| 11/03/2009 | 15:16
Si susseguono le informazioni sul caso Da Ros. Dieci gli arrestati oltre al ciclista: si tratta di Giovanni Paolo Facchi, 45 anni, Pierangelo Colelli, 40 anni,
Volodymyr Bushchyk, 41 anni, Vito Angelo Guerrieri, 33 anni, Davide
Lucato, 29 anni, Stefano Marchesi, 42 anni, Fabrizio Pendesini e
Leopoldo Romano, entrambi 37 anni, Walter Vaghi, 41 anni, e Antonio
Verde, 45 anni.
Oltre
a Gianni Da Ros, c'è un altro ciclista professionista indagato: lo ha annunciato nella sua ultima edizione il GR di RadioRai. In
tutto, sono 59 le persone iscritte nel registro degli indagati. A
quanto si apprende, l'altro atleta professionista avrebbe ricevuto le
sostanze proibite dal suo compagno arrestato. Quest'ultimo è accusato
sia del possesso che dello spaccio dei prodotti dopanti. Tra le abitazioni perquisite, anche quelle di due ciclisti dilettanti, ex compagni di squadra di Da Ros.
Come
è stato spiegato in conferenza stampa, altre due persone sono state
colte in flagranza perché trovate in possesso di un ingente
quantitativo di sostanze anabolizzanti. Per uno dei due il gip ha
disposto solo l'obbligo di firma mentre l'altro, di intesa con la
Procura, è stato fermato. Per quanto
riguarda il giro di affari legato a questo traffico di sostanze dopanti
si parla di diverse centinaia di migliaia di euro. Il comandante dei
Nas di Milano, il capitano Paolo Belgi, oltre a sottolineare che il
fenomeno è diffusissimo, ha sottolineato che queste sostanze ''danno
problemi cardiaci, al sistema scheletrico, renale, nervoso centrale e
così via. Inoltre l'assunzione di un ormone blocca la produzione
naturale creando così una sorta di dipendenza''.
Al
telefono, nelle conversazioni intercettate, gli indagati nell'ambito
dell'indagine che ha portato a 12 arresti per doping, si riferivano
alle sostanze domande con curiosi nomignoli, come "bestia", "ballerino
di break dance", "ballerino che trema", "cd masterizzato", "superman",
e con nomi di donna e uomo, tra i quali "Vittorio", "Vanessa". Nomi a
cui corrispondevano le diverse identità dei venditori dei prodotti. I
farmaci venivano prescritti da un medico inesistente, che non è
risultato in alcun albo, e le ricette fasulle erano poi presentate ai
farmacisti che consegnavano agli indagati prodotti in grado di causare
danni molto gravi alla salute, tra cui problemi cardiocircolatori, al
sistema scheletrico, al sistema nervoso centrale, tumori e infarti.
L'inchiesta, partita anche grazie a un servizio andato in onda nel
programma televisivo "Le Iene" del 7 marzo scorso, si è avvalsa di
numerose intercettazioni telefoniche.
"Le
conversazioni intercettate - spiega il procuratore aggiunto Nicola
Cerrato, che ha coordinato l'indagine - protratte per mesi sono state
decisive". In una di queste telefonate, un indagato riferisce a un
altro il suo timore di essere stato visto da un poliziotto, mentre
avveniva una consegna delle sostanze vietate. Proprio grazie alle
intercettazioni, sarebbero stati provati 12 passaggi degli articola
dopanti tra gli indagati.
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