MICHELE SCARPONI, L'AUTISTA DISTRATTO DAL CELLULARE?
APPROFONDIMENTI | 08/10/2017 | 11:01 Un giretto in bici, al mattino presto. Per ritornare presto a casa, a passare una giornata in famiglia. Il passaggio in discesa in quella curva maledetta sulla provinciale 362, a poca distanza da casa. E poi lo schianto mortale con un furgone. È il 22 aprile quando Michele Scarponi, perde la vita in un incidente stradale nella sua Filottrano, in una strada che ha percorso migliaia di volte. L’uomo che lo ha investito è alla guida di un furgone. Nella prima versione, dice di non essersi accorto di niente. Un riflesso del sole di prima mattina. Si è immesso, senza fermarsi, nella strada che taglia in due la curva. Nell’attimo esatto in cui passava Michele. E la sua vita si è fermata. Tra poco comincerà il processo per la morte di Michele Scarponi. L’accusa dell’inchiesta avviata d’ufficio – atto dovuto in questi casi - dalla procura di Ancona è quella di omicidio colposo, ma potrebbe aggravarsi. Dalle indiscrezioni che trapelano in ambienti giudiziari è emerso un particolare nuovo: l’uomo che era alla guida del furgone sembra abbia ammesso davanti agli inquirenti una nuova verità: nel momento in cui è avvenuto il tragico scontro sarebbe stato distratto dal video del suo smartphone. Un gesto, quello di consultare il telefonino, che sarebbe stato fatale per la vita del campione di ciclismo.
L’Italia è la maglia nera in tema di bici e mobilità. Ha il record in Europa per il numero di automobili circolanti - 608 auto ogni mille abitanti - e per il numero di telefonini posseduti dagli italiani - 109 cellulari ogni 100 abitanti. Un mix micidiale per la sicurezza dei ciclisti. Nel 2016, dati Istat, sono morti in strada per incidenti 338 ciclisti. Uno ogni 26 ore. Il dato più alto in Europa. E l’utilizzo dei telefonini alla guida è diventata una delle principali cause di incidenti mortali. Pedoni, ciclisti e motociclisti sono come dei birilli per chi viaggia in auto e mentre guida guarda il telefonino. Tanto che il nuovo Codice della strada che è allo studio alla Camera prevede un innalzamento delle sanzioni per chi è sorpreso alla guida con il cellulare e il ritiro prolungato della patente. Ma forse non basta perché è difficile da dimostrare. Considerando che i cellulari sono sempre più usati come chat e per consultare i social media più che per telefonare. E non è facile dimostrare, appunto, la distrazione causata da un clic su un video del cellulare, piuttosto che quella sul sistema multimediale del veicolo.
Michele Scarponi è stato ricordato a Overtime il festival dedicato allo sport, al racconto e all’etica sportiva di Macerata, a pochi chilometri da Filottrano. Una kermesse quella maceratese che lo stesso Scarponi tenne a battesimo nel 2015. Nella serata ricordo del campione marchigiano Francesco Moser, il corridore italiano più vincente di sempre, capace di 273 successi in carriera, ha omaggiato il campione scomparso con un ricordo personale: «Ho commentato la sua ultima vittoria (al Tour of the Alps, gara ciclistica nata dal Giro del Trentino), successo al di fuori di ogni pronostico. Il giorno dopo mi dissero che era morto. Non riuscivo a crederci. Al Giro d’Italia sarebbe andato da capitano e sono convinto che si sarebbe tolto delle soddisfazioni: nel gruppo lo hanno pianto tutti, perché era un esempio». Presente alla serata anche Marco Scarponi, il fratello del campione, che ha ascoltato commosso gli interventi e poi ha svelato ai presenti alcuni particolari della vita del fratello tragicamente scomparso. «Michele era talentuoso, ma per diventare professionista ha avuto bisogno di una cosa fondamentale: la famiglia. La sua famiglia ha creato l’ambiente ideale per far esprimere al massimo della potenza le sue qualità e doti innate. Nessun uomo è un’isola. Da soli non si va da nessuna parte. Michele aveva i nonni che lo accompagnavano agli allenamenti. Il padre e la madre che lo seguivano in giro per l’Italia. Un paese per cui era un eroe. Ed è diventato campione. Poi, diventato padre, è cresciuta. Prima voleva sempre vincere e non sapeva perdere. Si è trasformato a tal punto dal diventare gregario del suo avversario Nibali. Una scelta da uomo, perché lui aveva già vinto».
Chi va in bici esce da casa e non sa se ci ritornerà!!!!!!e questo perché l'Italia è una paese finito morto e seppellito, abbiamo Polizia ,Carabinieri, Guardia di Finanza, Guardie carcerarie, in ogni comune i Vigili Urbani ovvero migliaia e migliaia di addetti ma sul territorio non se ne vede uno le città sono abbandonate ed ognuno fa quello che vuole ...lo smartphone?.... e la velocità da gran premio dove la mettiamo, tutti sappiamo di tutto solo le autorità preposte non sanno nulla...assenti e colpevoli ...un popolo senza educazione e cultura è un popolo morto.....la verità sulla morte di Scarponi tutti i ciclisti la sapevano tutti sapevano che quel delinquente alla guida era un'assassino e che sicuramente stava guardando lo smartphone....Il povero Scarponi è morto e l'assassino fra un po' sarà libero.
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