ALBERATI. L'Autorità Giudiziaria assolve l'ex corridore

GIUSTIZIA | 04/05/2015 | 12:36
Assolto. Si chiude finalmente la vicenda giudiziaria dell’ex professionista Paolo Alberati, oggi ciclista amatoriale, risultato positivo al termine del 1° Gran Fondo dei Megaliti, disputata a Montalbano Elicona il 5 maggio 2013. L'Autorità Giudiziaria Penale ha archiviato il non-reato presuntamente commesso da Alberati, riconoscendo l'uso terapeutico delle sostanze medicinali rinvenute nelle sue urine, circostanza che sin dal primo momento Alberati ed il suo avvocato Maurizio Calì avevano affermato con forza.

Contattato da tuttobiciweb.it, Paolo Alberati si è detto felice della sentenza ma non felicissimo. «Questa è una vicenda che segna, e non può essere cancellata e non sarà cancellata con un colpo di spugna - ci spiega dalla sua Sicilia l'ex corridore pro, per qualche stagione anche ciclisa amatoriale -. Io ho accettato il verdetto della giustizia sportiva, ho sostenuto la mia squalifica con assoluta sobrietà e rispetto dei regolamenti. Ho accettato il verdetto di un collegio giudicante che ha visto i miei certificati medici ma ha convenuto che non potevo non sapere, che non è accettabile l'ignoranza dei regolamenti, per giunta per un ex professionista. In ogni caso, questo è certo, mi rivolgerà all'Autorità Garante della Privacy per chiedere lumi. Nel momento che io sono stato giudicato e ritenuto colpevole, il Coni ha poi mandato alle stampe un comunicato stampa con il quale non si diceva solo che ero stato squalificato, ma si elencavano anche tutti i farmaci che io prendevo da anni e che ancora oggi prendo a fine terapeutico. Non lo trovo giusto».

Paolo Alberati è chiaro, e auspica anche una armonizzazione regolamentare tra giustizia sportiva e ordinaria. «È chiaro che la situazione ha del grottesco, non si può procedere a due velocità. Per lo Stato c'è una legge antidoping, ma la materia - molto completta - viene giudicata in modo molto diverso».

Infine l'ultimo affondo al Coni, e alla necessità di chiedere un parere al garante della privacy. «In tutta questa brutta vicenda è stato garantito il rispetto della mia persona? Io ritengo di no».
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COMMENTI
Ed allora??????
4 maggio 2015 19:23 Bastiano
Firmando un tesserino sportivo, un atleta, accetta di sottomettersi a regolamenti che, nulla hanno a che vedere con la giustizia ordinaria e di conseguenza, queste sentenze lasciano il tempo che trovano.
Quello che quì chiamano "l'uso terapeutico", a livello sportivo è regolamentato in altro modo e se, dovesse prevalere la giustizia ordinaria come sistema, i fruitori di doping, sarebbero tutti uso terapeutico oppure vizi legali nelle procedure.
Mi dispiace ma, un professionista deve prendere sostanze per curarsi mentre lavora, un amatore, se sta male, si va a fare una passeggiata e non serve che vada a vincere una granfondo.

poverino
5 maggio 2015 04:11 scapin
Forse dovrebbe avere più dignità , almeno la bontà di non parlare..... fatti un esame di coscienza ci guadagni. C\'è chi paga la pena umilmente, sta zitto e smette di doparsi.

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