DA TUTTOBICI. L'inchiesta: Italia, patrimonio da salvare

| 27/01/2012 | 08:45
Il ciclismo sta procedendo a grandi passi alla conquista del mon­do: la controindicazione evidente, per questo processo di colonizzazione, è quella di mettere in difficoltà il ciclismo nei Paesi che da sempre ne costituiscono l’ossatura e la leggenda, proprio come l’Italia.
Per “leggere” lo stato del ciclismo italiano, abbiamo deciso di partire dai nu­me­ri e li abbiamo analizzati grazie all’aiuto e al lavoro certosino realizzato da Fausto Ferrario, componente della dismessa Commissione Tecnica del CCP, operativa fino allo scorso mese di dicembre. Nessuna nazione al mondo ha in calendario 35 gare di professionisti con una media partenti superiore alle 140 unità. Uno straordinario patrimonio da conservare, da proteggere, da tutelare.
Ma l’analisi ha bisogno di approfondimento e per farlo abbiamo deciso di af­fidarci ai numeri di www.cqranking.com, preciso e affidabile nello stilare settimana dopo settimana le classifiche di rendimento sulla scorta di quella che era la vecchia classifica Uci, vale a dire tenendo conto di tutte le gare in calendario e non solo delle prove di World Tour, assegnando ovviamente punteggi differenti in base alla categoria di ogni gara. Una classifica nella quale Phi­lippe Gilbert è naturalmente al primo posto ma nella quale un corridore come Thomas Voeckler, protagonista di una grande stagione con la Europ­car, occupa meritatamente il quinto posto a fine 2011, pur non appartenendo ad un team di World Tour. Una classifica nella quale Scarponi (decimo) si conferma come il miglior italiano, ma Giovanni Visconti occupa un 16° posto che nella graduatoria World Tour gli è naturalmente precluso.
Stabilito che la quantità di partecipazioni alle corse italiane è buona, grazie alle graduatorie di Cqranking abbiamo cercato di leggere “nei numeri” la qualità dei partecipanti. E qui cominciano, inevitabilmente, le note dolenti.
Le squadre World Tour corrono poco in Italia: ovviamente disputano tutte e 18 le gare alle quali sono obbligate a partecipare perché inserite nel circuito, ma la loro presenza è più che dimezzata nelle gare HC (8,5 squadre di me­dia) e crolla a solo 3,4 squadre nelle gare in linea e a tappe di categoria .1.
Non solo, bisogna aggiungere che spesso i World Team si schierano al via del­le corse italiane con formazioni di se­conda fascia o comunque prive degli elementi di maggior spicco.

TIRRENO DOC. L’esempio più clamoroso arriva dalle stesse gare World Tour: la corsa italiana con il miglior livello di partecipazione non è il Giro d’Italia ma la Tirreno-Adriatico e sempre nella corsa dei due mari c’è il maggior numero di big che vengono per essere protagonisti. In questa graduatoria il Giro d’Italia viene preceduto anche dalla Milano-Sanremo e dal Giro di Lombardia: nonostante questo risultato, la classica delle foglie morte viene spostata nel calendario a partire dal 2012 con una decisione che continua a destare qualche perplessità, se non al­tro perché si è persa per sempre la possibilità di chiudere la stagione in Italia con una grande manifestazione, cedendo il passo all’incedere dei cinesi.
«La Tirreno-Adriatico è una corsa di altissima qualità - spiega Ferrario -: il suo indice generale di qualità è stato di 1.632,90 contro i 1.779,23 che ha raccolto il Tour de France, corsa che ha avuto al via ben 63 tra i primi 100 del mondo (al Giro d’Italia erano solo 26, ndr) dei quali tutti i primi 10 della classifica finale. Un ulteriore parametro ar­riva dal confronto con il Giro della Ca­lifornia, che si disputa in contemporanea al Giro d’Italia e che ha raccolto un indice di qualità di 739,85 inferiore anche al Giro del Trentino, oppure al Tour of Beijing che si è attestato a quota 837,46. Tra le corse in linea, invece, il top è rappresentato dalla Liegi-Bastogne-Liegi che, con 1.579,17 di valutazione, precede di poco la Mi­lano-Sanremo che si ferma a quota 1.483,61».
CORRIDORI. Bisogna riflettere poi su un altro dato: i corridori migliori del mondo vanno altrove. Nelle gare 1.1 e 2.1 la media di partecipazione dei top 100 è di 8,2 corridori di media. Non solo, tra i primi 50 del mondo, ben 9 non hanno mai corso in Italia e 8 han­no preso parte ad una sola corsa. Sopra le 10 presenze solo il tricolore Gio­vanni Visconti (23 gare con 4 vittorie), Nibali (10 presenze), Cunego (13 con 2 vittorie), Rebellin (16 con 2 vittorie) e Poz­zo­vivo (22 con una vittoria).
SQUADRE. L’unica squadra ad aver partecipato a tutte le gare del calendario italiano 2011 è stata la Acqua&Sa­pone di Palmiro Masciarelli. L’obbligo di avere al via le 18 formazioni di World Tour e al tempo stesso di contenere i costi,  ha portato RCS Sport ad escludere dalla Tirreno la Androni Cipi e la Colnago CSF che così non hanno potuto fare l’en plein. A quota 34 si è fermata anche la Farnese Neri che non si è schierata al via del Giro del Tren­tino.
Se è comprensibile - anche se bisogna lavorare affinché non si ripeta - che Li­quigas Cannondale e Lampre Isd ab­biano saltato qualche corsa (5 e 6 ri­spettivamente), è inaccettabile che la Miche abbia partecipato ad una corsa in più rispetto alla De Rosa Flaminia. Nulla da dire, ovviamente, contro la Miche che ha disputato una grande stagione, ma la De Rosa per avere la licenza Professional affronta costi molto più alti, ha i corridori sottoposti al passaporto biologico e meriterebbe maggior riconoscimento. Anche perché ogni anno Fabio Bordonali fa crescere qualche ragazzo mentre la Miche per sua scelta strategica punta tutto su corridori già sperimentati.
Quanto a Bordonali - che per il 2012 ha il merito di portare nel gruppo dei professionisti due nuovi sponsor - crediamo sia giusto che anche i grandi or­ganizzatori riconoscano l’importanza del suo lavoro e dei suoi sforzi per allestire una squadra di seconda fascia: se gli si vieta di partecipare alle corse più importanti, crescere gli sarà quasi im­possibile...

STRANIERI. L’affollamento dei calendari, a cominciare da quello di World Tour che spesso propone impegni che si accavallano e costringe le squadre di prima categoria ad affrontare una doppia attività, finisce con il precludere l’attività italiana  alle squadre straniere: al via delle nostre corse .1 ci sono in media 3,4 squadre di World Tour, e se consideriamo che 2 sono quelle italiane, significa che in media alle nostre gare partecipa una squadra e mezza straniera. Troppo po­co per corse che hanno spesso una storia e un albo d’oro importante.

CORSE. La qualità della partecipazione dovrebbe essere alla base della concessione della categoria: dopo il World Tour, le gare HC sono più importanti delle .1 e via dicendo. Non sempre, però, l’Uci segue criteri lineari nell’assegnazione di questa categoria. «Negli anni scorsi - spiega ancora Fausto Fer­rario - è stata negata la promozione o la conferma in Hors Categorie a corse italiane che ne avevano fatto richiesta e analoga scelta è stata fatta quest’anno di fronte alla richiesta avanzata dal Gs Emilia per il Gran Premio Beghelli. Poi ci troviamo di fronte alla promozione tra le HC  di due gare come Ha­rel­beke e la Clasica de Almeria con una decisione per lo meno discutibile.  
Harelbeke ha avuto un indice generale di qualità di 540,13, Almeria di 499,04: bene, addirittura 12 corse italiane han­no avuto una valutazione superiore ed il Beghelli si attesta a 760,99. Ad Ha­rel­beke c’erano al via solo 8 tra i primi 100 del mondo anche se se erano 11 i team World Tour presenti, ad Almeria erano in 11 i top 100 però i partenti erano solo 96 e francamente è un po’ poco per una corsa Hors Categorie. Io credo che una maggiore attenzione nell’assegnazione delle categorie porterebbe vantaggi in primis agli organizzatori perché contribuirebbe ad una maggiore valorizzazione della singola competizione».  

ESTATE. Il numero dei top team cala in maniera significativa nella seconda parte della stagione: le squadre cominciano a pagare il logorio della stagione e non serve a molto il rinforzo che arriva dai tre stagisti che possono essere ingaggiati. Così vediamo che in avvio di stagione corse come il Giro di Sar­degna e il Trofeo Laigueglia riescono ad avere rispettivamente sei e cinque squadre di ProTour, mentre da agosto in poi il calo è drastico.

CONTINENTAL. Per ovviare a questo fenomeno, gli organizzatori fanno allora ampio ricorso alle formazioni Continenal. Qui si apre un capitolo a parte che meriterebbe maggiore ap­profondimento per un problema che al momento l’Uci si ostina a non voler ri­solvere. È chiaro che stiamo parlando del passaporto biologico, che per i team Continental non è obbligatorio: sia chiaro, nessuno dice che i corridori di questi team siano “addizionati”, ma è norma palese e acclarata di qualsiasi sport che le regole siano uguali per tutti. Nel ciclismo evidentemente non è così. Ma ci sarebbero poi discorsi di stipendi, garanzie, assicurazioni e via dicendo...
La riflessione che proponiamo però all’attenzione degli organizzatori, in sintesi, è questa: non converrebbe qualche volta lasciare a casa qualche squadra di contorno?
In totale 182 sono state le presenze di squadre Continental al via delle gare italiane con il risicato bottino di tre vittorie (Baliani al Brixia Tour, Rebellin alla Tre Valli e al Melinda) e  43 piazzamenti tra i primi dieci, con una media pari al 3,7%. Se le squadre italiane - D’Angelo & Antenucci e Miche - sono state spesso protagoniste, i team provenienti dall’estero hanno portato a casa un quarto posto con Rasmussen (Chri­stina Watches) al Brixia, un quarto con Novikov a Camaiore e un sesto di Fir­sanov alla Lombarda, entrambi della Itera Katusha. Tutti gli altri non si so­no mai visti. E allora non sarebbe me­glio, per gli organizzatori, partire con 100-120 corridori invece che con 140? Spettacolo e qualità non ne risentirebbero e forse si risparmierebbe qualche soldo che potrebbe essere investito per produrre immagini (nuovo problema con cui molti organizzatori si dovranno confrontare già da questa stagione), per cercare di far venire in Italia qualche “bel nome” e in generale per ridare smalto alle nostre corse. Che rappresentano un patrimonio prezioso e che meritano di essere difese.

LA TABELLA
corsa    indice qualità partenti    indice qualità arrivo    valore generale
Tirreno - Adriatico    364,40    1.268,50    1.632,90
Giro d’Italia    245,79    1.242,70    1.488,49
Milano-Sanremo    322,11    1.161,50    1.438,61
Il Lombardia    297,12    1.081,20    1.378,32
Strade Bianche    260,30    826,20    1.086,50
Gran Piemonte    295,36    684,30    979,66
Giro dell’Emilia    218,27    754,50    972,77
Classica Sarda    214,64    599,70    877,70
Giro del Trentino    176,79    611,20    787,99
Gp Beghelli    186,49    574,50    760,99
Giro di Sardegna    210,20    516,40    726,60
Coppa Sabatini    171,04    548,90    719,94
Memorial Pantani    150,60    542,70    693,30
Giro di Padania    119,94    540,20    660,14
Gp Industria e Comm. Prato    167,35    475,40    642,75
Giro di Toscana    99,64    437,40    537,04
Settimana Coppi&Bartali    93,18    442,70    535,88
Giro dell’Appennino    77,27    435,60    512,87
Gp Carnago    94,63    399,30    193,98
Brixia Tour    128,52    355,30    483,82
Tre Valli Varesine    167,82    311,20    479,02
Settimana Lombarda    92,59    381,50    474,09
Gp Industria e Artigianato    79,66    376,70    456,36
Trofeo Laigueglia    135,60    312,40    448,00
Coppa Agostoni    139,46    307,30    446,76
Giro di Calabria    92,39    346,10    438,49
Gp Costa degli Etruschi    94,31    323,50    417,81
Coppa Bernocchi    116,49    292,20    408,69
Giro del Friuli    136,95    268,10    405,05
Giro di Romagna - Placci    98,13    305,30    403,43
Trofeo Melinda    104,63    271,30    375,93
Gp Nobili    91,49    284,40    375,89
Gp Camaiore    98,53    235,70    334,23
Coppa Città di Stresa    90,83    196,30    287,13
Trofeo Matteotti    80,96    187,60    268,56

da tuttoBICI di gennaio a firma di Paolo Broggi
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