GIRO D'ITALIA | 25/05/2018 | 08:00
Qualche giorno fa, in una sede d’arrivo della corsa rosa, il Giro d’Italia ha festeggiato un “veterano” che un po’ appartiene alla sua storia, non quella della ribalta sportiva, ma a quella legata all’aspetto dei molteplici risvolti organizzativi di una gara ciclistica.
E il festeggiato non conta solo, nel suo definiamolo “palmarès”, il Giro d’Italia ma, in pratica tutte le competizioni ciclistiche d’Italia e molte altre varie manifestazioni ed eventi anche non sportivi.
Il suo nome è Gino Morelli, anni 66, romagnolo di Mondaino, comune in provincia di Rimini, a nord della valle del fiume Conca, assai prossimo alle Marche.
Ecco perché è definito anche - con provocatoria bonomia, senza contraddizione in termini - il “marchigiano”, appellativo che lui rifiuta e controbatte con la sua particolare dialettica e gestualità, rivendicando la sua piena e incontestabile romagnolità. E’ pure titolare anche del “diritto di mugugno”, proprio dei lavoratori portuali genovesi, sempre esercitato in modo particolare, senza troppe parole…
E’ l’attempata “mascotte” del gruppo Ro.Fra di Roberto Filanti e Franco Balzi che hanno rilevato quella che era l’azienda di Ivo Pazzaglini, operativa alla corsa rosa e altre manifestazioni già dai primi anni 1970.
Tutta la composita e numerosa “squadra”, di varia provenienza, della Ro.Fra che al Giro, alle corse e in varie altre manifestazioni scarica, stende e ricarica chilometri di transenne e attrezzature varie, era sotto il podio dove Gino Morelli, accompagnato da Roberto Filanti, ha ricevuto da Luca Piantanida della direzione “operations” di RCS Sport, una targa a ricordo dei suoi primi 40 Giri con Stefano Bertolotti, speaker ufficiale, a raccontare il personaggio, noto – e pure simpatico - a tutti nell’ambiente organizzativo delle corse.
La figura è sempre quella: struttura secca, nervosa con andatura ondeggiante, con il bianco che ha sostituito nel tempo il nero dei capelli e dei baffoni di questo scapolone impenitente che, per riposarsi, nel tempo che gli lascia il lavoro alla Ro.Fra, coltiva il suo terreno, quasi al confine con le Marche…
Qualcuno però insinua che non fa niente. Malelingue.
Il suo “discorso” di ringraziamento è stato breve, anzi brevissimo: “Grazie!”.
E non poteva che essere la tappa romagnola di Imola a ospitare la premiazione testimoniata dal video.
Per guardare il filmato della premiazione CLICCA QUI
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