nel libro del Deuteronomio, raccolta-compendio di leggi ebraiche rivisitate in tempi lontani, quando il popolo d’Israele, liberata dalla schiavitù egizia, si accinse a raggiungere la Terra Promessa stillante latte miele, come il Signore aveva promesso ai Patriarchi. Sono luoghi ricchi di rovine e antiche fortezze, con stretti passaggi fra le rocce, e variato paesaggio con tipi di savane. E’ zona che consente la pratica di molte attività, anche sportive, e passeggiate varie. La riserva naturale Yotvata Hai-Bar opera per reintrodurre in natura specie estinte menzionate nelle antiche sacre scritture e altra fauna del deserto a rischio d’estinzione. Yotvata propone un rinomato caseificio che occupa molti abitanti e una differenziata produzione agricola su terreni strappati alla siccità con opere idrauliche realizzate e strutturate, con valentia, alla necessità. Si è molto prossimi al Timna Park, zona di alto valore archeologico con antichissime miniere di rame, definite come le più antiche a livello mondiale, notevoli resti archeologici ed è popolata anche da gazzelle e ibex, assai simile allo stambecco.

EILAT. L’itinerario ora fiancheggia quasi il corso del Giordano, in territorio pianeggiante, per approdare a Eilat, città d’arrivo, passando per Toronto Square.
Tecnicamente è definibile come tappa impegnativa, in ambiente di calura e con elementi variabili come, oltre il prevedibile caldo, lo spirare mutevole del vento che, oltre alla natura del percorso, alla distanza, potrebbero incidere sugli sviluppi della tappa. La volata di gruppo non è scontata.

La città è situata all’estremo sud di Israele, sulle rive del mar Rosso e conta circa 50.000 abitanti. La sua storia trova inizialmente riferimenti biblici, poi del tempo del regno d’Israele, del periodo romano e di quello musulmano. La sua posizione l’ha sempre proposta quale importante snodo marittimo di traffico per varie destinazioni e di passaggio. Nel raggio di poche decine di chilometri, nella parte settentrionale del Golfo di Aqaba, si prospettano sul mare quattro stati che sono, oltre a Israele, Egitto, Giordania e Arabia Saudita.

E’ definita la finestra di Israele sul mar Rosso, caratterizzato da acque cristalline dove vivono delfini e tante specie marine. Ha alle spalle il paesaggio desertico del Negev e fruisce di un invidiabile clima sempre caldo e di molteplici spiagge disposte nella suggestiva baia, riconosciuta e apprezzata internazionalmente per le possibilità riservate agli amanti della subacquea. Il porto, con i suoi fondali, consente l’attracco anche alle navi da crociera di maggior stazza. E’ databile alla prima metà del Novecento il lancio turistico di Eilat che si propone, oltre che con il suo mare, con attività culturali, musei, parchi a tema, festival musicali, locali di ritrovo gastronomico e di spettacolo. Pure le attività sportive di vario tipo sono favorite in questa città-resort.

Di particolare spicco sono il Dolphin Reef, paradiso per gli amanti dei delfini, la barriera corallina del Coral Beach Natural Reserve, lunga m. 1200, con coloratissimi pesci tropicali per uno “snorkeling” – attività d’osservazione dei fondali marini e della loro fauna – nuotando in superficie con apposita maschera -, l’Underwater Marine Observatory, parco marino popolato da molteplici tipologie di pesci, squali e animali acquatici.

Pure il territorio circostante offre diversi motivi con escursioni sui monti di Eilat, l’Israel Bike Trail, sentiero per mountain bike che attraversa Israele con segnaletica dedicata che giunge fino a Eilat, il sentiero di Har HaNegev e Wadi Tamar, canyon notissimo con possibilità d’arrampicata sulle quattro cascate secche per mezzo di scale.

Nelle numerosissime e ottime strutture ricettive di varie categorie, nei ristoranti, caffè, bar e club è possibile gustare ottimo cibo, a ogni ora, degustando vini che si stanno sempre più affermando, oltre a varie bevande come le birre israeliane, con moderni centri commerciali fornitissimi per lo shopping, favoriti dallo status di “tax-free”.
Il sole illumina Eilat, è statisticamente accertato, per 360 giorni l’anno.

E’ qui che si conclude la straordinaria, pioneristica, organizzativamente impegnativa, esperienza anticipatrice della prima partenza del Giro d’Italia – uno dei tre grandi giri a tappe - al di fuori dell’Europa in una realtà, come quella di Israele, al suo debutto nel settore del grande ciclismo visto anche come straordinario, efficiente, mezzo di promozione e conoscenza del territorio, abbinato agli aspetti sportivi.

Il resto della storia della corsa rosa 2018 sarà in Italia con la parola “fine” che scenderà sullo schermo a Roma.
Gerusalemme-Roma segnano l’inizio e la conclusione, con la loro straordinaria simbologia, d’assoluta rilevanza mondiale in vari comparti, anche della storia del Giro d’Italia numero 101.

Giuseppe Figini
dal Tv Roadbook del Giro d'Italia

Per seguire la cronaca diretta della tappa a partire dalle 11.15 CLICCA QUI

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