Pellizotti: datemi il Giro!

ANDRONI | 03/04/2013 | 08:58
Sereno. Motivato, sorridente, maturo e disponibile, ma so­prattutto sereno. Nella hall dell’Hotel Concorde di Aro­na, dove la Androni Venezuela ha aperto ufficialmente la sua stagione, Gia­como e Giorgia giocano sotto gli occhi di mamma Chiara, la piccola ogni tanto alza gli occhi e chiede “quando arriva papà?”.
Poco distante, Franco sorride e si gu­sta la scena: quelle tre persone sono la sua vita, la sua forza, il suo segreto. Sul petto ha la maglia di campione d’Italia conquistata nello scorso giugno a Bor­go Valsugana, dentro il petto un cuore deciso a spingerlo verso grandi traguardi, per sdebitarsi, per cancellare, per ripartire.
«Ho iniziato la stagione con il piede giusto, anzi direi che tutta la Androni Venezuela è partita bene: al Giro del Me­diterrano, dove ho esordito, mi so­no messo al servizio dei compagni e so­no felice dei piazzamenti importanti centrati da Reda, così come è accaduto anche al Trofeo Lai­gueglia. In questa squadra c’è il clima giusto per fare grandi cose».
Dopo il Laigueglia, il campione italiano è volato sull’Etna per dodici giorni di lavoro dedicato, poi è tornato a correre a Camaiore e quindi alle Stra­de Bianche.
«Tutte gare che servono a rifinire il lavoro svolto in allena­mento. Sa­rà così anche per il Gp No­bi­li a Stresa, alla vigilia della San­re­mo. E poi, an­cora ri­tiro al  Se­striere fi­no al Giro del Trenti­no, che per me sarà importantissimo, perché sa­rà l’ulti­mo test in vista dell’appuntamento che attendo più di ogni al­tro: il Giro d’Ita­lia».
Prima di parlare di Giro, piccola digressione sulla Sanremo.
«È una grandissima corsa, forse la più impre­vedi­bile di tut­te. Ci sa­rò, ci vo­glio es­sere per fare be­ne, ma credo che se dovessi correrla mille volte forse non ne vincerei nemmeno una. Certo, anche se ci mancherà la Tirreno che rimane la prepoarazione migliore per la Classicis­sima, nel finale voglio essere là davanti e poi si ve­drà».
Anche perché corri in una squadra che trova sempre il modo di onorare ogni corsa che disputa.
«Prima di arrivare alla Androni, avevo sempre corso in grandi squadre nelle quali la programmazione era ferrea, ogni giorno si stabiliva a priori per chi si doveva correre e quali erano gli obiettivi di ciascuno. Qui alla Androni Vene­zuela è tutto diverso: non perché manchi l’organizza­zione, intendiamoci, ma perché Gianni Savio ci spinge sempre ad inventarci qualcosa per onorare la corsa, gli orga­nizzatori, gli sponsor e i tifosi. La corsa anonima non fa per noi e sarà così anche alla Sanremo».
E torniamo al Giro. Manchi da tre an­ni alla corsa rosa: cosa rappresenta per te?
«Tutto. Un’emo­zio­ne straordinaria che ho assaporato per la prima volta dodici anni fa. È passato il tempo ma provo le stesse sensazioni di allora, la stessa attesa, la stessa voglia di far bene. L’obiettivo sarà quello di far classifica, ma non posso dire “farò così o farò cosà” perché da tre anni non affronto una grande corsa a tappe e il mio do­mani inevitabilmente è pieno di do­mande. Ho la fortuna di correre in una squadra che non mi chiede nulla se non di preparare il Giro al meglio e di battermi al massimo delle mie possibilità».
Ma qualche sogno ce l’hai o no?
«Mentirei se dicessi di no, anche perché l’idea di correre il Giro con questa maglia tricolore addosso mi galvanizza ancora di più. E per preparare la corsa rosa, non voglio lasciare nulla al caso: sono già andato a vedere le tappe del Friuli, dopo la Sanremo andremo a pro­vare la crono di Saltara, quindi du­rante il ritiro al Sestriere avrò modo di affrontare tutte le salite piemontesi, insomma arriverò al Giro dopo averlo già percorso e ripercorso praticamente tutto».
Una tappa da mettere nel mirino?
«Guarda, al Giro tutte le tappe sono importanti, ma se proprio dovessi scegliere punterei il dito su quella che si concluderà sull’Altopiano del Monta­sio, nel mio Friuli».
Sarà un Giro con grandi stelle: la cosa non ti preoccupa?
«No, perché io penso solo a preparare per il meglio il mio Giro. E poi bisognerà vedere alla fine chi davvero verrà a correre in Italia. Certo, la presenza di Wiggins rischia di condizionare la corsa, la lunga crono di Saltara lo favorisce, ma le salite del Giro non sono come quelle del Tour e poi lui non avrà a disposizione una squadra forte come quella che aveva un anno fa in Francia. E ancora, tutti sappiamo che un anno non è uguale all’altro: se poi sarà lui a vincere, lo applaudiremo perché se lo sarà meritato. Ma credo che vedremo un Giro davvero interessante: non dimentichiamo che ci sarà Nibali capitano della Astana e Basso con i giovani della Can­nondale, tanto per far dei nomi. E poi anche Pellizotti proverà a dire la sua».
Ci hai parlato dell’atmosfera in casa An­droni: cosa hai trovato in questa squadra?
«Tutto quello che cercavo. Intanto ho sentito attorno a me la fiducia sin dal primo giorno, mi piace il modo di interpretare le corse che abbiamo qui, mi piace anche che non ci sia un capitano designato. Al Mediterraneo e al Laigueglia, per esempio, non ho avuto alcuna difficoltà a mettermi a lavorare per Francesco Reda, che in quel periodo andava più forte di me. So che arriverà il momento in cui saranno i miei compagni a lavorare per me. E poi mi piace poter trasmettere la mia esperienza ai tanti giovani di questa squadra, a me piace dialogare insieme a loro e ho trovato ragazzi che hanno voglia di ascoltare».
Ti sei già posto la domanda fatidica: “fin quando avrò voglia di correre”?
«Sì e non ho una risposta nemmeno per me. Finché avrò voglia di allenarmi, di mettermi in gio­co e fino a quando i sacrifici avranno un peso sopportabile, continuerò a correre».
Sempre con la maglia della Androni?
«Non ti nascondo che mi piacerebbe tornare a vestire la maglia di un team di prima fascia per potermi misurare ancora con un calendario di livello mondiale e chissà che non accada proprio con Gianni Savio. Di certo c’è che qui mi trovo molto bene e questo avrà un peso importante al momento delle scelte».
Ammirevole la tua voglia di continuare in un momento davvero difficile per il ciclismo.
«Nessun problema a dire che questo è il periodo peggiore, visti i casi che hanno caratterizzato l’in­verno. Ma invito tutti a riflettere sul fatto che si tratta di casi del passato: è giusto che si vada avanti nel cercare di fare luce su quanto è avvenuto, ma il fatto che non siano emersi gravi fatti nuovi significa che il ciclismo sta andando nella direzione giusta. È questo il punto da sottolineare, è questo il punto dal quale dobbiamo pensare di fare una nuova partenza».
Anche parlando degli argomenti più duri, a colpire di Franco Pellizotti è la serenità che ha negli occhi. Gli stessi occhi che, al termine della chiacchierata, corrono subito a cercare Claudia, Giacomo e Giorgia. Il suo segreto.

di Paolo Broggi, da tuttobici di marzo
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COMMENTI
Giro
3 aprile 2013 09:13 limatore
Grande Franco, un rientro al Giro più che meritato. Ma Reda che fine ha fatto? ha saltato la Tirreno - Adriatico con una condizione "stratosferica", come mai non se ne hanno notizie? Se è malato speriamo recuperi!

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