Una riflessione sul «caso Astana»

APPROFONDIMENTI | 28/02/2015 | 14:12
Caro Direttore ,

è un inconfutabile dato di fatto che le norme che regolamentano il CICLISMO, parimenti a livello professionistico, siano un vero e proprio guazzabuglio .
Ed altrettanto indubbia è la circostanza, del tutto conseguente, che non vi siano uniformità e, tanto meno, CERTEZZA nell'interpretazione e nell'applicazione di siffatto compendio normativo .
In buona sostanza, quel che oggi appare rispettoso delle regole, domani potrebbe anche non esserlo più.

E' agevole comprendere che, stando così le cose, puo' risultare vano anche per i cd. addetti ai lavori ogni sforzo volto alla puntuale osservanza di quanto preveduto per l'esercizio della professione ciclistica, intesa nella sua piu' ampia accezione.
Voglio dire: i Team, gli Atleti ed il Personale di supporto sono, all'atto pratico, in balia della sorte.
E quello che, da ultimo, si definisce il "caso ASTANA" non è altro che l'ennesimo, sciagurato esempio del perdurante pressapochismo dell'ambiente .
Dove, il più delle volte, anche la chiacchiera malevola ed il suggestivo sospetto possono assurgere a dignità di prova di una violazione o di una responsabilità.
Dove elementi di mero valore indiziario, e quindi di non univoco significato, valgono a fondare un'anticipata, ma non meno grave, condanna mediatica.
E dove, ahimè, la comprensibile e legittima aspirazione ad avere giustizia, mettendo sovente in gioco la propria dignità quando non anche la propria "vita sportiva", è il più delle volte stroncata sia da inaccettabili lungaggini che, ancora peggio, da incomprensibili ed incoerenti determinazioni proprio da parte di quegli organismi che, istituzionalmente e funzionalmente, dovrebbe aver a cuore in primo luogo la tutela degli atleti-sportivi, e di ogni riconnesso diritto ed interesse. 
 
E' una gara... veramente dura: la si affronti determinati e risoluti, e speriamo in bene!

Cordiali saluti.
avvocato Fiorenzo Alessi
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COMMENTI
NO
28 febbraio 2015 17:14 tonifrigo
Due anime, ma l'una non può staccarsi dall'altra, non può negarla. Facevano i cafonacci, i kazaki, sbattevano sul sedile del meccanico il direttore sportivo italiano per far posto ai megadopatori dei loro prodotti locali. Non è vero che ci sono preconcetti e fantasmi: quel dopìng c'era e non si discute.

28 febbraio 2015 18:45 froome
Voglio svelare un segreto che mi è stato confidato da uno che ne sa. Vinokourov e gli altri Kazaki son pericolosi terroristi dell'ISIS e pertanto è giusto farli fuori.

grande froome
1 marzo 2015 09:41 Monti1970
Con questa gente bisogna parlare così. Parlarne seriamente non si ottiene niente

x froome
1 marzo 2015 11:00 siluro1946
Le è sfuggito un piccolo particolare, i terroristi avrebbero tutte le garanzie e le protezioni del caso, interverrebbero tutte le associazione garantiste per difendere queste brave persone. Mentre quei "delinquenti" di ciclisti, con i loro meccanici, allenatori, ed anche i tifosi, mettiamoli al muro. Comunque sia, sono colpevoli. Non è per niente che siamo messi in un certo modo, in certi paesi, Italia in testa.

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