Arriva dalla terra del Papa venuto da lontano:
sarà per questo che Rafal Majka va in Giro vestito di bianco. Non è in
odore di santità come Wojtila, né aspira ad esserlo: a lui basta essere
in odor di maglia rosa. Settimo un anno fa al debutto, si è ripresentato
dicendo di puntare molto in alto: siccome lo ha fatto sapere nei giorni
della beatificazione del celebre connazionale, c’è stato pure chi gli
ha dato del megalomane. A 24 anni, ha tutte le carte in regole per
farcela: a vincere il Giro, non a diventar santo. E’ giovane, va forte
su tutti i terreni: oltre che polacco, è un po’ cronoman e un po’
scalatore.
Majka è diventato in fretta il più popolare dei
ciclisti di casa sua: ha il vantaggio di avere un cognome più facile da
pronunciare rispetto a Kwiatkowski. E’ cresciuto in Italia, dove a
segnalarlo è stato un connazionale che già correva qui, Tomasz
Marczynski, noto soprattutto come codice fiscale. Oggi vive e si allena
in Toscana, dove nel tempo libero coltiva le sue passioni: gli piacciono
le auto, le donne e i cellulari, non necessariamente in quest’ordine.
Grande osservatore di vetrine, è stato selezionato per il Giro solo dopo
che gli organizzatori hanno rivelato il percorso: decisivo il fatto che
in questa edizione non ci sono partenze dagli outlet.
A dispetto
della giovane età, ha le idee molto chiare: ‘Non mi pongo limiti’. E’
un concetto che dal primo giorno applica in modo globale: a tavola
devono portarlo via altrimenti andrebbe avanti per ore, al mattino
devono svegliarlo perché tirerebbe dritto fino all’una. Se entra in un
negozio, è capace di uscirne con ogni genere di prodotto. Nella sua
squadra fin qui non hanno fatto che ripetergli di non spendere troppo e
di tenersi tutto per l’ultima settimana. Per questo non vede l’ora che
arrivi: non pensa alle montagne, ma a ciò che può combinare nel giorno
di riposo.
Per averlo pronto nella fase decisiva, la Tinkoff lo
ha monirato durante la corsa, sottoponendolo ad ogni genere di test. A
Montecassino, dove è finito a terra con mezzo gruppo, prima gli hanno
fatto trovare una bici senza sella, poi gli hanno dato quella di un
compagno più alto, infine quella di uno più basso: ciclismo no limits.
‘Non ho paura di nessuno’, ripete dalla partenza di Belfast. Ma qualche
sera fa in albergo ha vacillato: mentre raggiungeva la sua camera, si è
visto sbucare dal buio la faccia scura e triste di Quintana. Non lo ha
detto a nessuno, ma da quel giorno non fa che ripetere: ‘Non ho paura di
nessuno, tranne uno’.
La frase del giorno. «Battaglin è stato
molto bravo». (Dario Cataldo, battuto negli ultimi metri, conferma che si
può perdere una tappa, ma non il fair play).
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