Su Ferrari in Italia c’è la mega inchiesta aperta dai Nas di Firenze, partita sulle tracce di Popovic, il russo all’epoca compagno di Armstrong, e poi allargata da Nas e Finanza di Brescia e Padova. «Ascolta: mi da Ferrari ghe so andà perché ghe l’ho domanda mi», dice il bel Pippo con accenti dialettali inconfondibili. «Da Ferrari ci sono andato perché gliel’ho chiesto io». L’ammissione è clamorosa. Nel dialogo si fa cenno alla vicenda di Emanuele Sella, positivo al “cera” nel 2008, poi squalificato solo una stagione, fino al 2009, perché collaborativo con la Procura Coni. E Pippo si schiera contro il collega che ha parlato. Lui – si evince dalle parole – si trattasse di testimoniare su Ferrari, lo difenderebbe perché «se te che vien a casa mia quindi se te responsabile», ovvero: «sei tu che vai a cercarlo a casa sua quindi sei tu che sei responsabile». E ancora: «Non hai la pistola puntata alla testa. Con Ferrari volevo andarci io. Siamo maggiorenni, no?». Nella registrazione emerge anche una cifra: 40.000/50.000 euro l’anno solo per essere “seguito” dal medico. Si fa cenno con disinvoltura alla necessità di fare come tutti, perché «sei hai in camera compagni che prendono qualcosa è logico che anche tu la prenda». Insomma: lo spaccato di una mentalità e di un ciclismo in cui la farmacia è parte integrante dell’attività sui pedali, come l’allenamento, l’alimentazione e la vita da corridore. Un ciclismo dove, alla fine, cede anche un atleta dalla classe riconosciuta. Compromettendo una carriera cominciata nel 2000 con i giovani della Mapei, saltando perfino la gavetta del dilettantismo e la relativa pressione dei risultati da fare ad ogni costo. Ed è un tragico esempio. Il colloquio risale all’estate del 2009; la voce registrata è quella di Pippo, senza ombra di dubbio, e ora, con le Olimpiadi alle porte, per il corridore di Sandrigo, tornato alle gare in Slovenia dopo la frattura al polso al Giro, potrebbe scattare una pesante squalifica in grado di fargli perdere Londra: dipenderà dalla celerità con cui si muoverà la Procura Coni.
Ci sarebbe anche lui, Pippo Pozzato, nel lungo elenco di coloro che hanno fatto ricorso in tempi non lontani alle “cure” di Michele Ferrari. Il medico attualmente coinvolto nell’inchiesta doping dell’Usada (l’agenzia americana), che ha al centro Lance Armstrong. Anche lui, “Pippo il bello”, l’uomo della Sanremo 2006, del mondiale da capitano azzurro nel 2010, del secondo posto al “Fiandre” di quest’anno, della Ferrari sotto casa, della residenza a Montecarlo. La passione per i social network (12.036 followers su Twitter), per tatuaggi, donne, motori e motocross, sarebbe stato cliente del medico più chiacchierato d’Italia. A confermare i sospetti, una registrazione nota anche agli inquirenti italiani che in questi ultimi anni hanno indagato sul medico messo all’indice dal Coni. E che, dunque, a norma di regolamento, non dovrebbe essere frequentato dai nostri atleti.
Su Ferrari in Italia c’è la mega inchiesta aperta dai Nas di Firenze, partita sulle tracce di Popovic, il russo all’epoca compagno di Armstrong, e poi allargata da Nas e Finanza di Brescia e Padova. «Ascolta: mi da Ferrari ghe so andà perché ghe l’ho domanda mi», dice il bel Pippo con accenti dialettali inconfondibili. «Da Ferrari ci sono andato perché gliel’ho chiesto io». L’ammissione è clamorosa. Nel dialogo si fa cenno alla vicenda di Emanuele Sella, positivo al “cera” nel 2008, poi squalificato solo una stagione, fino al 2009, perché collaborativo con la Procura Coni. E Pippo si schiera contro il collega che ha parlato. Lui – si evince dalle parole – si trattasse di testimoniare su Ferrari, lo difenderebbe perché «se te che vien a casa mia quindi se te responsabile», ovvero: «sei tu che vai a cercarlo a casa sua quindi sei tu che sei responsabile». E ancora: «Non hai la pistola puntata alla testa. Con Ferrari volevo andarci io. Siamo maggiorenni, no?». Nella registrazione emerge anche una cifra: 40.000/50.000 euro l’anno solo per essere “seguito” dal medico. Si fa cenno con disinvoltura alla necessità di fare come tutti, perché «sei hai in camera compagni che prendono qualcosa è logico che anche tu la prenda». Insomma: lo spaccato di una mentalità e di un ciclismo in cui la farmacia è parte integrante dell’attività sui pedali, come l’allenamento, l’alimentazione e la vita da corridore. Un ciclismo dove, alla fine, cede anche un atleta dalla classe riconosciuta. Compromettendo una carriera cominciata nel 2000 con i giovani della Mapei, saltando perfino la gavetta del dilettantismo e la relativa pressione dei risultati da fare ad ogni costo. Ed è un tragico esempio. Il colloquio risale all’estate del 2009; la voce registrata è quella di Pippo, senza ombra di dubbio, e ora, con le Olimpiadi alle porte, per il corridore di Sandrigo, tornato alle gare in Slovenia dopo la frattura al polso al Giro, potrebbe scattare una pesante squalifica in grado di fargli perdere Londra: dipenderà dalla celerità con cui si muoverà la Procura Coni.
da «La Repubblica» del 16 giugno 2012 a firma Eugenio Capodacqua