GIARDINI APERTI. QUELLI DELLA PIANOBIKE

STORIA | 12/01/2018 | 07:46
Si chiamano «Pedala piano» e infatti questa è la storia di tre ragazzi che pedalano piano ma stanno facendo molta strada. «Hai presente quando ti svegli una mattina e ti viene una bellissima idea?». Era talmente bella che non si sa neanche più di chi sia stata, «diciamo che è venuta un po’ a tutti e tre». L’idea è questa: hanno messo insieme le loro passioni più grandi e hanno inventato un pianoforte che sembra una bicicletta, o forse è una bicicletta che trasporta un pianoforte, e con quello strumento che prima non esisteva - la pianobike - portano la musica in mezzo alla gente: nelle piazze, per le strade, nei giardini, in riva al mare o in cima alle montagne.

Loro sono Andrea Carri, ventotto anni fra pochi giorni, cresciuto a pane e Genesis a Campegine, in provincia di Reggio Emilia, pianista da quando di anni ne aveva sei, compositore e appassionato di ciclismo, nonché praticante con poca costanza. Anche perché nella vita fa l’ingegnere e lavora a Parma in una startup che si occupa di monitorare le frane e robe del genere. E’ il più pop dei tre.
  
Daniele Leoni viene da Pavullo nel Frignano, è il più vecchio (classe 1988) e anche il più titolato: si è diplomato al conservatorio, insegna musica a Modena, anche lui compone, e ha un duo con una cantante: il suo è il repertorio più classico.
  
Poi c’è Francesco Mantovani: reggiano di Taneto, classe ‘92, laureato a Firenze in design, il bluesman del gruppo.
  
La bellissima idea dei tre amici emiliani risale al 2016. «In primavera abbiamo lanciato la campagna sul web, e questo ci ha permesso di raccogliere i soldi per la pianobike». L’hanno costruita quelli della «Ciclofficina popolare rimessa in movimento» di Modena - il nome è tutto un programma - ed è costata 2500 euro, compresa l’amplificazione. La prima uscita è datata fine luglio 2016, in un anno e mezzo il progetto è decollato al punto che hanno suonato in venticinque eventi, «in Puglia la trasferta più lunga, ci avevano visto al festival della Lentezza».

E qui apriamo due parentesi: non è che i nostri tre vanno in Puglia in pianobike, no, la smontano e la caricano su un furgone e quando arrivano sul posto la rimontano («ormai ci mettiamo massimo mezzora, sono o non sono ingegnere?», dice Andrea). Ancora Andrea: «Io ho la passione della bici ma sono una frana (anche perché se no saprebbe fare tutto, ndr). Però vorrei sapere una cosa, che non ho ancora capito: Froome viene o no al Giro?». Non apriamo una terza parentesi, stiamo alla seconda, il festival della Lentezza: si svolge, con molta calma, a Colorno, in provincia di Parma. Tre giorni di giugno, incontri a passo lento, infusioni di cultura mentre si prova a fermare il tempo. E anche quest’anno ci saranno loro, i ragazzi della pianobike. «L’anno scorso dovevamo suonare una mezzoretta, non di più. Ci avevano detto: a mezzogiorno siete liberi. Invece siamo piaciuti, e abbiamo smesso di suonare alle otto di sera». Lenti ma inesorabili.
  
Non vincerebbero mai una corsa, ma la loro scommessa l’hanno vinta. «La risposta della gente è sempre stata grandiosa, la musica annulla qualsiasi differenza». Se vi capita di vedere un gruppo di persone intente ad ascoltare la melodia suonata da un piano verde che sembra una bicicletta, fermatevi e dategli una chance.

Alessandra Giardini
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