STORIA | 22/03/2017 | 07:04 L’unico diminutivo sta, paradossalmente, nel cognome. Tutto il resto della sua vita è XXL. Nel fisico: scultoreo, marmoreo, statuario. Nel carattere: dominante, esagerato, invadente, da protagonista, da primattore, da primatista. Perfino nella voce: cavernosa, pleistocenica, da guerra del fuoco. Oggi Mario Cipollini compie cinquant’anni. Quando – adesso a piedi - appare su un vialone d’arrivo, giacca grigia stretta, camicia bianca aperta, abbronzatura costante, barba studiata, così fiero, diritto, aitante, fendendo la folla anche quando la folla non c’è, sembra il Re Leone che passa in rassegna gli abitanti dell’arca di Noè, pronto a sfidare anche il dio del tempo.
Il suo fiabesco regno a pedali nacque per caso. Aveva accompagnato il babbo, Vivaldo, nel negozio di Michele Fanini, a Segromigno in Piano, per una bici di Cesare, il fratello maggiore ma solo di età. Fanini lo squadrò, poi sentenziò “è fatto per andare in bici”, quindi lo invitò a scegliere quella che voleva. Una Fanini azzurra, da corsa. Il Principe Leone aveva sei anni da compiere. La sua prima corsa il giorno dopo, a Porcari: attaccò e vinse, da solo, per distacco, salì sul podio e fu premiato con una medaglia d’oro, un mazzo di fiori e una damigianina di vino. Ma subito dopo a qualche genitore venne il dubbio che quel distacco fosse impossibile in condizioni normali, furono misurati i rapporti, erano troppo lunghi, e il Principe Leone venne declassato. Subito una polemica. Ma il Principe Leone non vedeva l’ora di correre per dimostrare che avrebbe vinto ancora, e subito. E fu proprio così: attaccò e vinse, da solo, per distacco.
Sarebbe rimasta una rara eccezione, perché il Principe diventato Re Leone ha poi conquistato ed esteso il suo regno a forza di volate e a furia di vittorie. E lui, le volate, le intendeva come “tutta la vita concentrata, spremuta e shakerata in venti secondi. Perché, per essere il più forte in quei venti vitali ed esistenziali secondi, devi lavorarci di corpo e di testa, di giorno e di notte. La volata è tensione e intuizione, volontà e desiderio, abnegazione e sacrificio, focalizzazione e determinazione, decisione e visione. Per me è anche il modo per esprimermi, per rivelare il mio carattere, per far primeggiare la mia personalità”. E di volate ne ha fatte sempre, in corsa e fuori corsa, sulla bici e giù dalla bici. Quella volata a 90, probabilmente 95, forse 100 all’ora, sulla superstrada da Livorno a Pisa, alla ruota della Smart del suo meccanico Carube, ascoltando musica sul “walkman”, fermato da una volante della polizia, multato per divieto di accesso, eccesso di velocità e guida pericolosa, e quando risalì in sella, alla radio stavano già dando la notizia. Quella volata quando tal Francisco Cerezo gli gridò –alla Vuelta – “hijo de puta”, lui lo cercò subito per regolare i conti, ma gli sfuggì, ma lo ritrovò il giorno dopo, e saldò i conti con un destro in faccia. Quella volata quando pensò, fece realizzare e poi indossò una tuta anatomica, nel senso che riproduceva muscoli e nervi, quando al Tour 1997 ogni giorno indossava un paio di pantaloncini di colori diversi, beccando ogni giorno una multa, e quando al Tour 1998, sconfinato in Irlanda, sulla maglia verde aveva scritto ‘peace’, e quando al Tour 1999 si era vestito da antico romano per godersi il trionfo, e quando al Tour 1999 alla partenza si presentò con una certa Cleopatra, regina degli spogliarelli. Quella volata quando dichiarò “se non fossi un corridore, sarei un pornostar”. E quella volata quando si è fatto un autoscatto, con calze, scarpe e casco, per il resto nudo, sui rulli, e la foto, postata su Facebook, ha fruttato un milione di contatti in un giorno e due inviti da due conduttrici in tv, tra Rai e Mediaset. Per non parlare di tutte quelle volate con le donne, tanto da dichiarare, con autocertificazione, che “se avessi avuto soltanto 198 donne, tante quante le mie vittorie, mi dovrei considerare uno sfigato”.
Senza pentimenti, ma con un solo ripensamento: se avesse potuto tornare indietro nel tempo, avrebbe finito almeno un Tour de France. Perché quando è tornato al Tour, da spettatore, nel 2014, l’anno di Vincenzo Nibali, il Re Leone ha finalmente vissuto l’atmosfera non più da atleta e neanche da addetto o giornalista, ma dalla parte di tutti quegli appassionati che guardano ai corridori che concludono il Tour come ad autentici eroi, e si è dispiaciuto. “Avrei dovuto arrivare a Parigi. Per loro. Per me. Per il ciclismo”.
Facile immaginare come festeggerà il compleanno, Cipollini. Anche con una biciclettata. Magari da solo, perché la solitudine è nel destino dei re, dei leoni e dei re leoni. Ma sarà, come sempre, una biciclettata ruggente.
Come sempre publicate solo fake mi piacerebbe conoscere chi publica i commenti ,siete peggio della dittatutra da oggi chiudo con i commenti avanti cosi che fate pena.
Super Mario
22 marzo 2017 12:20Savo
Grande Uomo, atleta e comunicatore ! Tantissimi auguri a SuperMario.
Unico
22 marzo 2017 13:30arex
In quegli anni, lui e pantani, avvicinarono tantissima gente, che neanche sapeva cosa fosse una bici, al ciclismo, solo meriti per lui! Ps: ce ne faremo una ragione caro tempesta
unico
22 marzo 2017 15:31tempesta
Volevo smettere di commentare ma vorrei farti una domanda in quale pianeta vivi?Tutta gente dopata ,ma per noi italiani chi Vince ha raggione. Adesso smetto veramente non ce piu speranza.
Che festa ci lascia tempesta
22 marzo 2017 16:45Savo
...speriamo che tu non debba più esprimere i tuoi pensieri su questo sito ma sappi che lo puoi fare e ti rispettiAmo cosa che tu invece non fai
Mah...
22 marzo 2017 19:09Billi
Non seguivo un granchè il ciclismo ai suoi tempi ma sapevo chi fosse ovviamente.
Inutili tutti i commenti sopra secondo me.
Basta guardare le gare, di oggi o di repertorio, senza pensare a tutto quello che poteva o potrebbe esserci o non esserci dietro; allora ci si diverte e si vedono cose meravigliose, salite, volate etc... che noi "umani" o ciclisti della domenica neanche possiamo immaginare ma che non possono che entusiasmare anche chi magari non è un appassionato di ciclismo.
L'alternativa signori miei è spegnere la televisione...e non guardare più niente di sport, tutti gli sport... .
Mah
22 marzo 2017 20:09Ruggero
Non è il caso ne di spegnere il televisore e tantomeno di smettere di commentare, ma quando un personaggio pubblico viene coinvolto in storiacce da prima pagina, prima di andare in giro per i salotti buoni del ciclismo e altro, sarebbero quantomeno gradite delle spiegazioni o chiarimenti.
Il silenzio cari miei è la cosa peggiore, equivale a farci passare tutti per idioti !!!
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