Ci sono tutti i passi di montagna del mondo. E poi c’è lo Stelvio. 48 tornanti di sofferenza e beatitudine. Ogni giorno centinaia di ciclisti superano il cartello “Prato allo Stelvio” e hanno davanti 25 chilometri e 400 metri al 7,25% di pendenza media e soprattutto 1.842 metri di dislivello con arrivo a 2.758 metri, altitudine più adatta allo sci che alle due ruote. Ma lo sforzo diventa sempre meno intenso col passare dei chilometri per il motivo più semplice: quella strada è probabilmente la più bella del pianeta. Talmente speciale da avere il potere di cambiare la vita di chi riesce a vedere il mondo da lassù. L’autore racconta la sua impresa in prima persona, descrivendo la salita con i racconti della piccola tribù dell’Hotel Zentral, i romagnoli innamorati della bici, le perle di nonna Alba, la veranda sotto la quale scattò il Pirata e i dialoghi immaginari con il genio che ha disegnato il versante altoatesino: l’ingegner Carlo Donegani, “il progettista dell’impossibile”.
Stefano Scacchi, nato a Novara nel 1973, giornalista, lavora a Repubblica, Tuttosport, Avvenire e Guerin Sportivo. Ha scritto Gli sciuscià del pallone (Sedizioni, 2007) premiato dalla critica al Bancarella Sport, Il cercatore d’oro nell’antologia Ogni maledetta domenica (Minimum Fax, 2010) e Da Porta Romana al Bernabeu (Paper Project, 2013).
Ediciclo Editore
formato 13x20 cm
pag. 160
Euro 14,50
isbn 978-88-6549-059-4
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