Felice Gimondi: «Assurdi i controlli a scoppio ritardato»

TOUR DE FRANCE | 01/07/2013 | 15:18
Felice Gimondi, ha sentito? Potrebbero togliere a Pantani il Tour del ' 98.

«Assurdo, non esiste. L'antidoping non si fa a scoppio ritardato: o gli atleti
risultano positivi subito, o mai più. Lo penso per Pantani e anche per Armstrong».

Ma a volte non ci sono le tecniche giuste, bisogna aspettare.
«È come quando abbassano il limite di velocità da 150 all' ora a 130: cosa facciamo, mandiamo le multe a tutti quelli che prima andavano regolarmente ai 150?»

Dunque, l' UCI ha torto?
«Non ha le palle, mai avute. Fa solo scelte di comodo».

Lei potrebbe rimanere l'ultimo italiano ad avere vinto il Tour.
«Non me ne importa niente: Marco meritò di vincere nel ' 98, e io ho settant' anni».

Come ricorda Pantani?
«Era un ragazzo in apparenza forte, in realtà molto fragile e sensibile. A volte, capirlo diventava impossibile».

Sulle strade, la gente continua ad amarlo moltissimo: come lo spiega?
«Lui ha lasciato il segno con la forza delle emozioni, vincendo in quella maniera unica: per questo, gli sportivi non lo possono dimenticare».

Quando pensaca Pantani, quali immagini le tornano in mente?
«Dopo tanto dolore, preferisco ricordare di lui solo le cose belle, le imprese di Oropa, del Galibier, dell'Alpe d' Huez. Che corridore».

Lei è stato il presidente della Mercatone Uno dal gennaio 2000 fino alla
conclusione del Giro 2001: poi cosa accadde?

«Decisi di fare un passo indietro, perchè purtroppo Marco non mi ascoltava. Del
resto, non ascoltava nessuno. Forse, tra noi non c'è stato mai davvero del feeling, ma posso dire di avergli voluto bene. E sono sicuro che se avesse seguito i consigli di chi lo aveva a cuore, si sarebbe salvato la vita e sarebbe tornato ad essere un campione
grandissimo».

Per questo è morto in totale solitudine?
«Tutti sapevamo che aveva grossi problemi, e in tanti abbiamo provato ad aiutarlo, ad avvicinarlo. Ma lui aveva interrotto i rapporti con il mondo intero, si era totalmente isolato».

Come ricorda quel 14 febbraio 2004?
«Stavo rientrando a casa con mia moglie, quando una telefonata mi avvertì che Marco era morto. Rimasi pietrificato, senza parole: non potevo credercie non avrei mai immaginato una fine del genere, non cos».

La vicenda sportiva, ma soprattutto umana di Pantani non trova pace, neppure a nove anni dalla morte: le sembra giusto?
«No, non lo è. Quel ragazzo può  avere commesso gravi errori, ma ha pagato tutto troppo caro».

da «La Repubblica» del 1 luglio 2013, a firma Maurizio Crosetti
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COMMENTI
Non sono d'accordo.
1 luglio 2013 18:27 valentissimo
La positività va punita sempre e non si prescrive.
Solo in questo modo cominceremo ad allontanare i furbi dal ciclismo e dallo sport in generale.
Dire che si può ammazzare una persona ma, si viene puniti solo se si viene scoperti entro 30 gioni, non è assolutamente accettabile.
Tranne che per Gimondi e per i clisti che temono.

1 luglio 2013 19:34 Romario
A Valenti…, str..zata come quella che hai scritto potevi risparmiartela.
Il doping di cui si parla è nato in altri sport ove stranamente mai nessuno è positivo.
Poi è arrivato anche nel ciclismo.
La tua affermazione é solamente una colossale str...ta, per molti motivi:
- nessuno dice che il doping ed i positivi debbano essere nascosti (semmai sino ad ora lo hanno fatto all’UCI)
- la Legge ordinaria e quella sportiva contemplano l’istituto della prescrizione
- solamente per i reati più gravi (omicidio, ecc.) non vi é prescrizione
- dopo quindici anni cosa vuol dire scoprire che uno è positivo.

Quando leggo commenti di questo tipo, hai il diritto di farlo, vorrei poter farti l'analisi del DNA per sapere di chi sei f...o!

1 luglio 2013 19:47 angelofrancini
Valentissimo, non è che hai sbagliato posto: forse quelle che hai scritto volevi scriverlo sul sito federale di qualche altro sport? Perché lì forse succede quello che tu scrivi: il doping non lo cercano, e quando trovano uno positivo gli danno tre mesi al massimo.
Trovo comunque fuori da ogni logica il tuo pensiero: con riferimento a ciò che dice Gimondi (condivisibile oppure no, poca conta)parlando di Marco Pantani, trovo profondamente irriguardoso e vergognoso scrivere ciò che tu hai scritto "Dire che si può ammazzare una persona,".
La sera di Campiglio ero nell'albergo di Marco, ove era ospitata anche la Saeco e quella sera Marco mi autografò una fotografia (ove vi era lui -con capelli lunghi e riccioli- con Moser che lo premiava). La mattina successiva avvertii io Felice al ritrovo di partenza di andare all'albergo della squadra.
Questo solo per dirti che forse, le cose che Felice dice, fanno capire il perché quel ragazzo si è perso: e tu invece fai demagogia sulla sua grande disgrazia. Non meriti altri pensieri. Ciao

Esigenze di giustizia e prescrizioni
1 luglio 2013 20:29 Bartoli64
Valentissimo ha espresso un concetto in maniera un pò forte, ma non è andato poi lontano da quella che è un’esigenza di giustizia.

In ogni ordinamento giuridico esiste un tempo di prescrizione dei reati e che è differente in ragione della gravita del reato commesso.

Per questo una contravvenzione al Codice della Strada deve essere contestata entro 180 gg., mentre per i reati più gravi si arriva sino ai 20 anni.

Ordunque vi domando se l’assumere sostanze dopanti sia equiparabile al dare una gomitata in volata... ovviamente no.

Sarà forse per questo che una scorrettezza commessa in corsa deve essere immediatamente rilevata, mentre per toglierti una vittoria al Tour possono passare anche 10 anni? Esiste per un atleta, al giorno d’oggi, un comportamento che sia più grave del fare ricorso al doping?

Credo che la risposta possiate darvela da soli (Sig. Gimondi compreso), anche se - e lo ripeto per l’ennesima volta - sarebbe ora di intervenire con una sorta di “amnistia” sul ciclismo di quegli anni, sia pur con i dovuti distingui.

La storia non può essere riscritta, ed revisionismi sono sempre pericolosi come i processi alla storia stessa.

Bartoli64

Per gli stolti non c'è rimedio
1 luglio 2013 21:51 ruotone
Non Valentissimo non è andato lontano, è andato nelle paludi delle Everglades come minimo.
Lui crede che "solo in questo modo cominceremo ad allontanare i furbi dal ciclismo e dallo sport in generale" e gli credo. Il problema maggiore in effetti resta allontanare gli stolti e per quello ci sono minime speranze.
Paragonare il doping ad un omicidio non è forte, è semplicemente indegno.
Meglio motivare una frase del genere con i limiti umani, perché se la famiglia di Marco leggesse farebbe giustamente partire una querela.
La mamma degli im...cilli è sempre incinta, fertile come poche altre.

per Bartoli64
1 luglio 2013 23:45 bastonato
Come sempre prosaico e saccente. Nel 1998 qual'era la norma? 50% ematocrito e, forse, 17 emoglobina? Quegli atleti la rispettavano? SI. Allora lasciamoli in pace e non diciamo ca...te. L'epo era doping (neanche, casomai dannosa e ti fermavano 15 giorni) se superavi i limiti e nulla più. Basta di far massacrare uno sport che dimostra ogni volta quanto sia amato dalla gente. La retroattività delle norme non deve esistere in nessun campo, men che meno nello sport.
Saluti

Grande valentissimo!!!!!
2 luglio 2013 09:09 vanny
Sono pienamente d'accordo con te.....ed il bello che tanti ipocriti scrivono di radiazione e poi stranamente non vogliono fino in fondo la verità?! Devono fare pulizia senza guardare in faccia nessuno, ma non solo con gli atleti anche i dirigenti. Altrimenti non cambia niente!!!! Credo che anche Pantani volesse questo!!!! Ps: cosa c'entra paragonare una multa di velocità con il doping poi?!......

cosa c'entra?
2 luglio 2013 09:42 ruotone
In effetti è più opportuno paragonare il doping di Pantani ad un omicidio.
Roba da pazzi fulminati.
Se le alternative vanno da idee ipocrite a idee da caxxari ...

Ma come si può?
2 luglio 2013 10:05 Bastiano
Ma è normalissimo che se si vuole sradicare il doping da questo sport (e da tutti gli altri), l'unico modo, sono i controlli fatti a distanza di tempo e con nuove metodologie.
I ciclisti del 1998 non ci sono più ma, i medici sono gli stessi, i modi di operare sono gli stessi, quello che cambia sono solo i nomi dei medicinali.
Io dico che il ciclista è una vittima compiacente del sistema ma, questo modo di fare, va sradicato e basta!
Mi dispiace se qualche cicloamatore, dilettante o professionista si sente ferito nel sentire che un domani potrebbe essere smascherato ma, non dobbiamo avere paura nel chiedere di voler correre nella più assoluta trasparenza!

Concordo con Bartoli
2 luglio 2013 10:07 Per89
In questo momento è inutile spostare l'attenzione sugli altri sport, concentriamoci sul nostro, sull'incapacità dell'UCI e del suo presidente, sull'incapacità di Di Rocco che non dice nulla. Io è da più di un anno che scrivo che la soluzione è un amnistia sportiva e dopo l'amnistia pene più severe in base al tipo di reato commesso: 2 anni chi usa GH, 5 anni a chi usa EPO per esempio e per i recidivi radiazione. Altrimenti saremo sempre qua, perchè l'antidoping negli anni 90 era indietro anni luce rispetto al doping, quindi se analizziamo tutti i campioni conservati per esempio alle olimpiadi di Sidney o di Atlanta usciranno un sacco di positività è normale c'era troppa discrepanza... Voglio ricordare a bastonato che nel 98 l'EPO era vietata, ma non c'era un test in grado di riconoscere e come spiegato in un altro sport, per tutelare la salute dei corridori è stato introdotto il famigerato 50%... Il caso Armstrong, dove nonostante i regolamenti non lo consentiva gli hanno tolto tutto, ha creato un gravissimo precedente... Infatti ora poco importa dei regolamenti Wada che prevedono la prescrizione, l'hanno tolti ad Armstrong e toglieranno le vittorie a Jalabert e agli presenti in quella lista... Torniamo alla mia provocazione scritta in un altro post che differenza c'è tra Armstrong, Ullrich e Pantani (usando sempre il condizionale visto che i nomi non si conoscono ancora)? Per me non c'è nessuna differenza, quindi quelli che volevano il pubblico ludibrio per Armstrong sono degli ipocriti ad avere l'idea opposta per Pantani.....

Per fortuna...........
2 luglio 2013 10:40 passion
.......... la verità prima o poi (quasi sempre) VIENE A GALLA!!!

2 luglio 2013 14:03 angelofrancini
Ma cosa dite....
In Italia se tua moglie ti fa le corna e tu riconosci il figlio poi non puoi rinnegarlo neanche con i risultati del DNA.
E voi volete parlare che è giusto che .... si vedano con nuove metodologie i risultati del passato. Assurdo ed inconcepibile.
Cosa caxxo cambia nella storia di quella gara? Solo l'albo d'oro in cui anziché figurare come vincitore pirlone figura Francini. Ma chi ha tratto i vantaggi quindici anni fa da quella vittoria?: PIRLONE.
E che oggi assegnino a me quel titolo (come ben ha detto Gimondi) cosa me ne frega e cosa mi rende?
E allora smettiamola di parlare del passato e guardiamo al futuro!
Proverbio napoletano: chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto, scordammoce u passato e non ce pensiamo chiu (più o meno è scritto così).
Altrimenti continuiamo a nuotare nella mexd

2 luglio 2013 14:23 Romario
Abbiamo ed avete il coraggio di parlare di radiazione, di paragonare il doping all'omicidio, di accennare che il doping equivale ad ammazzare una persona mentre commentate un articolo in cui si parla della fine di Marco Pantani (morto sul serio).
Vergogna. Vergogna. Vergogna.
Parlate da dove arriva questo doping scientifico!
Da dove trae le sue origini!
Di chi ne faceva uso!
Tutti scandalizzati nel mondo sportivo italiano per il doping nel ciclismo, ma con fette di balena sugli occhi per non vedere quello che succedeva dalle altre parti.
Quale è stato il più grande scandalo doping dello sport italiano?
La vicenda Acquacetosa che finì con il travolgere il Coni di Pescante, ma di cui oggi sembra si siano dimenticati da cosa discese?
Da un’atleta che faceva le stesse cose che poi hanno fatto tanti ciclisti, non solo, della sua stessa epoca (frequentazioni conconi, il di lui allora aiutante ferrari, ospedale di ferrara).
Allora tutto venne insabbiato, come avviene in questi tempi nell’inchiesta doping in Spagna.
Però non essendo una ciclista è diventata una dirigente nazionale del CONI, poi dirigente internazionale del CIO ove è divenuta membro del direttivo ed oggi è membro onorario, e anche parlamentare della Repubblica italiana.
E vogliamo continuare a parlare del doping nel ciclismo, non capendo che si fa il gioco e la felicità degli attuali dirigenti mondiali di questo sport.
Parlate delle nefandezze riscontrate negli altri sport.
Atleti positivi prima delle Olimpiadi, con coinvolgimento dei medici federali, ma senza alcun coinvolgimento della federazione, ne tantomeno dello sponsor principale di quell’atleta, che guarda caso era anche il suo presidente federale.
Nel ciclismo invece la federazione convoca lo sponsor di Di Luca e lo tratta come uno str..zo!
Ma di cosa parliamo?
Parliamo del sistema doping italiano, il più evoluto a livello mondiale, al quale tutto il mondo sportivo mondiale si rivolge che é finanziato da chi, se non dal Palazzo H! E sicuramente sotto questo profilo la federazione ciclistica italiana è quella che, rispetto alle altre, esce più pulita di tutte.

Ma cosa vogliamo difendere?
2 luglio 2013 15:28 valentissimo
Guardate che io intendevo i ciclisti come vittime ma, per sradicare il sistema che oggi è lo stesso del passato, occorre togliere il coperchio alla pentola e cominciare a far uscire i nomi di chi si dopava non per cancellarne risultati ma per costringerli a confessare i nomi "dei dopatori" in quanto loro sono ancora all'opera.
Non volevo paragonare il doping all'omicidio ma, affermo con gran voce che si tratta di una grande offesa a quei pochissimi o tanti che giocano nel rispetto delle regole.
Se un corridore con il doping arriva a guadagnare 4.000.000 di Euro l'anno ed un atro, altrettanto valido ma, con "il vizio" di correre pulito, ne guadagna solo 100.000 o addirittura deve smettere, non possiamo dire che non è successo nulla o che, nessuno deve essere pulito! Così come non possiamo accettare, il tanto lo fanno tutti perchè, in questo caso i valori non ne sarebbero alterati ma, la salute degli atleti si, ed il tutto per portare vantaggi economici a medici e trafficanti.

2 luglio 2013 19:34 angelofrancini
Valentissimo, cosa vogliamo difendere?
Vogliamo difendere la nostra storia, la passione che ci lega a questo sport.
Le grandi emozioni che ci sa dedicare.
Vogliamo e dobbiamo lottare per difenderci da passare per i "drogati" della società sportiva italiana e mondiale, perché non lo siamo affatto!
Vogliamo il rispetto che, la nostra centenaria storia, deve riconoscerci.
Proprio oggi il mondo del calcio europeo ha approvato i controlli sul sangue a partire dalla stagione 2013-14: questo non di dice nulla. Da noi quanti anni sono che ci sono questi controlli? Forse non lo sai.
Ed allora, caro amico, non confondere il diritto alla lotta al doping nel mondo dello sport con altre cose: quella che vuole il senato francese è una caccia alle streghe.

Anche la mamma degli ignoranti e degli ipocriti è sempre incinta
2 luglio 2013 21:01 Bartoli64
Vorrei rispondere a Bastonato (e di riflesso anche ad altri) che mi dà del prosaico e del saccente(!?)

Guarda, tu puoi dire ciò che vuoi, però quello che scrivo ben difficilmente lo potrai confutare perché (IO) mi attengo ai fatti, mentre le altre considerazioni lasciano sempre il tempo che trovano.

Tu parli di limiti di ematocrito e di emoglobina ai tempi del compianto Marco Pantani, però poi (come giustamente ricordato da Per89) ometti di dire che l’assunzione di EPO era proibita anche allora.

Il problema è che, proprio allora, il test di ricerca sull’eritropoietina NON era stato ancora messo a punto, per questo (SENTITI ANCHE I CORRIDORI E’ BENE RICORDARLO) si scelse lo scellerato limite del 50% di ematocrito.

Sento poi le solite scusanti su quanto avviene negli altri sport o in altri Paesi a riguardo del doping, ma forse dovresti fare una lettura sullo scandalo Balco che investì la potentissima Federatletica statunitense e alcuni dei suoi atleti e tecnici più in vista.

Ma tu sai di cosa parliamo? Probabilmente no (come altri sulla tua stessa linea di pensiero).

Quanto al fattore retroattività vedo che, anche li, la butti alla come ti viene…

La partita, in questo caso, si gioca NON sulla retroattività delle sanzioni (che non esiste), bensì sul tempo di prescrizione che, a quanto pare, NON è stabilito con certezza dalla regole sportive.

Vogliamo poi parlare del fatto (visto che nessuno ne ha fatto nemmeno un cenno) riguardante il potere di deterrenza che può avere il poter intervenire - anche a distanza di anni - con nuove tecniche d’indagine sui campioni biologici degli atleti adeguatamente conservati?

Sarà forse per questo che, dai “mitici” anni ’90 ad oggi, si è reso necessario mettere a punto un Passaporto Biologico con il quale, osservando la variazione di alcuni parametri ematochimici, si può ragionevolmente ma fermamente presumere l’assunzione di sostanze dopanti anche in assenza delle stesse sostanze alle normali analisi antidoping?

La risposta, ovviamente, non può essere che SI visto che - proprio il Passaporto Biologico - è il miglior strumento di controllo e prevenzione e contrasto che ha oggi l’antidoping nei confronti del doping, dei dopatori e dei dopati.

Concludo dicendo che è certamente vero che la mamma degli imbecilli è sempre incinta, soprattutto perché strettamente (ed evidentemente) imparentata con quella degli ignoranti e degli ipocriti.

Il problema è che alcuni di figli di cotali mamme vorrebbero pure ambire a cariche federali…

Una buona serata a tutti.

Bartoli64

P.S. Il Ciclismo ha una storia centenaria che merita certamente rispetto, ma apostrofare i provvedimenti del Senato Francese come una “caccia alle streghe” mi pare un tantino avventato.

Soprattutto perché - proprio parlando di Storia - la Francia aveva avuto già una sua Repubblica (e fior di intellettuali che l’avevano teorizzata), quando il Belpaese italico era ancora diviso in un’infinità di “feudi” rappresentati da Stati clericali, Regni borbonici e Granducati.

Si, insomma, forse non siamo noi italiani che possiamo dare lezioni di buon governo ai cugini francesi…

3 luglio 2013 08:26 angelofrancini
Il passaporto biologico è sicuramente utile, ma abbiamo sotto il naso troppi esempi che ci dimostrano che anche con questo strumento (o similari in altri sport) c’è chi riesce ad essere più furbo….. o mi sbaglio!
Poi fra dieci anni scopriranno qualcosa che permetterà, forse, di scoprire chi ha barato sul passaporto biologico. E cosa faremo: annulleremo tutti gli ok che ci sono oggi?
Vedi ogni epoca ha il suo doping e il suo antidoping: il secondo è sempre in ritardo sul primo, ed allora cosa vogliamo fare?
Dovremo non premiare nessuno, non pagare i premi, non dare gli stipendi, non permettere di fare della redditizia pubblicità (grazie all’immagine di aver vinto quella data gara), bloccare i loro beni.
L’importanza della vittoria o del restare sulla cresta dell’onda (uguale guadagni) nella maggior parte degli sport dura lo spazio di pochi anni.
Quindi dovremmo aspettare quindici anni per decidere se quell’atleta è meritevole di onore o deve essere disonorato: questa sarebbe la fine dello sport.
E riprendo quello che è pubblicato in un altro articolo su Tuttobiciweb: solo ieri il calcio (UEFA) ha deciso di introdurre i controlli sul sangue! SOLO IERI.
Quindi ritengo che si debba promuovere una ferma battaglia contro il doping, ma guardando al futuro e non al passato: tanto nella sostanza l’unica cosa che cambia del passato sono solo gli ALBI D’ORO.

Condivido (ma per tutte le discipline):
3 luglio 2013 08:46 passion
da Bartoli64: "Vogliamo poi parlare del fatto riguardante il POTERE DI DETERRENZA che può avere il poter intervenire - anche a distanza di anni - con nuove tecniche d’indagine sui campioni biologici degli atleti adeguatamente conservati?"

Quella terribile coerenza francese
3 luglio 2013 10:57 Bartoli64
Caro Passion,
condivido anch’io quello che tu auspichi, cioè il poter intervenire a distanza di anni sui campioni biologici degli atleti di TUTTE le discipline.

Qua, però, si sta parlando del ciclismo, e coerenza vorrebbe che si facesse pulizia in casa propria prima di guardare in casa degli altri.

Sinceramente ne ho le scatole piene di leggere articoli e commenti dove altro non si fa che lagnarsi del trattamento che riceve il ciclismo dall’antidoping, sino a parlare addirittura di “congiure” contro questo sport che, nonostante i ripetuti (e davvero tanti) scandali che lo hanno colpito, continua ad essere così amato dalla gente.

Il Tour, tanto per rimanere in tema con l’evento clou di questo periodo, quest’anno è giunto alla sua centesima edizione; una corsa che, dopo le Olimpiadi e il Campionato del Mondo di Calcio, è l’evento sportivo più visto nel mondo e di cui i francesi – giustamente – vanno orgogliosi anche perché rappresenta una vetrina che, al pari di Napoleone e della Torre Eiffel, costituisce la loro stessa immagine nel mondo e che, praticamente da sempre, la identifica come una grande nazione.

Davvero possiamo credere che esistano complotti politici che puntino a minare il futuro della Gran Boucle? Davvero possiamo avere una mentalità così “corta” e gretta?

Io, invece, credo che i francesi siano un popolo terribilmente coerente e che quando prende una decisione la porta avanti fino in fondo a costo di far cadere molte teste (è nella loro stessa storia).

Quella della lotta al doping, anche postuma, è per loro un punto fermo che non ammette connivenze e nostalgie di sorta, ma che punta a far sopravvivere un movimento che ha oltre un secolo di storia ed una corsa (la LORO corsa) che è nata poco dopo e che tutto il mondo gli invidia.

Sinceramente penso che la loro classe dirigente, con l’apporto dell’UCI che pare sulla stessa lunghezza d’onda, arriverà comunque sino in fondo nonostante le accuse di assurdità e giustizialismo che gli vengono rivolte.

D’altro canto è un loro merito (soprattutto un merito di centro all’avanguardia come quello Chatenay Malabry) se hanno scelto e saputo conservare queste “prove”, al contrario di quanto è stato fatto nel resto del mondo, nella quasi certezza che il futuro (cioè oggi) gli avrebbe finalmente permesso di tracciare le “impronte digitali” dei colpevoli.

Da quel punto in poi - e sono io il primo a sperarlo - è da auspicare una bella pietra tombale su quello che fu il ciclismo (e lo sport di vertice in generale) degli anni ’80 e ’90, troppo pieno di risultati eclatanti e troppo macchiato da inchieste e scandali vari per non essere colluso con il doping.

Dopo quel momento, però, si stabilisca definitivamente un tempo di prescrizione (adeguatamente lungo) entro il quale poter intervenire con nuove tecniche d’indagine sui campioni biologici degli atleti affinché gli atleti stessi sappiano che loro eventuali malefatte possano essere scoperte anche quando ritenevano che non fosse più possibile. E non è cosa da poco!

Bartoli64

P.S. Ho letto ieri un divertente post nel quale il blogger Angelofrancini rimembrava una famosa canzone napoletana che così suonava: “chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdammèce ò passato”…

Peccato che la canzone continui poi la strofa con “simm è Nàpule paisà” ed è questo che fa la differenza…

Il “cuore” italico (con tutti i suoi limiti e i suoi sentimenti che noi così bene sappiamo adattare a seconda delle condizioni e delle convenienze) all’estero è un organo sconosciuto.

Ri-P.S. Signor Francini, mi permetta, il Suo ultimo commento somiglia molto al noto assioma: “E’ doping tutto ciò che si trova ai controlli”. Lei ricorda chi fu l’autore di tale assunto? Credo non ci sia bisogno di aggiungere altro.

3 luglio 2013 12:34 angelofrancini
a Bartoli64
Vedo che per una volta che avevo affermato di trovarmi d'accordo con quanto avevi scritto, subito riesci a farmi ricredere.
Io non ho MAI detto che è doping solo quello che si trova: ho detto che è doping quello che risulta in quel dato momento storico e, che le sanzioni debbono essere quelle in quel momento previste. Punto e basta!
Il che nel diritto è un assioma basilare, come in quello sportivo. Una volta ratificato un risultato non deve e non può più essere messo in discussione. Il contrario dovrebbe comportare la non ratifica del risultato, sul piano del puro diritto.
Poi se vuoi, possiamo discutere all’infinito su tali concetti: ma cosa cambia?
E come un rigore dato o non dato: non serve a nulla dopo dimostrare che il rigore c’era o non c’era. La concessione o meno del rigore avrebbe sicuramente influito sull’andamento della partita; dopo semmai serve solo ai media per valutare se l’arbitro ha sbagliato o meno, ma il risultato rimane quello.
Vedi anche la Chiesa processò Galileo colpevole di sostenere che era la terra a girare attorno al sole: la storia la conosciamo tutti e quindi sappiamo che la Chiesa era in torto.
Tu ritieni di avere più certezze della Chiesa?
Io ribadisco solo un concetto. Non servono a nulla le revisioni a distanza di quindici anni, perché non cambiano nulla nella sostanza dei fatti cui fanno riferimento, se non solo i nomi dell’albo d’oro.
Probabilmente i cercatori di mxxxa di questo non si soddisfano ed allora devono continuamente rotolare in tale materia poiché é l'unico posto in cui si trovano a loro agio ed in cui riescono a dire qualcosa: traggono grande soddisfazione a parlare di cose che non portano nulla di costruttivo nella vera lotta al doping che dovrebbe essere verso qualsiasi tipo di doping, non solo quello degli atleti.
Poi se vuoi con i tuoi scritti far capire non so cosa, non mettermi in bocca cose che io non ho mai detto ne scritto. Faresti bene a firmare i tuoi post con nome e cognome, perché sai il tuo modo di scrivere e di ragionare mi ricorda molto lo stile di uno che scrive su una testata giornalistica nazionale ……

Nuovi paragoni fuori luogo (e nuovi buchi nell'acqua)
3 luglio 2013 13:24 Bartoli64
Egregio Sig. Francini, cosa Le devo dire?

Lei, ancora una volta, fa paragoni che poi Le posso tranquillamente ritorcere contro.
Vuole una riprova? Gliela fornisco subito: un rigore dato o non dato di certo non cambia il risultato finale di una partita, ma nella famosa vicenda del calcio-scommesse (mai sentito parlare?) mi pare che il tanto “mafioso” calcio sia andato sino in fondo fino a togliere titoli nazionali. O Sbaglio?

Mi spiace dirglielo, anche perché Lei è persona sicuramente appassionata e già adulta da un bel pezzo, ma il paragone che mi ha esposto con l’intento di farmi riflettere altro non ha causato che il classico “buco nell’acqua”.

Sig. Francini non me ne voglia, Le devo però dire che il sottoscritto, su questo stesso blog, ha messo seduti parecchi blogger tra cui figuravano tecnici, ex professionisti, giornalisti e chissà cos’altro.

Questo NON perché io sia depositario del “verbo” (so di non sapere è il mio motto), ma semplicemente perché sono adeguatamente informato sui fatti e perché vanto una certa esperienza in questo ambiente; cose che, si permette, mi consentono di NON farmi tirare per i fondelli da NESSUNO.

Quanto al fatto che io Le abbia messo in bocca parole che Lei non ha mai pronunciato, La invito a leggere meglio.

Ho solo detto che il Suo ultimo commento somiglia molto al noto assioma: “E’ doping tutto ciò che si trova ai controlli”… ho scritto SOMIGLIA e NON che lo abbia detto Lei (infatti lo pronunciò il celeberrimo Dott. Ferrari).

Sig. Francini, ma abbia pazienza, è con questi argomenti che Lei e i suoi amici vorrebbe scalzare Di Rocco dalla sua poltrona?

A posto stiamo…

Bartoli64

P.S. Assicuro altresì - per l’ennesima volta all’ennesimo blogger - che il sottoscritto NON scrive per nessun giornale nazionale, anche perché NON è quel famoso giornalista che si occupa di doping.

Ma poi, cosa cambierebbe? I fatti sono fatti, mica chiacchiere!
Che differenza fa se a riportare certe storie è Tizio piuttosto che Caio?

Gli intellettuali di zinizdra prestati al ciclismo
3 luglio 2013 14:16 ruotone
Il classico intellettuale di sinistra PESANTE, saccente e perennemente perdente.
Chiacchiere e distintivo.
Ottimo nel fioretto, inutile nelle battaglie che contano.
Colui che ti manda seduto ... per sfinimento, latte alle ginocchia ed orchite.
Di fronte a paladini della morale di siffatta statura è normale che l'immorale diventi più affascinante.
In fondo tra un Bartoli64 ed un Ferrari non vi sono grandi differenze, semplicemente poli estremi che si toccano.

3 luglio 2013 14:56 angelofrancini
Caro Bartoli64,
il tuo riferimento al buco nell’acqua a me ricorda altri tipi di “vuoti” che potrebbero far parte di te.
CALCIO
Un rigore cambia una partita, le sentenze di calciopoli o moggiopoli 2006 hanno fatto appunto quello che lei vorrebbe fare oggi nel ciclismo. Togliere il titolo ad uno per darlo ad un altro e poi scoprire dopo otto anni che il secondo è più ladro del primo.
Oggi, nel calcio però non si può più fare nulla perché tutto è andato in prescrizione (all'inizio della seconda stagione successiva al fattaccio).
Bella giustizia quella che lei vorrebbe.
Per non parlare che in quei processi sportivi si condannò a 6 mesi il dirigente di una squadra coinvolta che aveva anche il compito di essere il garante della regolarità del campionato di serie A nei confronti di tutte le altre società, ma nello stesso tempo ad altri soggetti, che occupavano posti di minor importanza, furono date sonore legnate.
DI ROCCO
Lei ancora una volta sbaglia, non conoscendo i fatti e gli antefatti. Io contesto il tipo di gestione, che permette a troppi di farsi gli affari loro, contesto alcune scelte o prese di posizione: vede l’ho sempre fatto PRIMA, DURANTE e DOPO per parafrasare un motto caro agli Ultras dell’Atalanta.
Prima di entrare, durante la mia permanenza e dopo l’uscita dal Consiglio Federale.
Ma una cosa che, credo anche lo stesso Di Rocco possa confermare, è che sono sempre stato franco e mai interessato a qualche tornaconto personale.
Sul piano privato personale è una delle persone con le quali riconosco di avere un rapporto cordiale e corretto. La pensiamo in modo diverso su molte cose: questo è un altro discorso.
Sul SOMIGLIA
Vedo che reagisce come un’anguilla a certi accostamenti: io ho scritto MI RICORDA nel modo di scrivere e non ho scritto che penso che lei sia E.C. o V.B. poiché non lo posso sapere. Ma due, tre indizi fanno più di una prova come lei ama sostenere per il doping.
Io invece non HO MAI SCRITTO o SOSTENUTO il concetto da lei addebitatomi.

Comunque da oggi le prometto che quando vedrò il suo nickname passerò oltre, onde evitare di tediare i lettori di questo sito con la nostra querelle personale.

Ruotone (ovvero come dire tutto.....)
3 luglio 2013 15:21 Bartoli64
…senza dire un czo di comprensibile e, soprattutto, di realmente concreto...

“Intellettuale di sinistra” io? Non credo proprio!
Di certo c’è solo il “nulla multidirezionale” come (chiaramente) sei tu.

Stai proprio bene così…

Bartoli64

P.S. Perdente io? Senti, dimmi un po’ come ti è andata l’elezione di Levico?
Te lo hanno più dato il distintivo federale, oppure… TI HANNO TROMBATO??
Ti prego, basta, mi fai troppo ridere!!

3 luglio 2013 15:57 Romario
BARTOLI 64 ME PARE CHE SAI DIRE SOLO UN MUCCHIO DI STRXXXXTE.
MA UNO SPECCHIO A CASA TUA CE L'HAI: PERO' PRIMA SIEDITI PERCHE' TI POTRESTI SPAVENTARE DAVANTI A QUELLO CHE VEDI.
PER TE SONO TUTTI PERDENTI, INCAPACI, TROMBATI DI LEVICO.
NON E' CHE TU SIA ALLORA UNO DEGLI ELETTI DI LEVICO.
PER LE CAVOLATE CHE SCRIVI POTRESTI ANCHE FARE IL VICEPRESIDENTE.

Romario gol!
3 luglio 2013 16:29 Bartoli64
Dai Romario forza, che oggi sto in vena e ce ne ho anche per te!

Com’è che chiami i miei post? Str*nzate? Ma perché invece di scadere così in basso (che poi è il tuo livello) non provi a CONFUTARE (coi fatti e NON con le chiacchiere) quello che scrivo?

Ovviamente non ci riuscirai MAI e così, per dare più corpo a concetti infimi, scrivi pure in maiuscolo… ma quanto sei “minuscolo”!

Il sottoscritto, per tua informazione, a Levico non c’è mai stato, ma se l’opposizione a “Baffino” è costituita da personaggi come te stai pur certo che la sua carriera è ancora agli inizi mentre tu… chissà quanto ancora ci devi far ridere!!

Bartoli64

Tutti a Levico
3 luglio 2013 16:50 ruotone
Anche Romario a Levico? :-)))))
Stasera litiga con sua mamma e la accuserà di essere una perdente di Levico. :-)))
Questo ne ha per tutti. Sa tutto di tutti.
Onniscente di sport, diritto, medicina, foping, farmacia, TAV, treni dopati.
Urgente: fategli 200 cc di Valium

Bene Sig. Francini...
3 luglio 2013 16:57 Bartoli64
…molto bene!

la prossima volta che legge il mio nick passi oltre che è meglio (soprattutto per Lei).

Vede, per il sottoscritto le chiacchiere vuote, così piene di spocchiosa retorica, lagnanze varie, dietrologie spicce e proposte impossibili, se le porta sempre il vento…

A me Sig. Francini piace parlare di fatti acclarati e NON di supposizioni personalistiche che sarebbe bene riservare al bar sotto casa.

Già in passato Le ho dimostrato rispetto per l’età e per la Sua lunga militanza nell’ambiente, però devo essere franco fino in fondo e dirLe che - a mio avviso - nel ciclismo oggi esistono due “fazioni” ben distinte di appassionati, di corridori e di dirigenti.

La prima è quella dove milito io, la seconda è quella dove sta Lei, una fazione ben più vecchia e fortemente legata al caro vecchio “mestiere”, nei confronti del quale si dimostra ancora mooolto indulgente (senza mai dichiararlo apertamente però) ma che poi ha trascinato il Ciclismo nel vortice di “melma” dove si dimena da troppo tempo ormai.

Mi stia bene, sinceramente.

Bartoli64

Levico City
3 luglio 2013 17:07 ruotone
Romario in quale hotel eri a Levico? Ma quanta gente c'era a Levico? Manco fosse la Federcalcio questa scalcinata federciclismo.
Romario quale dei candidati sei? Io mi chiamo DDA, o meglio, così mi chiamano Raul Casadei e Robespierre.
Aggiungiti al gruppo degli auto-fustigati che si stracciano le vesti per la trombata di Levico.
Francamente, una trombata noi gaudenti non la neghiamo mai a nessuno/a.
Le pippe le lasciamo ai sempiterni tristi.

3 luglio 2013 18:20 angelofrancini
Sarò vecchio come qualcuno dice, ma almeno ho il coraggio di metterci la faccia ed il mio nome, senza tanti giri di parole.
Molti altri non hanno neanche questo coraggio civile, ne quello di manifestare ad alta voce le proprie idee, sono forti solo se restano nell'anonimato: in questo siete solo dei "brigatisti" del web.
Conoscere la storia permetterebbe di valutare meglio le cose: la non conoscenza porta a dire cose insulse.
Proprio non vedo cosa qualcuno possa dire alla mia attività dirigenziale: è iniziata a 44 anni ed è finita a 51 anni per una mia personale scelta, non per scelta degli altri.
Certo il vecchio "mestiere" mi ha arricchito di valori che il nuovo non può conoscere. La colpa non é mia.

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