Pista tricolore: le Fiamme Azzurre attaccano la Federazione

| 07/09/2010 | 15:19
Hanno vinto tanto in pista ma vanno giù dritti contro la Federazione. Stiamo parlando della Polizia Penitenziaria - le Fiamme Azzurre, per intenderci - che sul loro sito hanno sì celebrato i trionfi di Mori ma nello stesso tempo hanno stigmatizzato le scelte federali.
Ecco con quali parole:

Quando si vincono 10 titoli tricolori, come è successo ai pistard delle Fiamme Azzurre nei Campionati Italiani di Mori (22/28 agosto), è naturale che venga la tentazione di dire che tutto è andato bene, che è stato un magnifico trionfo e avanti così. E invece no. No, perché la pista italiana, disciplina di nobilissime tradizioni, avrebbe meritato qualcosa di più e di meglio. Perché non è stata una decisione condivisibile quella di inglobare nella massima rassegna tricolore – quella che dovrebbe essere la vetrina del movimento in Italia – anche i giovanissimi delle categorie esordienti ed allievi, con l’effetto di far esplodere in maniera inaccettabile il programma. Perché non è umanamente comprensibile che agli atleti - a quei coraggiosi che ancora si cimentano nella specialità nonostante tutto - venga richiesto di restare in pista fino alle due di notte e poi richiamarli sull’anello a gareggiare il giorno dopo alle otto di mattina. Perché, con una struttura nuovissima e coperta bell’e pronta a Montichiari, si sia costretti a cimentarsi sulla pista in cemento di Mori, ovviamente all’aperto: con tutto il bene possibile che può essere detto degli organizzatori locali, e anche tenendo conto del fatto che l’ampio anello da 500 metri ha dato una mano soprattutto agli inesperti ragazzini delle categorie giovanili. Pochissime le cadute, inesistenti i danni: ma, da un punto di vista strettamente tecnico, si è lontani dalle condizioni che poi i nostri atleti si troveranno ad affrontare a livello internazionale. Perché non è razionale che, in una manifestazione del genere, si imponga d’imperio e a cuor leggero di anticipare una gara (l’Americana open) di ben sei ore, con alcuni atleti impegnati durante la stessa giornata nell’Omnium: solo perché si debba poi mandare in diretta televisiva una prova juniores. Dulcis in fundo perché in questa occasione, che come detto dovrebbe essere la maggior vetrina della disciplina da noi, si accetti un servizio di speakeraggio avaro di informazioni, quasi letargico per una settimana: che si è animato solo nell’ultima giornata per fare il tifo (sic!) a beneficio di un atleta di casa nei confronti degli altri concorrenti in pista. Ciò che, se sarebbe fors’anche apprezzabile e folcloristico in un circuito di contorno alla sagra del fungo porcino, nell’ambito di una rassegna tricolore rappresenta una nota sicuramente stonata.
Detto questo, le risultanze per i nostri ragazzi e ragazze sono state splendide: 10 titoli che solo numericamente costituiscono un bottino inferiore a quello della passata edizione di Pordenone (12 successi), ma che conservano anzi un valore aggiunto come quello del recupero di Marta Bastianelli – al primo appuntamento ufficiale con la maglia delle Fiamme Azzurre – e il consolidamento delle posizioni nel settore di Tatiana Guderzo o Monia Baccaille, accanto alle loro imprese come stradiste. E poi la confortante esibizione di Elisa Frisoni, forse l’unico autentico talento della pista azzurra nelle discipline veloci: la veronese, che sicuramente non viene da un periodo facile, ha dimostrato di essere sulla via del ritorno ai livelli che le competono.
In una manifestazione durata cinque giorni strapieni di eventi, ci sono immagini che restano impresse nella memoria più di altre: dalla cavalcata di Alex Buttazzoni nello Scratch al miracoloso recupero di una volitiva Tatiana Guderzo nella finale dell’inseguimento su Silvia Valsecchi; dall’incredibile padronanza della situazione dimostrata nell’Americana dalla collaudatissima coppia Masotti-Ciccone alla voglia di riproporsi all’attenzione di tutti da parte di una Marta Bastianelli più consapevole e matura di due anni fa; dalle volate di Elisa Frisoni, per quanto interprete dalla superiorità disarmante nel panorama nazionale, alla classe cristallina di Monia Baccaille, capace di misurarsi con lucidità ed eclettismo sulle insidie di tutti i terreni di gara. Senza dimenticare che la campionessa umbra, tra le sue fatiche multiple, ha inserito anche quella dell’Omnium per contenderla alla combattiva Marta Tagliaferro: con una costanza di rendimento degna forse di maggior considerazione anche in prospettiva olimpica. Se la pista italiana vorrà continuare a vivere e magari proverà a risalire la china, ci sarà bisogno soprattutto di loro.

http://www.polizia-penitenziaria.it/notizie.asp?id=3116
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COMMENTI
7 settembre 2010 15:49 madison
"Dulcis in fundo ....si accetti un servizio di speakeraggio avaro di informazioni, quasi letargico per una settimana: che si è animato solo nell’ultima giornata per fare il tifo (sic!) a beneficio di un atleta di casa nei confronti degli altri concorrenti in pista. Ciò che, se sarebbe fors’anche apprezzabile e folcloristico in un circuito di contorno alla sagra del fungo porcino, nell’ambito di una rassegna tricolore rappresenta una nota sicuramente stonata."
Mi dispiace cari signori, ma oltre al grande sacrificio dell'organizzazione, peraltro senza lacune, il lavoro degli speaker, sia Bertolotti che quello locale è stato degno di un Campionato Italiano, forse più dell'impegno e della professionalità profusa da alcuni corridori che vivono e sono lautamente stipendiati per correre (solo in pista) poche gare all'anno !!

Fiamme Azzurre? Ma x favore...
7 settembre 2010 16:14 luciano55
Questo "sfogo" è A DIR POCO fuori luogo.
Da questo articolo sembra che una gara importantissima e spettacolare, con atleti di fama internazionale, sia stata bistrattata per far spazio a dei bambini.
Ebbene, da grande -e sofferente- appassionato di pista, vi dico che ho guardato molto più volentieri la corsa a punti Juniores in diretta Tv che l'americana open, che purtroppo è stata comunque trasmessa in differita, risultando uno degli spettacoli PIù SQUALLIDI offerti dal ciclismo su pista in televisione: 6-7 copie in gara, una miseria, con atleti -molti dei quali stipendiati dallo stato, e non si sa perchè- che alle gare internazionali non riescono manco a entrare nei primi 10. Una "gara" che sembrava piuttosto un allenamento, per di più con una palese parvenza di combine (ma questo è un altro discorso, ancor più squallido).
Ebbene, meno male che i campionati italiani open sono stati accorpati a quelli giovanili -dove almeno lo spettacolo, e l'agonismo sano, ci sono stati-, altrimenti non so proprio a chi sarebbero serviti.
E poi hanno pure il coraggio di lamentarsi degli speaker... ma per favore, andate a lavorare anzichè campare con i nostri soldi per 2-3 gare all'anno di cui NON IMPORTA NIENTE A NESSUNO


bravi, ma all'estero ...
7 settembre 2010 16:19 velenoso
Sarebbe stato veramente grave se questi signori non avessero vinto qualcosa all'italiano, dal momento che sono gli unici ad essere LAUTAMENTE PAGATI DAI CONTRIBUENTI per correre in pista. A livello internazionale continuano a non vedere le posizioni di vertice, almeno, in Italia qualcosa vincono !

ridicoli
7 settembre 2010 16:37 defe91
fare i piangini per aver fatto vedere in diretta una gara juniores, dove almeno si dannano l'anima in corsa a differenza degli elite che paghiamo noi! a livello internazionale vanno in vacanza anzichè gareggiare visto che la maggior parte delle volte gli italiani non entrano neanche in finale..

Il vero problema non sono i Gruppi Sportivi militari!
7 settembre 2010 17:26 Bartoli64
Quella degli atleti che gareggiano regolarmente stipendiati da Corpi dello Stato è una diatriba, spesso inutile, che si trascina da anni senza avere un sbocco reale sul problema.

E’ oltremodo vero che ci sono atleti che “tirano a campare” ricoprendo il proprio ruolo di atleta-militare perché la concorrenza a livello nazionale è quella che è, così com’è vero che senza i Corpi militari molte discipline sportive sarebbero pressoché scomparse dal panorama sportivo italiano, questo semplicemente perché altri sport hanno praticamente “monopolizzato” il campo.

Sapete quanti Campioni (parlo Campioni con la “C” maiuscola) sono usciti dai Corpi militari?

Siamo sicuri che gente come Thoeni, Rossi, Fabris, Zoggeler e chissà quanti altri, sarebbero mai diventati Campioni Olimpici o Campioni del Mondo se non ci fossero stati i vari Gruppi Sportivi militari?

In un Paese come il nostro, dove fare lo sport ad un certo livello e non, è una cosa che non certo tutti si possono “finanziariamente” permettere (e noi che facciamo ciclismo ne sappiamo qualcosa) mi sapreste dire se questi atleti - di valore assoluto - avrebbero mai trovato gli sponsor adatti per emergere? Io ne dubito fortemente.

Ci sono Corpi Militari e di Polizia che hanno dato lustro all’Italia consentendo al ns. Paese di vincere medaglie importantissime, certo……. dietro un’impresa sportiva c’è sempre uno sforzo finanziario che qualcuno deve sostenere (in questo caso i contribuenti) ma cosa vogliamo fare? Un referendum per abolire i Gruppi Sportivi militari? Vogliamo lasciare tutto lo sport italiano nelle mani ed al “buon cuore” dei privati? Ma per favore!

Per quanto riguarda la F.C.I. non penso che le Fiamme Azzurre abbiano poi tutti i torti.

Ma cosa ha fatto la Federazione per salvaguardare la pista in tutti questi anni? NIENTE!

Ma avete letto il comunicato che il Presidente Di Rocco ha fatto diffondere all’indomani della chiusura degli Assoluti di Mori? Leggetelo, è su TUTTOBICI.WEB.

Non ha fatto altro che riempirsi la bocca di numeri (ha fatto inserire anche quanti kg. di ragù sono stati serviti durante le competizioni) segno evidente che quando non si hanno argomenti seri da proporre ci si salva in corner con le cifre, nel vano tentativo di nascondere una realtà che vede la pista italiana ridotta ad una nullità.

Alcune sere fa mi è capitato di vedere un documentario sulle Olimpiadi di Roma 60 con le vittorie di Gaiardoni, di Beghetto e Bianchetto, che nostalgia……..

Quando la pista italiana tornerà a quei fasti finché sarà nelle mani di questa gente?

NON SAPEVO
7 settembre 2010 17:30 jaguar
Non sapevo che su questo blog c'erano tanti esperti di ciclismo su pista ....fino ai particolari più riposti di una società!!!!!ma complimenti......e mi chiedo ma è possibile che tutte le colpe sono delle Fiamme Azzurre? il dubbio mi nasce conoscendo le perfomance, non sempre esaltanti, della Federazione....infatti dove è andato a finire il ciclismo italiano?.....ah però dimenticavo...... forse la colpa è di Riccò!!!!!!

camp.italiani
7 settembre 2010 17:56 gilbert
Purtroppo vincere un titolo italiano in pista non conta niente, questo lo sanno benissimo gli atleti stipendiati dallo Stato, ma vanno bene così anche perchè su strada purtroppo per loro la carriera è gia' terminata

x Bartoli64: siamo sicuri che...
7 settembre 2010 18:25 luciano55
Caro Bartoli64, apprezzo la tua disamina, e concordo sul fatto che certi atleti da te citati -appartententi a sport come canottaggio, pattinaggio sul ghiaccio, slittino ecc-, senza i corpi militari probabilmente sarebbero rimasti sconosciuti.

Quindi posso anche essere d'accordo con te sul fatto che sport-corpi militari statali sia un abbinamento necessario per certi SPORT MINORI.

Ma qui stiamo parlando di CICLISMO, il secondo -o terzo- sport del nostro paese.
Stiamo parlando di uno sport dove il PROFESSIONISMO esiste ECCOME, dove, chi lo merita, gudagna CIFRE IMPORTANTI, e dove un corridore di medio livello guadagna 25mila euro (che se non sbaglio è il minimo x un tesserato da squadra professionale).
Ebbene, questo per dire che, CHI LO MERITA, una squadra -NON STATALE- ce l'ha eccome.
Quelli delle Fiamme Azzurre, con tutto il rispetto, sono corridori di rango elevato? A giudicare dai loro risultati, purtroppo, possiamo affermare tranquillamente di NO.

Allora perchè dobbiamo mantenerli noi??
E ti sembra giusto che, una volta tanto che 2 corridori "privati" (Chicchi-Viviani) hanno partecipato al campionato italiano, la Fiamme Azzurre Band si sia coalizzata tutta contro di loro??
Come dire "questa è la nostra parrocchia, la nostra mucchetta da mungere, lasciatela a noi e non rompeteci le scatole".

Siamo in Italia...

Letargico e tifoso
7 settembre 2010 18:58 steber
Spettabile Redazione,
chiamato in causa dall'articolo apparso sul sito della Polizia Penitenziaria riguardante il bilancio dei campionati italiani su pista di Mori, Vi inoltro mia la risposta già inviata in mattinata anche alla redazione del sito della Polizia Penitenziaria.
Grazie per l'attenzione,
Stefano Bertolotti

Ho letto con molto interesse il resoconto dei campionati italiani su pista di mori, intitolato “Ciclismo, in pista 10 titoli”, pubblicato sul Vostro sito.
Innanzitutto mi presento: mi chiamo Stefano Bertolotti e sono l’autore dello “speakeraggio avaro di informazioni, quasi letargico per una settimana”.
Premetto che se mai dovessi fornire delle giustificazioni dovrei farlo nei confronti di chi mi ha commissionato il lavoro, in questo caso gli organizzatori del campionato italiano, ma mi sembra giusto e doveroso chiarire la situazione.
Avete giustamente sottolineato l’intensità del programma delle gare che si è addirittura protratto per diverse ore fino a notte fonda; programma che si apriva alle 8,30 del mattino e che in due serate si è concluso alle ore 1,30… 17 ore dopo. Alcuni atleti e tecnici delle Fiamme Azzurre conoscono il mio modo di operare soprattutto nelle gare su pista; avrei voluto anch’io commentare le gare nello stesso modo in cui commento una sei giorni ma le circostanze non erano certo favorevoli ad un tipo di commento del genere.
Trattandosi di una prova di campionato (come avviene per i mondiali, manifestazioni nelle quali i portacolori delle Fiamme Azzurre vantano una notevole esperienza) il commento richiesto è solamente tecnico che non lasci spazio a valutazioni personali o ad entusiasmi (scelta discutibile anche da parte mia). Abbiamo passato intere mattinate seguendo le qualificazioni dei tornei della velocità e dell’inseguimento individuale, mattinate in cui non sono mai saliti in pista più di due corridori contemporaneamente. Non mi addentro in questioni tecniche, non ne ho le competenze, ma in queste prove gli unici dati di interesse per tecnici e addetti ai lavori sono i tempi, dato ormai quasi superfluo in quanto il cronometro nelle gare su pista è un’appendice delle mani dei tecnici che, grazie ad una notevole esperienza acquisita, si accorgono anche di errori di pochi millesimi nel cronometraggio. Detto questo tutte le informazioni sono sempre state date con tempestività e nel modo corretto a tal punto che in una settimana nessun tecnico ha mai chiesto di ripetere una sola comunicazione, cosa non da poco considerando che complessivamente sono state 73 le ore totali del programma. Proprio in virtù di questo non credo che le informazioni siano state “avare”.
Diverso sarebbe stato il discorso per le gare di “gruppo”.
Come ho già detto non ho le competenze tecniche per valutare l’andamento di una gara ne tantomeno per criticare l’operato di atleti o di chi li gestisce da bordo pista ma da appassionato di questo sport, pur sforzandomi, non sono riuscito a non essere “letargico” nelle gare dello scratch (open e omnium) e nella madison open con 7 (sic!) coppie partecipanti.
Non so fingere, forse la “letargia” che ho trasmesso è stata la stessa che è stata trasmessa a me dalle gare in questione. Questo comunque è un problema mio, un limite; avrei dovuto sottolineare con maggiore enfasi i cambi in testa al gruppo nello scratch, gli impressionanti recuperi dei portacolori delle Fiamme Azzurre, ai danni di atleti che lottavano per la conquista dei punti, in prossimità della linea d’arrivo negli sprint della madison.
Nella prima metà gara un corridore di un’altra squadra (che ha gareggiato in coppia con un portacolori delle Fiamme Azzurre), in modo particolare, ha lottato con grande tenacia e grinta in ogni sprint ma è sempre stato superato da un portacolori delle Fiamme Azzurre rimasto alla sua ruota fino a pochi centimetri dalla linea d’arrivo. Avrei forse dovuto sottolineare come quell’atleta ad ogni sprint, poco prima del traguardo si girava per controllare chissà cosa e veniva superato facilmente dalla maglia delle Fiamme Azzurre.
Avrei dovuto far notare al pubblico queste situazioni, è vero e mi scuso per la mancanza. Forse la stanchezza dei giorni precedenti mi ha giocato un brutto scherzo.
Per quanto riguarda invece il fatto che mi sono “animato solo nell’ultima giornata per fare il tifo (sic!) a beneficio di un atleta di casa nei confronti degli altri concorrenti in pista”, l’atleta di casa al quale fate riferimento è stato protagonista della corsa fin dall’inizio così come il portacolori delle Fiamme Azzurre che nella prima metà gara ha lottato con grande determinazione. Gli attacchi e i recuperi del portacolori delle Fiamme Azzurre e del proprio allenatore, fino a quando è rimasto in corsa per il primato, sono stati sottolineati in più occasioni con grande enfasi nonostante le migliaia di persone presenti al velodromo avessero solo occhi per l’atleta di casa; così come in più occasioni ho messo in evidenza la spettacolare condotta di gara di un altro atleta delle Fiamme Azzurre per la lotta per la seconda posizione. Probabilmente a causa del rumore prodotto di derny e dal pubblico per incitare l’atleta di casa ormai irraggiungibile, nelle fasi finali l’enfasi per evidenziare la lotta per la medaglia d’argento è stata scambiata per tifo.

Sperando di aver chiarito la situazione Vi rinnovo i miei complimenti personali per i prestigiosi risultati ottenuti ed esprimo la mia ammirazione per tutto quello che fate per il ciclismo. Grazie.
Cordiali saluti.

Stefano Bertolotti

Squadre militari
7 settembre 2010 19:06 velo
Cessato il periodo delle compagnie atletiche (molti correvano i tipi pista o le serali per il punteggio) senza questi intrighi facevano il militare di leva. Per la pista e il fuori strada è il nuovo polmone sono i vari corpi dello stato (la FCI non paga più il gettone per i probabi olimpici) questi atleti gareggiano con uno stipendio e un lavoro per il domani dite poco! Vi ricordate il gruppo Forestale perchè vincevano sempre, innanzitutto avevano le piste e questo non è poco tecnici come Valentini e le specialità non le hanno cancellate dai vari campionati. Se non ci fosse questo sbocco addio alla pista.

x Velo
7 settembre 2010 19:18 madison
Scusate, non ho trovato in rete nessun programma che traduca in Italiano quello che ha scritto il sig. "velo", c'è qualcuno che conosce l'idioma in questione e lo traduce anche per noi ignoranti?

Madison
7 settembre 2010 19:46 velo
Scusi sono anziano e non ho molta dimestichezza con il PC.
Volevo dire che è un bene che ci siano le squadre militari, sono uno sbocco per gli atleti che gareggiano in sport poveri, nel caso nostro la pista e il fuoristrada.

Bartoli64 risponde
7 settembre 2010 23:35 Bartoli64
Caro Luciano 55,
ti dici daccordo con la mia disamina ma poi, permettimi, mi porti paragoni che poco hanno a vedere con la realtà.

Innanzi tutto una cosa è il ciclismo su strada, un altra (tutta diversa) è il ciclismo su pista e il ciclismo su pista non è davvero il 2° o 3° sport in Italia (forse sarà il 20° o il 30°, semmai).

Con questo voglio dire che alle squadre private, il più delle volte, importa poco o nulla della pista e anche chi realmente vale sa bene che non potrà mai far cassa SOLO con quella specialità.

Chicchi e Viviani hanno potuto correre perchè la loro società glielo ha consentito, ma quante squadre prof. sono così sensibili alla pista? Molto poche.

Quanto al gioco di squadra cosa posso dirti. Prova, anche nei dilettanti, ad essere un buon corridore e a scontrarti coi mega-squadroni..... ti fanno una testa così di scatti fino a che non scoppi!

La Penitenziaria difende il proprio orticello? E cosa dovrebbero fare? Dire ai prof. "prego accomodatevi che vi abbiamo tenuto calda la pista"? Via!

fatemi capire ...
10 settembre 2010 12:51 halfback
Premetto che non sono un appassionato di ciclismo. O almeno: lo sono stato, ma ora sono completamente disamorato per le continue vicende giudiziarie che investono le corse su strada.
Però sono ancora attaccato alla pista, per il grande passato olimpico e mondiale degli azzurri.
Per questo ho letto con attenzione il resoconto delle Fiamme Azzurre e mi pare proprio che il titolo del blog sia sbagliato: non “Le Fiamme Azzurre attaccano la federazione”, bensì “Le Fiamme Azzurre hanno a cuore le sorti della pista italiana”. Se quello che è riportato nel pezzo è storicamente vero, e non mi pare che nella sostanza sia stato contestato da nessuno se non nelle posizioni personali dello speaker, allora è assolutamente necessario che questa discussione venga portata sul tavolo di competenza. Per curiosità sono andato a leggere anche il comunicato federale dui Campionati di Mori e lo stile è quello classico: “Tutto va bene, Madama la Marchesa”. Poiché non mi pare che le cose stiano così, allora è del tutto legittimo che le Fiamme Azzurre vogliano chiarire le loro posizioni in un settore nel quale a loro dire hanno investito molto.
Tra l’altro, mi pare che abbiano portato ai Campionati due campionesse del mondo su strada e una bicampionessa italiana dimostrando di tenere a questa vetrina: non mi pare che i club privati, così lodati su queste pagine, abbiano fatto altrettanto.
Ultima chiosa: mi pare che gli ultimi tre titoli mondiali della pista azzurra siano arrivati proprio dalle Fiamme Azzurre (due, di Vera Carrara 2005 e 2006) e dalla Forestale (Giorgia Bronzini nel 2009): ci vuole un bel coraggio a contestare l’impegno dei Gruppi Sportivi militari in questo settore bistrattato delle due ruote. Non conosco le motivazioni reali di certe posizioni contestatarie, ma mi paiono davvero miopi in rapporto alla realtà della situazione.


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