HEALY FA IL CINEMA, MCNULTY È MARLON BRANDON, MARCO FRIGO NON È UNA COMPARSA

di Pier Augusto Stagi

Brandon MCNULTY. 10 e lode. Occorre avere testa, oltre a gambe buone e l’americano non difetta né dell’una né dell’altra cosa. Diciamo che è ben collegato: testa-gambe, vittoria vera. Rompe il ghiaccio in un Grande Giro, porta a sei le sue vittorie in carriera, la numero 22 per la UAE Emirates. Progressione d’autore, scatto per la vittoria, chiamatelo Marlon Brandon.

Ben HEALY. 9. È il 22enne irlandese della Ef a suonare la carica, a partire a razzo dopo soli 6 km di corsa. Sulla sua ruota si porta Simone Velasco. Sono loro gli iniziatori di tutto. È un fiume in piena, un motoperpetuo assillante e tambureggiante. Lui non pedala: balla, danza e batte il tempo, ma lo battono. Il suo pregio – la voglia di dare battaglia, sempre comunque e ovunque – è anche il suo limite. Se riuscirà a domare un pochino sé stesso, dominerà.

Marco FRIGO. 9. Gara pazzesca, di tenacia e volontà. Per il 23enne veneto della Israel Premier Tech è una corsa di resistenza e lui resiste fino alla fine con grande determinazione. Volete far capire ad un ragazzo cosa significhi non mollare mai? Fategli vedere la gara di Marco e capirà tutto. Nella Bergamo del “mola mia”, lui è davvero il manifesto.

Bauke MOLLEMA. 7. In fuga nella Bra-Rivoli, in fuga ieri, in fuga oggi, anche l’olandese della Trek Segafredo è tipo tosto e poco mansueto.

Einer RUBIO. 5,5. Perde il treno e poi deve sudare le classiche sette camicie per tornare nel vivo della corsa. Sulla Valcava fa un grande sforzo per rientrare sui primi. Spende tanto su salite esplosive, non proprio adattissime ad un “rouleur” come lui e alla fine paga. Diciamo che è l’altra faccia della stessa medaglia: da una parte Healy, dall’altra lui.

Simone VELASCO. 7,5. Fa una grande corsa, tutta d’attacco e torna in albergo con un più che buon piazzamento, ma anche con i segni di una caduta in discesa che lo condiziona parecchio.

Andrea PASQUALON. 7. Che tenacia, che temperamento, che voglia di fare ed essere protagonista. Corridore di serietà assoluta, il suo livello atletico è assoluto.

Vincenzo ALBANESE. 6,5. Ci prova di primo mattino e resta all’aria per tutto il giorno, su un tracciato di rara bellezza, addobbato a festa e animato da un popolo in festa. Lui si prende tanti applausi e l’ennesimo piazzamento nei dieci che fa comodo a tutti.

Niccolò BONIFAZIO. 7. Arriva dodicesimo, ma a me è piaciuto un sacco. Corre come se non ci fosse un domani, pensando più all’oggi che a quello che potrà attenderlo. È forte in una tappa fortissima (voto 10, se Fossombrone vale un mondiale, questa non è chiaramente da meno).

Joao ALMEIDA. 5. Primo del gruppetto dell’elite del Giro, a quasi 7 minuti dal vincitore. Lui è quello che tenta un timido allungo, ma tutti gli altri, anche oggi, sono molto troppo timidi.

Mark CAVENDISH. 38. Sale sul palco del foglio firma e delle presentazioni con la tortina d’ordinanza per festeggiare il suo genetliaco, lui ringrazia e parla in italiano, a conferma del suo legame con il nostro Paese, per la gioia dei tanti tifosi che gli vogliono bene.



 

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