CASO SANTAMBROGIO, IL SILENZIO

DOPING | 03/03/2015 | 11:29
Quando scoppiò il caso, l'ennesimo caso, Mauro Santambrogio si disse "tranquillissimo", perché aveva fornito le ragioni della sua positività. Ora è un po' più preoccupato, non tanto per quello che potrà succedere o succederà, ma per il silenzio che è calato attorno a questo ennesima vincenda di doping.

È bene ricordare che il corridore comasco è risultato positivo ad un controllo antidoping fuori-competizione dell'Uci del 22 ottobre scorso. La sostanza: testosterone. Santambrogio, all'epoca dello scandalo, il 18 dicembre scorso, ha risposto in maniera forte e chiara: «Non mi sono dopato. Mi stavo curando e lo avevo detto anche a chi era venuto a fare il controllo».

Quel 22 ottobre il corridore non avrebbe potuto correre perché  era infatti ancora squalificato (fino al 2 novembre) per la clamorosa positività all'Epo al Giro d'Italia 2013. «In quel periodo buio e difficile - ha raccontato il corridore in quei giorni a tuttobiciweb.it - avevo problemi di salute. Non ho vergogna a dirlo: anche di erezione.  Allora sono andato dall'urologo che mi ha prescritto una cura di tre mesi con dei prodotti che contenevano testosterone. La cura è finita a inizio ottobre, il contatto con Ivano Fanini (Amore & Vita, ndr) per la squadra è avvenuto il 28, dopo il controllo a sorpresa».

Questa è la storia, a grandi linee. Ora sul tavolo dell'ufficio legale dell'Uci c'è una memoria difensiva confezionata dall'avvocato Giuseppe Napoleone il 20 gennaio scorso. Ad oggi non si sa più nulla. Tutto tace. Perché?



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COMMENTI
Forse è arrivato il momento.
3 marzo 2015 11:55 Bastiano
Mi dispiace per l'atleta ma, forse è arrivato il momento di dire basta.
Questa ulteriore brutta storia, forse ti deve far capire che è il caso di pensare alla tua vita al di fuori del ciclismo. Ci sono sostanze che, chi corre in bici, non deve proprio prendere e la giustificazione è un po debole.

la vergognosa UCI.
3 marzo 2015 12:43 angelofrancini
Il caso di Mauro é emblematico di un sistema che deve essere smantellato.
Una Federazione internazionale che é obbligata a gestire il gioco, solo per interessi propri di alcuni personaggi di vertice del ciclismo mondiale, é una federazione che deve essere messa al bando.
Siamo stufi dei soprusi messi in atto da dirigenti che hanno dimenticato quale é il lo compito principale.
Se non lo sanno fare debbono andarsene a casa.
Il caso di Mauro, come quello di un'altra decina di corridori italiani, dimostra che questa UCI non sa cosa fa.
Un signore, Mauro Santambrogio, viene squalificato per un controllo effettuato mentre non é tesserato ad alcuna federazione.
La cosa viene tenuta nascosta, come quella degli altri 10, al NADO di appartenenza dell'atleta?
E dopo 40 giorni non vi sono risposte.
Va chiusa l'UCI.
Quindici anni fa questo tentativo venne fatto da alcuni dirigenti federali, ma il nuovo corso tarpò le ali a questa rivolta contro un mondo di fasulli dirigenti (sempre loro)....
Ma anche qui nessuno (UCI, CONI o FCI) risponderà.......
Continuiamo a processare gli amatori per la felicità di qualcuno....

tranquillo (purtroppo)
3 marzo 2015 12:51 geo
Visti i tempi della giustizia, tra cinque anni saprai se sei colpevole o no.

che pena....
3 marzo 2015 19:41 sambari
anche l'erezione adesso...

bastiano e sambari...RIDICOLI
4 marzo 2015 12:58 roger
I vostri commenti sono totalmente inopportuni. Se uno scrive ciò che scrivete voi dopo tutto quanto spiegato dettagliatamente in passato vuol dire soltanto che è davvero messo male. La vera pena la fate voi con queste parole. Santambrogio ha già pagato anche troppo e questo caso delicato è stato spiegato davvero in tutte le lingue del mondo. Non vale davvero la pena stare qui a perdere tempo a rispondervi perché vi commentate da soli. RIDICOLI.

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