Basso: pronto a stupirvi

CANNONDALE | 03/03/2013 | 09:24
Il via della nuova avventura della Cannondale, nata da una costola della Liquigas, come ebbe modo di dire il presidente Paolo Dal Lago, è avvenuto nel luogo della finzione per eccellenza: Hollywood. Per la precisione negli studios della Para­mount, la major californiana, location voluta espressamente da Bob Bur­bank, il numero uno di Cannondale. Ma i ragazzi di Roberto Amadio e Stefano Zanatta quest’anno vogliono fare maledettamente sul serio. Altro che fiction.
Niente trucchi e niente inganni: «Solo effetti speciali», dice sorridente e sereno Ivan Basso, l’uomo di riferimento, di raccordo, ma anche in più di questa giovane squadra, che si appresta a vivere una nuova ripartenza.
«Esatto, si tratta di una ripartenza in piena regola, perché il gruppo è solido e consolidato, la struttura è quella di Liquigas e noi ci conosciamo da tem­po. Cambiamo solo un po’ i colori della maglia, abbiamo uno sponsor nuovo e ambizioso come Cannondale, ma poi l’anima è sempre la stessa.  Come ama dire Bob Burbank, i nostri verbi sono enjoy e fan: godere e divertirsi. Godete il ciclismo e divertitevi, questa è la no­stra mission».
Tu sei anche l’ambasciatore italiano in America, visto che parli discretamente be­ne anche l’inglese…
«Ma alla fine dell’anno vedrai, che non sarò il solo a parlarlo. Ho chiesto ai miei compagni di squadra di fare uno sforzo. Quando siamo assieme, cerchiamo di parlare in inglese. Serve per fare gruppo, divertirci, diventare ancora di più squadra. Chi sa l’inglese imparerà qualcosa della nostra lingua e noi dobbiamo fare altrettanto».
Ivan, come ti senti alla vigilia di questa nuova stagione, la quindicesima?
«Molto bene. Sono soprattutto sereno, e spero di proseguire su questa strada, senza incidenti di percorso. Ai primi di gennaio ho perso due/tre giorni di allenamento a causa dell’influenza. Sono tornato dalla California e mi sono am­malato, ma questo fa parte del gioco e fa pure bene, perché ammalarsi serve all’organismo per rigenerarsi. Quello che chiedo è non cadere, non farmi male, come mi è capitato nelle due ultime stagioni. Ecco, ci tengo subito a di­re una cosa: le ultime due stagioni non esattamente esaltanti per il sottoscritto non sono colpa della preparazione sbagliata, ma di una serie infinita di contrattempi. Se quest’anno avrò la fortuna di non avere intoppi, sono convinto di poter recitare ancora una buona parte».
Sei tirato e in forma come sempre, il tuo rigore invernale è conosciuto e riconosciuto da tutti.
«Sono un professionista, e questo credo che me lo riconoscano tutti. Ecco, a tale proposito ci tengo a dire una cosa: io non sono il punto di riferimento di questa squadra perché sono il più anziano ed esperto, ma lo sono perché i ragazzi me lo riconoscono, e non da oggi. Anche Vincenzo (Nibali, ndr) guardava me come punto di riferimento per poter imparare qualcosa. Tra noi due c’è sempre stato uno scambio reciproco di consigli. Io non ho mai messo i panni del leader: o uno è un riferimento o uno non lo è. Ecco, io sento di esserlo da diversi anni per quello che ho fatto e per come l’ho fatto. Come dicono gli inglesi: lead by example. Ec­co, io devo dare l’esempio. Dopo la mia squalifica io ho fatto un certo percorso, ho fatto un patto con mia mo­glie, con la mia famiglia, con la mia squadra, ma soprattutto con me stesso: si cambia registro. Trasparenza e rigore sono le mie parole d’ordine. Lead by example, essere da esempio per tutti. Lavorare sodo e con impegno per il raggiungimento dei risultati. Questo è quello che io voglio da me stesso ed è giusto che tutti abbiamo lo stesso ap­proccio con questo sport».
Una cosa da non buttare via del 2012…
«La mia vittoria alla Japan Cup. Come ti ho detto la mia stagione è stata mol­to travagliata e le cose non sono andate esattamente come avrei voluto. Per questo, purtroppo, mi sono anche mol­to massacrato mentalmente, perché io sono molto orgoglioso ed esigente, poi ad un certo punto la mia mente è riuscita a liberarsi e ho gettato alle ortiche le negatività. Un ruolo importantissimo l’ha avuto Roberto Amadio, che ormai mi conosce molto bene e mi sti­ma parecchio: “Ivan, quando la smet­ti di tormentarti, tu non devi dimostrare niente a nessuno, men che meno al sottoscritto”. Parole che sono state la chiave di tutto. Tanto è vero che mi so­no sbloccato e sono andato in Giap­pone dove sono riuscito a vincere con forza e prepotenza. Credetemi, nes­suno ti regala niente, neanche la Japan Cup, per questo io considero quella vittoria importante. Per questo io ri­parto da lì».
Del 2012 cosa butti.
«Il Giro. Ero partito con grandi ambizioni, avevo chiesto moltissimo a me stesso e tantissimo ai miei compagni di squadra. Sullo Stelvio sono saltato per aria. Valori non da Ivan: 350 watt, quan­do io solitamente sono sui 400/440. Come ti ho detto ero bloccato di testa».
Ti spiace aver lasciato lo staff del Centro Mapei?
«È stata una scelta molto difficile ma obbligata. Ne ho voluto prima parlare con tutti, dalla vedova di Aldo Sassi al presidente Squinzi. Ma se sono a tutti gli effetti il punto di riferimento della Cannondale è normale che io sposi tutto il progetto, anche quello della preparazione. E come ti ho detto non è certo colpa di Andrea Morelli se le cose non sono andate come speravo. Quella è solo colpa mia, che non sono stato bravo a contrastare le negatività. In allenamento ero un fenomeno e in corsa uno dei tanti. Questa era la cosa brutta».
Come mai hai deciso di andare ad allenarti a Valencia?
«Perché a Cassano Magnago, come in tutta la Lombardia, l’inverno è inverno. Stefano (Garzelli, ndr) mi ha ospitato a casa sua e io non me lo sono fatto ripetere due volte. Sono venuti anche Ma­rangoni e Viviani e abbiamo svolto un buonissimo lavoro che sono certo darà i suoi frutti».
Sai che al Giro potrebbe esserci anche Contador?
«Meglio così. Più campioni ci sono, meglio è. Una cosa è certa: io non avrò il peso della corsa. Quello lo lascio volentieri agli altri. Io ho già dato e avete visto la fine che ho fatto».
Cosa pensi di Nibali?
«Che è un grande corridore e può ancora migliorare. Per noi è una grande perdita, ma sia io che i miei compagni siamo pronti a fare la nostra par­te. Moreno Mo­ser è un ta­lento, Elia Vi­viani lo co­noscete già, Pe­ter Sa­gan non ha più biso­gno di pre­sen­tazioni, tutt’al più di conferme. E poi ve­dre­te Da­­mia­no Ca­ru­so: non so se di­ven­te­rà un cam­pio­­ne, ma di una cosa sono certo, la sua collocazione in mez­zo al gruppo è molto più alta di quella che è attualmente. Lui ha stoffa da vendere e que­­st’anno ha lo spa­zio giu­sto per po­terlo dimostrare».
Wiggins o Contador?
«Due grandissimi, ma Alberto è più gran­de. Per me molto più grande».
Quale è il tuo programma di inizio stagione?
«A Camaiore l’esordio. Poi Parigi-Niz­za e Criterium International. Quindi stacco per sostenere un  mini-ritiro sul Teide, poi riprendo con il Giro del Trentino e il Giro di Romandia prima del Giro».
Hai già preso nota per i sopralluoghi?
«Assolutamente sì, anche se mi sono accorto che è più importante riposare anziché andare a visionare le tappe. Non voglio togliere troppo tempo al riposo, per questo non impazzirò se non vedrò di persona tutto. Oggi con la tecnologia si può ovviare a tante cose».
Cosa ti ha lasciato la vicenda Armstrong?
«Io sono il meno indicato a parlare. Co­sa dovrei dire? Fare la morale a Lance? Io posso solo dire questo: io ho toccato il fondo e quando uno tocca il fondo o sprofonda o riemerge solo per essere migliore. Come ti ho detto prima, io a Baveno, il giorno della mia presentazione alla stampa in maglia Liquigas, ho detto certe cose. Io lì so­no rimasto. È un patto. Un impegno. Io spero e auguro a Lance di non spro­fondare e di avere la forza di rialzarsi, riabilitarsi e diventare un uomo migliore».
Sai che dalle intercettazioni di Totò Riina (due pagine su La Repubblica) è saltato fuori anche il tuo nome? Alla G si parlava di Giro d’Italia. Si legge: “Il giro d’Italia me lo seguo sempre, io spero sempre in Basso. Però c’è questo Contador. Min­chia, è troppo forte”. Totò Riina (trat­to dai verbali e dalle intercettazioni ambientali di vent’anni di detenzione).
«Beh, anche in Totò Riina si può trovare qualcosa di buo­no…».
Senti Ivan, non ti è mai venuta l’idea di cambiare squadra?
«Non ti nego di aver avuto diverse ri­chieste per andare via, ma io ho un ob­bligo morale con il nostro presidente Paolo Zani, che prima ha accettato con Dal Lago di darmi una nuova possibilità e poi l’anno scorso ha garantito un fu­turo al gruppo della Liqui­gas».
A proposito, cosa significa per te Paolo Zani?
«È una persona eccezionale. Noi tutti dobbiamo essergli grati per quello che ha fatto e sta facendo. In un momento molto delicato, senza nemmeno uno sponsor, ha detto: “Garantisco io”. Poi è arrivata Cannondale e il discorso è proseguito, ma lui ha fatto prima qualcosa di molto importante. Poi cosa vuoi che ti dica, tra me e lui c’è un rapporto bellissimo, di stima reciproca. È il nostro presidente. È il nostro primo tifoso. È il nostro punto di riferimento, la nostra stella polare. Per me è fon­da­mentale: cosa c’è di meglio di godere della stima del tuo dato­re di la­­vo­ro? Cre­do niente».
Un grande rap­porto c’è anche con Ro­­ber­to Ama­dio…
«C’è con tut­ti, que­sto grup­po è una fa­miglia, una bellissima famiglia. Per me Rober­to è una persona speciale. Ne­gli anni il rapporto si è fatto sempre più bello, più profondo e sincero».
Ti piacerebbe un giorno lavorare al suo fianco?
«Tra persone che si rispettano e si stimano può succedere di tutto. Per me poter lavorare al suo fianco sarebbe un grande motivo di orgoglio».
Ivan, tu punterai tutto sul Giro. E gli altri?
«Io cercherò di fare il guastatore. Di pretendenti alla maglia rosa ce ne sono davvero parecchi e io ho la possibilità con Damiano (Caruso, ndr), di giocare di rimessa, di giocare con la fantasia. Ma io spero di disputare anche una buona Vuelta, altro obiettivo inserito nel mio personalissimo calendario, che dovrebbe portarmi ad avere una buona condizione in vista dei Mondiali di Fi­renze. A tale proposito un rigraziamento va anche al nostro presidente Di Roc­co: grazie di aver levato il veto a chi aveva avuto in passato squalifiche superiori ai sei mesi. È un atto di fiducia nei nostri confronti, e io non posso che essergliene grato. Tornando al Giro, ci sarà anche il debutto di Elia (Vi­viani, ndr): con lui abbiamo una freccia in più al nostro arco. Alla Sanremo, invece, schiereremo il trio delle meraviglie: Peter Sa­gan, Moreno Moser ed Elia Viviani. Tre corridori che possono fare quello che vogliono. E se avremo un pizzico di fortuna… Alle Ardenne, invece, punteremo su Moreno che farà anche il suo esordio al Tour. Andrà a respirare l’aria, a capire che tipo di corsa è. Ci andrà con la leggerezza e l’in­co­scienza del debuttante, ma uno come lui può fin da subito fare molto bene. In Francia ci saranno anche Sagan e Caruso. Anche in questo caso Damiano avrà la possibilità di far vedere di che pasta è fatto. Ha i numeri per essere un grande corridore: e quest’anno deve farlo vedere».

di Pier Augusto Stagi, da tuttoBICI di febbraio
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COMMENTI
Dire cosa..................
3 marzo 2013 10:12 SERMONETAN
Di come si evade dai controlli antidoping.
Prima di LA VERITA' DEI TUOI 20 ANNI TRASCORSI,COMINCIANDO DAL TUO MASSAGGIATORE RUSSO.................................E POI NE RIPARLIAMO

Solita
3 marzo 2013 16:27 Fra74
intervistitina...mi spiace, Dott. Stagi, mi ha deluso..."solite domande", "solite risposte"...perchè non chiedere ad Ivan Basso cosa ne pensa del ciclista FILIPPO SIMEONI? Perchè non chiedergli perchè le sue sacche di sangue erano da Fuentes? Perchè non chiedergli del fatto che l'allora LIQUIGAS non rispetto il patto di ingaggiare uno squalificato per doping? Beh...un'altra occasione persa...
Francesco Conti - Jesi (ANCONA).
Dott. Stagi, in attesa di una sua risposta, La saluto.

x fra74
3 marzo 2013 17:05 SERMONETAN
Sono stati compagni di squadra.mi dispiace per te Conti che sei un suo estimatore,ma la verita' di comee stanno le cose la so io.oggi sono 10 anni che ho picchiato di brutto un fornitore di Simeoni ,perche' gli ha fregato con l'inganno 1000 euro e mi ha messo in mezzo dicendo che le medicine che gli aveva procurato io ci avevo mandato i C C. e gli avevano sequestrato tutto.morale della favola ci ho rimesso 12000euro di processi.
E' tutto documentato ai NAS di Latina

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