CONTADOR. «Cerco nuove sfide, voglio il Giro»

PROFESSIONISTI | 01/12/2014 | 07:20
Le motivazioni fanno tanto, più di quanto si pensi. Capita così che un corridore, il mi­gliore degli ultimi anni almeno stando al palmarès, decida di rinunciare ad un avvicinamento collaudato alla gara più importante del mondo e rivoluzionare tutto.
«Nel 2015 il principale obiettivo è il Gi­ro d’Italia» così aveva annunciato Al­berto Contandor nella conferenza stampa di presentazione del suo evento in Valtellina lo scorso mese di settembre. Una notizia giunta inaspettata, per certi versi scioccante e all’apparenza di difficile comprensione. Sarà perché ab­biamo vissuto la generazione di Le­mond, Indurain, Armstrong e Schleck, tutta gente che ha sempre messo il Tour de France al centro delle proprie attenzioni, tralasciando o quasi il resto del calendario internazionale.
Alberto no, è uno che sa sorprendere, basta vedere cosa si è inventato in questo 2014 dove è passato dalla barella, il 14 luglio dopo la caduta nella decima tappa del Tour, alla gloria di Madrid dove, 60 giorni più tardi, ha conquistato la Vuelta.
«Il 2014 è andato molto bene se guardo i risultati - racconta sereno il campione di Pinto -, meno se penso al mio obiettivo principale. Nibali ha vinto il Tour e per questo è il numero uno in questo momento. Chi vince ha sempre ragione. La strada ha dato il suo verdetto ed è inutile pensare a come sa­reb­bero andate le cose con me e Froo­me in gara».
Fino a qui il passato. Alberto è un campione e ha già voglia di nuove sfide. Guarda da tempo al 2015. Ai primi di novembre le vacanze e poi direzione Kenya per il training camp sul Kyli­man­giaro: «Una cosa alla Bjarne Riis - precisa - un bel modo per svagare la testa e pensare al Giro».

Già, il Giro, la corsa più bella per lui.
«I ricordi più forti sono quelli del 2011, proprio alla corsa della Gazzetta. Ho gareggiato come se fosse la mia ul­tima corsa e ho vinto su un percorso che ritengo fosse uno dei più duri di tut­­ti i tempi. Per questo ho deciso di tornare. È il cuore, l’istinto che mi por­ta qui».
Gli facciamo notare che la cronometro di 60 chilometri potrebbe non favorirlo e che Froome e Nibali stanno iniziando a fare l’occhiolino alla corsa rosa.
«Non sono le corse a doversi adattare alle mie caratteristiche ma sarò io a do­vermi adattare alla corsa e saper tirar fuori il meglio da me stesso. Certo, una cronometro così lunga è decisamente atipica per il Giro d’Italia, ma cercheremo di prepararla al meglio».
E aggiunge: «Il Giro è un’extra motivazione, quella che cercavo - aggiunge il pistolero con tono deciso -, non voglio ripetere la stessa stagione del 2014. Sa­rebbe troppo faticoso a livello mentale ed è giusto cambiare. Non so come ar­riverò a luglio al Tour de France, ma ho già pianificato una strategia che po­trebbe essere vincente».
A questo punto Contador si sbilancia e si lascia anche ad alcune considerazioni mol­to interessanti per l’ascoltatore ap­passionato.
«Se prendo parte a due grandi giri è ov­vio che ho ambizioni importanti. L’oc­ca­sione forse irripetibile per tentare qualcosa di unico, riuscito per l’ultima volta nel 1998 a Marco Pantani, campione che seguivo sempre sulle stra­de del Tour de France in tv».
Scopriamo un dettaglio che ha dell’incredibile. Alberto Contador conosce poco o nulla delle imprese del Pira­ta sulle strade del Giro.
«In Spagna non vedevamo il Giro d’Italia in tv, Pantani l’ho scoperto grazie alle imprese sull’Alpe d’Huez e sui Pirenei».
Gli spieghiamo che la leggenda di Mar­co è nata sul Mortirolo e quei filmati, reperibili anche su Youtube, se li deve guardare. Lui ci promette che lo farà.
Ci siamo distratti un attimo, Alberto riparte dalle considerazioni sul doppio impegno. «Ci vorrà una preparazione speciale per affrontare il doppio impegno».
Diventiamo incalzanti per capire cosa si celi dietro al termine speciale.
«Dovrò partire tardi con le corse e fare pochi sforzi fino al Giro. Terminata la gara italiana sarà importante recuperare al meglio. Nessuna corsa e niente altura fino alla gara francese. Ora dico tutto questo, ma poi il piano nel dettaglio sarà deciso dal mio preparatore. Sono attorniato da un valido staff, ci confronteremo e sceglieremo la strategia che riterremo più opportuna».
Un occhio di riguardo, ovviamente, lo merita il Mortirolo.
«È una salita che conosco bene, da due anni vengo qui per un evento che raccoglie tanti amanti della bicicletta e su queste strade vado a pedalare quando posso. Almeno questa tappa del Giro non dovrò andare a scoprirla in ricognizione...»
Il pistolero ha già analizzato bene an­che il percorso francese.
«Sarà importante arrivare già in palla perché la crono, anche se corta, farà la differenza. E i due arrivi in salita della prima settimana, su ascese brevi come Huy e Mur de Bretagne, possono an­che fare più distacchi che le salite lunghe. La chiave della prima parte del Tour sarà riuscire a non perdere né tem­po né uomini. Poi arriveranno i Pirenei con traguardi importanti, quindi Mende, che è una salita che conosco bene e che può fare belle differenze. In vista dell’ultima settimana, sarà più che mai importante recuperare: le Alpi de­cideranno le sorti della cor­sa. In conclusione, è un Tour che mi piace, più duro rispetto agli ul­timi anni».
Alberto continua a parlare. Una cosa è lampante. È consapevole di non es­sere un corridore qualsiasi e non teme la sfida. È stato lui a lanciarla per primo, ha voluto anticipare gli avversari e stanarli. «Il corridore vive di sfide, di stimoli, di passione. Provo ancora le stesse emozioni di sempre ad andare in bici e questo è importante».
È un punto di riferimento per tanti e porta avanti la sua personale campagna a favore dei giovani attraverso un suo progetto, la Fundacion Contador. Un’idea che tende ad aprire la men­te degli atleti che devono mettere al primo posto il valore del gruppo ed il rispetto delle regole.
Proprio per questo, riportiamo un aneddoto significativo. Durante il suo soggiorno a Bormio ha incontrato un giovane scalatore italiano, Da­nie­le Can­toni, che per una settimana ha pe­dalato con i suoi ragazzi guidandoli sulle strade. Cantoni si è prodigato con emozione al fianco dei talenti spagnoli in quella che ha definito la più bella settimana della sua vita.
Era già pronto a scalare il Mortirolo con il suo idolo quando il team lo ha richiamato all’ordine per una gara nella categoria Juniores. Il ragazzo ci è rimasto malissimo.
Contador, fuoriclasse non solo sui pe­dali, lo ha convocato nella sua camera, gli ha donato la maglia gialloblu della Tinkoff-Saxo spiegandogli un concetto importate. “Devi ubbidire al tuo diesse. Noi abbiamo apprezzato il tuo im­pegno e ti invitiamo in Spagna a gareggiare nel 2015. Sei un talento delle montagne, devi ancora crescere. At­tieniti agli ordini di squadra anche se sarebbe più facile rimanere qui tra amici». Cantoni, tra l’incredulo e l’attonito ha preso maglia ed altri omaggi ed è andato alle corse riportando 2 vittorie.
Un personaggio unico Alberto Con­ta­dor, pronto ad insegnare, ad ascoltare, a divertirsi, ma per ora concentrato su un unico obiettivo: vincere.

Pietro Illarietti, da tuttoBICI di novembre

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COMMENTI
1 dicembre 2014 19:09 foxmulder
Contador, bistecche o non bistecche, è rimasto tra i pochissimi corridori con i cog###ni. Fuente Dé alla Vuelta 2011 e la Tirreno di quest'anno resteranno negli annali. Un grandissimo

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