L'ABC DI COSTA | 25/05/2018 | 15:46
di Angelo Costa -
M come moto. Nel senso di mezzi in corsa. Portano in Giro di tutto, dai fotografi ai giudici fino agli operatori della tv: quando buttano in terra i ciclisti, portano anche rogna. Sono il metro di paragone per i corridori più bravi, dei quali si racconta che ‘vanno come moto’: nelle squadre i più preoccupati sono quelli di cui si dice che ‘vanno come bici’. In genere, vanno dalla partenza all’arrivo, ma ci sono casi di mezzi che non si fermano né prima né dopo la tappa: moto perpetuo. E’ il veicolo migliore per viaggiare in gruppo, perché dribblando il traffico arriva sempre: moto a luogo. A guidarle sono piloti esperti, veri e propri appassionati con il cuore che non si misura in battiti, ma in giri: in questo caso, grandi giri. Le utilizza anche la Rai nella diretta per raccontare le fasi all’interno della corsa: Saligari ricorda spesso che la sua è guidata dal ‘preziosissimo Giuseppe’, ma non risulta che preziosissimo sia il cognome. Da quella postazione, l’ex ciclista informa puntualmente che ‘in questa tappa conteranno l’alimentazione e l’idratazione’: con più tempo a disposizione, darebbe notizie anche su frizione, accelerazione ed ebollizione. Meno facile da raggiungere l’altra voce in corsa, Andrea De Luca, che ha il compito di sentire i direttori sportivi: se non risponde è perché ci sono problemi tecnici o problemi di altro genere, come sul Colle delle Finestre dove, sapendo che c’è lo sterrato, lui fa fuoristrada. Prima di esser cacciato dalla giuria per comportamento scorretto: fine del collegamento. Pazienza, perché di solito quando riescono a dargli la linea, gracchia (la linea, non lui). Nel migliore dei casi, quel che dice arriva a singhiozzo, tanto che a Prato Nevoso ha perso la pazienza e dopo la tappa ha protestato vibratamente con i vertici Rai: ‘No è os-i-le ch qu-ndo oc-ca me nn unz-oni en-te’.
P come previsioni. Nel senso di anticipazioni sull’andamento della corsa. Sport preferito di opinionisti e commentatori, dentro e fuori dalla tv: dicono tutto prima così dopo possono dire ‘l’avevo detto’. Spettacolari anche quando non ci azzeccano: nel caso di Simon Yates, prima della crono tutti avevano pronosticato che avrebbe perso la maglia rosa, ma quando l’ha brillantemente difesa tutti hanno subito commentato ‘Era prevedibile’. Molto più complicato decifrare Fabio Aru, pronosticato già sull’Etna, dove non è pervenuto, sul Gran Sasso, dove si è staccato, e pure a Osimo, dove non ha tenuto il passo della maglia rosa: ciò nonostante, Garzelli lo ha dato favorito sullo Zoncolan, dove il sardo ha perso un paio di minuti, al Processo hanno detto di aspettarsi la rimonta a Sappada, dove è affondato, mentre né prima né dopo la crono nessuno si è pronunciato. Alla partenza del tappone dello Jafferau, anche Beppe Conti, di solito più bravo quando guarda al passato che non al futuro, si è lanciato, sostenendo che ‘oggi potrebbe essere la tappa giusta per Aru’: si è solo dimenticato di aggiungere ‘per tornare a casa’.
V come vocabolario. Nel senso di significato di parole e frasi. Anche il ciclismo ha un gergo tutto suo, utilizzato abitualmente in tv: gli opinionisti sono ex corridori che si sentono sempre in gruppo. Lesson five: quando Saligari dalla moto urla che un corridore ‘è nella pancia del gruppo’, non bisogna chiamare l’ostetrica.
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