GIRO INCATENATO

FIGURE E FIGURINE | 31/05/2014 | 18:42
di Angelo Costa

«Grande Giro di Merda»: è l’affettuosa cartolina di saluti di Kenny Dehaes, velocista belga, che in gara aveva il numero 113. L’ha cinguettata dopo esser finito fuori tempo massimo nella crono sul Grappa: non si può dire che l’abbia presa bene. Colpa della catena: durante la gara, gli si è rotta due volte. Non avendo al seguito l’ammiraglia, ha tentato di arrangiarsi: a un impietosito tifoso che gli ha suggerito di chiamare il 113, ha risposto secco ‘non posso: sono io’. Niente da fare: il ritardo finale gli è costato l’esclusione. E lui si è definitivamente scatenato.

Cacciato da un Giro che voleva concludere a Trieste, Dehaes ha messo al bando educazione e stile: anche in albergo gli è scesa la catena. Ha preso il telefonino a due mani e si è attaccato a Twitter: «Mi avete trattato come un animale sul Gavia e sullo Stelvio e ora mi mandate a casa dopo che mi si è rotta due volte la catena», ha scritto in inglese. Completando l’opera in italiano: ‘Grande Giro di Merda’. Confermata una consuetudine: le prime cose che uno straniero impara nel Paese che frequenta sono le parolacce.

Confermata anche una tradizione: nella storia della pittura fiamminga, c’è anche un De Haes, artista di fine Ottocento con tendenze realiste. E’ realista anche il suo quasi omonimo, ma usa il pennello in un altro modo.
Bye bye Dehaes, corridore di una squadra incapace di declinare il verbo che porta sulla maglia: Lotto. In realtà, si tratta di una lotteria: anche il loro Giro lo è stato. Fedeli allo sponsor, hanno rispettato pure il secondo finanziatore, che produce energia solare: in una corsa accompagnata da pioggia, neve e grandine, non sono mai stati capaci di ricaricarsi. Hanno comunque dimostrato di esser squadra: alla notizia della cacciata di Dehaes, fermato da un guaio meccanico dopo aver superato tutte le intemperie, si sono subito ribellati. La classica reazione a catena.

Non c’è buon senso che tenga: grazie a una giuria strabica, Dehaes si è ritrovato fuori dal Giro. Prima di andarsene, ha lanciato uno sguardo di odio a un cartellone che pubblicizzava una catena di supermercati e ha quasi messo le mani al collo al padrone dell’albergo. Che, stupito, ha spiegato: «Non so cosa gli sia venuto in mente. Siccome il mio cane abbaiava, gli ho solo detto: non si preoccupi, è alla catena».

La frase del giorno. «Ciccio, c’è anche la tua Ciccia». (Alessandra De Stefano al Processo Rai tratta Uran come il suo macellaio).
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COMMENTI
31 maggio 2014 19:09 Line
per una rottura di catena cacciato il corridore a 2 gironi dal termine ?
Grande giuria
ennesimo sbaglio

odiosa
31 maggio 2014 21:09 paree
Con le sue battute pensa di essere simpatica ma è di un odioso urticante, la peggiore l'ha sparata ieri con pozzato dicendo che è il suo preferito, ma i telecronisti ed opinionisti non dovrebbero essere imparziali???

bravo Costa
1 giugno 2014 00:27 filos71
Sei riuscito a non essere simpatico nemmeno stavolta

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