TUTTOBICI | 03/03/2013 | 09:20 Da quando Armstrong ha confessato quello che tutti sapevamo già, per di più in televisione (tu pensa la serietà), una frase galleggia sospesa sul ciclismo mondiale. Il titolare delle parole è Wiggins, più preoccupato del futuro che stupito del passato: «Di Armstrong mi importa poco: il problema è che noi ciclisti di oggi finiremo per pagare le colpe dei nostri colleghi di ieri».
C’è poco da obiettare: è proprio così. I corridori di oggi e di domani si ritrovano in mano il conto salatissimo delle dissipazioni e delle follie ereditate. Il prezzo è altissimo. Pagano in credibilità: ogni scatto, ogni vittoria, ogni fatica saranno inesorabilmente accompagnati da tanta diffidenza, da quella stessa diffidenza colpevolmente mancata al cospetto degli Armstrong. Pagano in stipendi: con l’aria pesante e il dileggio generale che gravano sul loro sport, sarà molto dura costruirsi un certo potere contrattuale. Pagano in posti di lavoro: disgustati e traditi, gli sponsor fuggono verso altre soluzioni, riducendo di molto il parco squadre, dunque il mercato del lavoro. Tutto questo, Wiggins l’ha già capito: proprio lui, che dei contemporanei è sicuramente uno tra i più pagati e i più sicuri. I l passato ormai è piuttosto chiarito. La storia è arrivata al suo finale. Riassumendola: negli anni Novanta i ciclisti hanno praticato con la bicicletta, la borraccia, il casco (all’inizio non lo volevano) e l’Epo. Nel primo decennio del nuovo secolo, quei ciclisti sono diventati direttori sportivi, travasando subito sui loro dipendenti tutto il know-how accumulato dieci anni prima, un bagaglio di pratiche e di conoscenze, diciamo pure una cultura sportiva del tutto insensibile agli scandali, alle squalifiche, ai crolli che a ritmo forsennato distruggevano tutti gli ordini d’arrivo. E non solo quelli.
Ha ragione Wiggins: adesso che anche l’ultimo mito è fumato, non appare per niente bella la vita che attende i successori. Si rischiano i fischi, si rischia pure qualcosa di peggio: l’indifferenza. Che sarebbe la morte dello sport. Deprimente, c’è poco da dire. Eppure, a costo di sembrare patetico, a Wiggins e a quelli come lui vorrei dire questo: attenzione, in questo anno zero si nasconde anche una sfida affascinante. Non serve molta fantasia. Per rialzarsi, il ciclismo deve fare pochissime cose. Tocca ai campioni di oggi, tocca a chi si ritrova tra i piedi un’eredità così gravosa e una reputazione così compromessa. Per prima cosa, ovviamente, bisogna ricominciare guardandosi tutti in faccia e sottoscrivendo un patto minimo di onestà: non servono codici etici, non servono manifesti propagandistici, per l’amor di Dio risparmiateci altre ridicole amenità, serve la consapevolezza che solo un lungo periodo senza scandali e senza tradimenti può salvare questo sport e il posto di lavoro dei suoi praticanti. Si può dire: ci sarà sempre qualcuno pronto a provarci, soprattutto sapendo che gli altri fanno i bravi. Giustissimo e verissimo. Ma anche in questo caso c’è una semplicissima contromossa: nel ciclismo di oggi e di domani, dovranno cambiare il clima e i costumi in gruppo. Il furbo non dovrà più essere un eroe da imitare, o comunque un collega da coprire, ma un nemico da isolare. Non nascondiamoci la verità: per un lungo tempo, per troppe stagioni vergognose, le mascalzonate hanno trovato proprio dentro al gruppo le coperture più solide e più sicure, tra omertà, complicità e minacce ai dissidenti. Se il più pulito ha la rogna, chiaro che convenga a tutti difendere il rognoso.
Mai dimenticare: l’epopea nera di Armstrong annovera tra i suoi capitoli peggiori la persecuzione a Pippo Simeoni. Il cow-boy certo è il primo dei colpevoli, con la sua arroganza e la sua prepotenza. Ma non credo di ricordare male: dietro al capobranco spietato, in quegli anni c’era anche tutto il branco schierato. Simeoni ne è uscito come un pazzo da rinchiudere in manicomio, come i dissidenti della vecchia Urss. Ci ha rimesso la serenità e il posto di lavoro. Come minimo, meriterebbe le scuse dell’intero movimento. Con una promessa scritta a caratteri di sangue, caro il mio Wiggins: nel ciclismo di domani non si sta con Armstrong, si sta con Simeoni. Lo troverete questo coraggio?
vi ha fatto credere fischi per fiaschi,facciamolo ambasciatore del DOPING,E POI SUBITO SANTO
BRAVO GATTI
3 marzo 2013 18:20ewiwa
Parole sacrosante ....nel gruppo i prepotenti imperavano e coprivano..una massoneria di mediocri molto pericolosa al servizio del padrone e ci sarebbe da dire tantissime altre cose...ma una la voglio ricordare per il caso di Fillippo Simeoni: dopo la prepotenza di Armstrong al ritorno in gruppo fu preso a male parole anche dai corridori italiani...capito che poveracci: proni davanti al dittattore che dispensava loro solo le noccioline....non faccio i nomi ma si sanno ed uno pseudo campione corre ancora ed ancora qualcuno ci crede....ma PER FAVORE
3 marzo 2013 19:53enrico
hai ragione, uno esultava anche oggi "per un secondo posto"
vam
3 marzo 2013 23:57zemmel
wig parrucca giudice inglese parla del passato . leggendo pero i dati vam (velocita ascensionale media) in salita al tour 2012 di wig e froome ci si chiede come possano essere ai livelli del passato se ora è vero che è tutto limpido. e competere ai massimi livelli anche alla vuelta spagna che è tanto accusata...
Per poter commentare i post devi esser registrato.
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.
Sarebbe bello proporre soluzioni avanzate ad un prezzo altamente accessibile, no? È così che prende l’abbrivio la vita di due nuovi prodotti per VISION, ovvero per le ruote SC45 e SC60. Il marchio non ne fa mistero e si propone con queste due...
Nei giorni scorsi Geraint Thomas ha deciso di prendere la parola per esprimere il suo sconcerto perché a suo avviso, nonostante i numerosi incidenti in corsa, nessuno realmente sta lavorando per diminuire i rischi. La sicurezza nel ciclismo è un tema...
L’ultima tappa del Tour of the Alps, interamente trentina, in Valsugana, con partenza e arrivo a Levico Terme, presenta un chilometraggio ridotto, 118, 6 Km, ma numerose asperità che possono rimescolare i valori in campo. E la classifica...
La figura di Andrew August non passa inosservata. Minuto, agile e dai lineamenti che non mascherano affatto la sua giovane età, quello della classe 2005 di Rochester è un profilo che non può non spiccare fra la silhouette imponente di...
Colnago annuncia la collaborazione con Pitti Immagine per un evento ciclistico a Firenze nei giorni precedenti il 111° Tour de France. Ospitato alla Stazione Leopolda, dal 26 al 28 giugno, l'evento si chiamerà Be Cycle e Colnago esibirà le proprie...
La puntata di Velò andata in onda ieri sera su TvSei è stata particolarmente interessante, si è parlato di classiche, di Giro d'Abruzzo professionisti e juniores e di tanto altro ancora con Luciano Rabottini, Riccardo Magrini e il presidente della Regione Abriuzzo Marco...
Ciclismo e arte convivono nei ritratti di Karl Kopinski, pittore inglese appassionatissimo di bici che a suo modo parteciperà al Giro d’Italia: in occasione dell’arrivo della quinta tappa, Lucca ospiterà una mostra dell’artista dedicata ai campioni del pedale. La rassegna,...
In Italia crediamo di poterlo affermare non c’è un’altra società che organizza in una stagione cinque competizioni per i dilettanti. Il primato è della Polisportiva Tripetetolo, società fiorentina di Lastra a Signa presieduta da Valter Biancolini con la general manager...
Gianfranco Battaglia ha 82 anni e qualcuno crederebbe che, dopo il tanto tempo trascorso nel mondo del ciclismo, ora potrebbe godersi la meritata pensione e i bellissimi nipoti. Invece no, il richiamo della foresta, anzi... dello sport ciclistico è tuttora...
Nuova domenica all'orizzonte in sella per la formazione Continental del Team Biesse Carrera, grande protagonista nello scorso fine settimana con la vittoria di Francesco Galimberti a Pontedera e al secondo posto di Nicolò Arrighetti nella gara internazionale Under 23 a...